Due le inchieste su Antonini, lui si difende "Mai preso soldi, inquirenti hanno frainteso" - Tuttoggi.info

Due le inchieste su Antonini, lui si difende “Mai preso soldi, inquirenti hanno frainteso”

Sara Fratepietro

Due le inchieste su Antonini, lui si difende “Mai preso soldi, inquirenti hanno frainteso”

Giovannino Antonini parla a Tuttoggi.info: "Non ho commesso reati, ho solo segnalato 10 persone per un posto di lavoro: pronto a fare i nomi. Sulle denunce parole attribuite all'indagine sbagliata"
Dom, 10/11/2019 - 10:26

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Due inchieste, entrambe che lo vedono accusato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, e Giovannino Antonini finisce di nuovo al centro delle cronache. Ma lui non ci sta: “Non ho commesso nessun reato”.

L’ex presidente della Banca popolare di Spoleto è infatti finito in due distinti fascicoli giudiziari con al centro altre persone, ma lui si dice certo che il prosieguo delle indagini dimostrerà la sua estraneità alle accuse.

Affiancato dal suo difensore, l’avvocato Gaetano Puma, Antonini ricostruisce a Tuttoggi.info le vicende e si dice pronto anche a fare i nomi delle persone che ha cercato di aiutare, come sostiene, senza chiedere nulla in cambio.

L’inchiesta sulle assunzioni

Ma andiamo con ordine. Il 67enne spoletino è stato raggiunto martedì scorso da un decreto di perquisizione nell’ambito di una indagine della Procura della Repubblica di Spoleto (a coordinarla il pm Vincenzo Ferrigno) in cui si ipotizzano i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al traffico di influenze illecite.

La vicenda ruota tutta intorno a un romano, Salvatore Battaglia, sedicente agente segreto che avrebbe preso dei soldi (attraverso due donne anche loro indagate e con la complicità di altri) con la promessa di far superare concorsi pubblici o far assumere in una società privata di trasporti un centinaio di persone; assunzioni che non ci sarebbero mai state.

Giovannino Antonini, secondo le contestazioni, avrebbe segnalato alcune persone al presunto sodalizio criminale, indicando ai ‘candidati’ “come effettuare i pagamenti” e adoperandosi successivamente “per evitare la presentazione di denunce“.

L’inchiesta sulla “banca d’affari”

Antonini e l’avvocato Puma fanno quindi chiarezza su diversi aspetti, in attesa di consultare, lunedì, i verbali delle perquisizioni e dei sequestri nei confronti delle altre 6 persone iscritte nello stesso fascicolo.

Lo spoletino, infatti, al contrario degli altri, martedì scorso ha ricevuto soltanto l’informazione di garanzia ma non è stato perquisito dalla Guardia di finanza. Questo perché, come spiega insieme con il suo difensore, le Fiamme gialle da lui erano già andate a fine ottobre, con un altro decreto di perquisizione, relativo a un’altra inchiesta.

Nel mirino, racconta Giovannino Antonini, ci sarebbe “la banca d’affari maltese con cui avevo un mandato ad operare: anche lì mi si accusa di aver segnalato delle persone alla società, ma nessuno ha mai dato soldi a me, gli imprenditori pagavano la società per istruire la pratica, con contratto regolarmente firmato”.

Un’inchiesta, spiega l’avvocato Puma, che sarebbe partita dalla denuncia di un imprenditore non umbro. “Ma io non c’entro niente, quello che ho fatto è tutto regolare” ribadisce Antonini.

Nell’ambito di quella indagine, che coinvolge tre persone in tutto (anche un toscano e un marchigiano), lo spoletino – che appunto si dice completamente estraneo alle contestazioni – era già stato ascoltato come persona informata sui fatti un paio di anni fa, prima di finire di recente lui stesso indagato.

L’inchiesta è andata avanti, con gli inquirenti che poi d’ufficio hanno fatto scattare la seconda indagine, quella sulle assunzioni, a carico di 7 persone (tutte diverse dalla prima, salvo lo spoletino). Inchieste ancora in corso e che, vale la pena ricordarlo, potrebbero concludersi persino con un’archiviazione prima di approdare ad eventuali processi.

“Mai preso soldi da nessuno”

Io ho segnalato una decina di persone affinché potessero essere assunte con Italo Treno, loro poi andavano a parlare con questo, ma non ho assolutamente detto come pagare e non ho mai preso soldi da nessuno.  Se c’è qualcuno che dice il contrario, lo invito a sporgere denuncia” evidenzia Giovannino Antonini.

Quanto alla contestazione di aver cercato di evitare denunce, insieme all’avvocato spiega che probabilmente gli inquirenti – intercettandolo – avrebbero attribuito le sue parole all’inchiesta sbagliata. A suo dire, riferite appunto alla vicenda dei finanziamenti e non di certo alle assunzioni. “Sto aspettando che emergano le intercettazioni, così si chiarirà tutto” dice.

Quanto ai soldi che i giovani che aspiravano ad un’occupazione fissa avrebbero dovuto sborsare, “se qualcuno ha pagato – sostiene Antonini – è probabilmente per sottoporsi alle visite mediche che hanno fatto e per incartamenti vari di cui si è occupato Battaglia. Sono comunque pronto a fare i nomi delle persone che ho segnalato perché fossero assunte da un’azienda privata, una decina in tutto, una delle quali, da quello che so, era stata effettivamente chiamata per iniziare a lavorare ma poi ha rinunciato lei.  Persone a me vicine, che volevo aiutare. Quale reato avrei commesso? Non ho preso soldi da nessuno, non mi ha offerto soldi nessuno”.

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