“L’Umbria ha fatto tesoro delle sue drammatiche esperienze dei terremoti, e se il forte sisma di un anno fa, quello di Norcia e della Valnerina del 30 ottobre che raggiunse il 6.5 richter, non ha provocato vittime è anche perché in queste aree si era ricostruito dopo i terremoti del 1979 del 1997 puntando sull’adeguamento e sul miglioramento sismico degli edifici. E’ questa esperienza che vogliamo oggi mettere a disposizione di tutti voi, delle comunità locali di tutta Europa”. E’ quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenuta quest’oggi a Bruxelles, al convegno sul tema della riduzione del rischio da disastri naturali, organizzato dal Comitato delle regioni d’Europa e dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei rischi. Convegno cui ha partecipato – tra gli altri – la Commissaria per gli affari regionali, Corina Cretu, e Robert Glasser, Segretario generale della speciale rappresentanza dell’ONU che si occupa di riduzione del rischio da disastri.
“Negli ultimi cinquanta anni la nostra regione – ha affermato Marini – ha dovuto più volte misurarsi con queste drammatiche esperienze e ha saputo costruire norme, regole, tecniche e una conoscenza scientifica che hanno determinato una vera e propria cultura della prevenzione e del convivere con il rischio sismico. Ha saputo inoltre dotarsi di un sistema di protezione civile in grado di intervenire con rapidità ed efficienza nelle situazioni di emergenza per assistere in primo luogo la popolazione. Dunque – ha proseguito – abbiamo adeguato le norme per la costruzione o ricostruzione degli edifici puntando sulla loro capacità di reggere ai terremoto per annullare o ridurre al massimo le vittime e i danni alle persone. E la prevenzione – ha detto la presidente – va fatta in tempi di pace, vale a dire come azione ordinaria”.
In Umbria, ha sottolineato poi la presidente Marini, è cresciuta molto anche la conoscenza scientifica delle tecniche e dei materiali per la ricostruzione, a cominciare dalla microzonazione sismica: “grazie ad essa – ha spiegato Marini – possiamo individuare e caratterizzare le zone stabili e quelle instabili rispetto sia al loro comportamento in caso di terremoti, ma anche da fenomeni franosi”.
“Non esiste un modello di ricostruzione esportabile per tutti e ovunque, perché una cosa è ricostruire o intervenire per adeguamento sismico in centri storici antichi di oltre mille anni, come il caso dell’Umbria, altra cosa è fare ciò in aree di recente urbanizzazione. Infine – ha concluso Marini -, fare prevenzione significa anche mettere in atto azioni che contribuiscono allo sviluppo ed alla crescita dei territori”.
La stessa Cretu, nel suo intervento, ha voluto sottolineare, ricordando anche gli eventi sismici che nel 2016 hanno colpito le regioni del centro Italia, che “i disastri possono avvenire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, cambiando drammaticamente la nostra vita in pochi minuti. I disastri naturali hanno causato, solo negli ultimi dodici anni, oltre centro miliardi di euro di danni in tutto il continente europeo. Ecco perché oggi è cruciale affrontare il tema della riduzione del rischio da disastri naturali. L’Unione Europea è impegnata con forza nel sostenere le autorità regionali e locali ad essere meglio preparati. Solo in questo recente periodo siamo impegnati nel sostenere, grazie alle politiche di coesione, investimenti per la prevenzione per oltre 8 miliardi di euro. In ogni caso è e sarà cruciale mettere in atto politiche per favorire il più possibile la prevenzione. E tanto più le città, le comunità locali, gli amministratori si parlano e si confrontano sui temi della prevenzione, si scambiano esperienze e buone pratiche, tanto più l’Europa sarà più sicura e più forte”.
A tal riguardo la Commissaria Cretu ha voluto ricordare la sua visita in Umbria, a Norcia e Cascia, dove ha potuto verificare non solo i danni prodotti dai terremoti dello scorso anno, ma anche gli effetti positivi in Umbria di una ricostruzione (quella post sisma 1979 e 1997) che ha puntato molto sulla prevenzione sismica.
Fa/af
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