Massacrata di botte dall’uomo con cui aveva condiviso un tempo l’abitazione, salvata da medici e infermieri dell’Ospedale di Spoleto che hanno strappato la donna da morte sicura dopo la vile aggressione su cui stanno indagando i carabinieri che, attivato il “codice rosso”, hanno già individuato il presunto aggressore.
È una storia drammatica, l’ennesima, quella che la donna, con molto coraggio, ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente tramite una piattaforma social.
La chiameremo “Maria”, come ci ha chiesto per tutelare almeno la più piccola delle due figlie (anche se il post, che ha ricevuto centinaia di messaggi di solidarietà e vicinanza, ne rivela la vera identità) che per fortuna quella sera era dai nonni. La figlia maggiore, ricercatrice all’estero, appreso dell’aggressione della mamma è immediatamente rientrata in Italia.
Il racconto della donna è al vaglio della magistratura – insieme ai relativi riscontri peritali – che dovrebbe a breve emettere i provvedimento del caso. Analizzate anche le telecamere dell’ospedale di Spoleto, presso cui l’uomo ha abbandonato la donna e sarebbe tornato poco dopo.
Donna massacrata di botte, il post
Nella prima serata di ieri è stata Maria, impiegata in un importante ente di Spoleto e con la passione per la scrittura, il giornalismo e lo sport, a raccontare sui social l’aggressione: “Il 20 maggio 2025…stavo morendo. Ora che sono salva, vorrei ringraziare l’intero reparto del Pronto Soccorso dell’ Ospedale San Matteo degli Infermi di Spoleto. Ospedale dove sono nata anni fa e dove sono nata per la seconda volta. Ringrazio il personale della Sala Operatoria, che ha operato in emergenza, a cominciare dal dott. Spaziani responsabile della struttura….il Reparto di oculistica. Grazie alla Compagnia Carabinieri di Spoleto…per la loro professionalità, competenza, tempestività, empatia. Se sono viva è vostro merito. Grazie anche agli agenti…della Polizia di Stato che ho incontrato per puro caso, mentre mi trascinavo verso il Pronto Soccorso. Mi hanno offerto il primo sostegno. Grazie”.
Quello che sembrava un post di ringraziamento magari per le conseguenze di un incidente domestico o stradale, in realtà celava un dramma peggiore, svelato nei commenti. Come quando una amica della malcapitata le scrive “cosa è successo?”; e Maria risponde “…ha cercato di uccidermi a pugni”.
Il racconto
A quanto si apprende la donna massacrata di botte, dopo due giorni di ricovero in rianimazione è stata trasferita in medicina, dove è stata dimessa solo ieri l’altro con una prognosi di ulteriori 15 giorni.
30 giorni, salvo complicazioni, a conferma delle gravi lesioni riportate e che è riuscita a superare grazie anche ad un fisico che nel tempo ha allenato per la passione sportiva.
Tuttoggi ha contattato Maria che non ha esitato a raccontare la propria tragedia, “perché non voglio che capiti più a nessuna donna e ragazza”.
“Era martedì e sono rientrata verso le 22 in casa, quella dove vivo da un po’ in affitto perché la mia, colpita dal terremoto è in ristrutturazione” comincia la donna “non ho fatto in tempo ad aprire la porta che sono stata aggredita con pugni e calci di violenza inaudita. Fratturate tutte le costole di sinistra, perforato un polmone, lividi al volto e con un occhio che ha subito un pesante trauma, dice il referto. Sono svenuta e mi sono ripresa solo la mattina dopo verso le 8, con dolori lancinanti e mi sono accorta che lui era rimasto per tutta la notte nell’appartamento”.
Dalla narrazione si intuisce che la vittima, nonostante le ferite, ha mantenuto una incredibile lucidità.
Se avesse chiamato i soccorsi avrebbe infatti potuto innescare una nuova reazione dell’energumeno. Così lo prega di accompagnarla in Ospedale; lui con calma acconsente e la lascia davanti al Pronto soccorso (ritornerà più tardi, inquadrato dalle telecamere, per lasciare al triage le chiavi dell’auto della donna e allontanarsi a piedi).
“Nel tragitto mi ha chiesto di riferire che ero caduta dalle scale e gli ho confermato che avrei detto così; non avevo scelta. Al pronto soccorso mi ha notato un agente del Commissariato che, quando mi ha visto in quelle condizioni, ha attivato il codice rosa sanitario e quello rosso giudiziario” continua Maria.
“In pochi minuti sono arrivati quattro carabinieri, due dei quali della Procura che mi hanno posto alcune domande, appena in tempo prima di entrare in sala operatoria. Ricordo che ho sentito un medico dire che sarebbe stato opportuno trasferirmi a Foligno, ma un altro ha detto “dobbiamo operare, a Foligno non ci arriva“. E forse era così, visto che a causa della perforazione al polmone avevo perso alcuni litri di sangue”.
La rianimazione, il trasferimento in medicina sorvegliata a vista dai sanitari e finalmente a casa, vigilata discretamente dalle forze dell’ordine, anche se il recupero sarà lungo.
Del presunto aggressore non si sa molto. Di origini laziali, 40 anni circa, vive da qualche tempo a Spoleto dove si sarebbe reso protagonista di ulteriori comportamenti violenti, tra cui alcune aggressioni ad agenti di polizia e carabinieri.
L’ennesimo episodio di violenza contro una donna che arriva a breve distanza dall’omicidio della povera Laura Papadia, uccisa il 26marzo scorso dal marito. Un ulteriore choc per la Città del Festival dove i casi di violenza sulle donne non hanno per fortuna raggiunto livelli di guardia, ma sembrano in aumento. Almeno una decina le vittime mantenute sotto tutela dalle forze dell’ordine che sorvegliano i loro domicili.
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