Giovedì 11 giugno per l'arcidiocesi di Spoleto-Norcia sarà un giorno speciale. In questo anno in cui il Santo Padre ha voluto che si mettesse in particolare luce la bellezza del presbiterato, la Chiesa spoletina avvia il processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio don Andrea Bonifazi, sacerdote diocesano, morto di leucemia a 42 anni la mattina di Natale del 1998. Si intende ripresenta l'esempio di un prete umbro, amico di Dio, amato e stimato da quanti lo conobbero. Alle ore 18 il popolo è convocato nella chiesa cattedrale, dove l'arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Riccardo Fontana, presiederà la solenne concelebrazione eucaristica, all'interno della quale ci sarà il giuramento del tribunale che dovrà esaminare la vita di don Andrea Bonifazi. Ci sarà anche l'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Giuseppe Chiaretti, vicario generale di Spoleto quando don Andrea fu ordinato sacerdote. Giungeranno anche mons. Mario Ceccobelli e mons. Pietro Bottaccioli, rispettivamente vescovo e vescovo emerito di Gubbio; assicurata la presenza di mons. Gino Reali, vescovo di Porto – S. Rufina, già vicario generale di Spoleto e amico di don Bonifazi. In duomo ci sarà anche la mamma del Servo di Dio don Andrea Bonifazi, Luigina, la sorella Francesca con la sua famiglia. Arriveranno rappresentanze significative dalle comunità nelle quali il sacerdote fu parroco: Villamagina di Sellano, Verchiano di Foligno e negli ultimi anni la grande parrocchia di Baiano di Spoleto. Il tribunale è così composto: mons. Mario Curini, arciprete di Norcia, delegato arcivescovile; dott. Waldery Hilgeman, postulatore della causa; mons. Primo Battistoni, vicario giudiziale dell'arcidiocesi, promotore di giustizia; don Stefano Sivilla, vice cancelliere, notaio; don Roberto Crisogianni, vicario parrocchiale di S. Giacomo di Spoleto, notaio aggiunto. Nel duomo di Spoleto si torna ad aprire un processo di beatificazione e canonizzazione dopo 65 anni: fu l'allora arcivescovo Pietro Tagliapietra, il 1 dicembre 1944, ad aprire il processo per don Pietro Bonilli, fondatore delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, poi beatificato. “Mi pare, afferma l'arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Riccardo Fontana, che sia un segno chiaro a tutti che il giorno della festa diocesana del Corpus Domini, dove al centro della comune attenzione è l'Eucarestia e la Carità, la nostra Chiesa offra al Signore il ricordo del suo giovane prete, vissuto e morto dandoci esempio di santità”. La memoria del presbitero è ancora viva in molti; è particolarmente cara a quanti lo ebbero per amico, confratello, insegnante di Sacra Scrittura nell'Istituto Teologico di Assisi o lo conobbero da vicino come sacerdote e parroco. I tratti salienti della sua vita sono stati raccolti in un volume, “Don Andrea, prete spoletino”. Dalle testimonianze raccolte è emerso che don Andrea non aveva velleità di carriera e altre ambizioni. Non era prete di personalismi, pur avendo un'immensa cultura (parlava correntemente inglese, francese, tedesco, latino, greco, ebraico e aramaico). Era un uomo di fede e di Chiesa. Aveva bene in mente il senso della fede, il senso della storia, le tragedie dell'uomo ed era uomo di preghiera solida. Non aveva tempo da perdere. Anzi, per lui il tempo era il banco di prova della fede. Nato da una famiglia di contadini della piana spoletina – la mamma è ancora in vita -, don Andrea non mostrò mai se stesso come esempio. Sobrio, misurato, mai maldicente, premuroso per gli altri. Anche quando la malattia lo stava sempre più consumando, dal letto dell'ospedale di Perugia, pensava agli altri: “non posso pensare ai miei dolori, ha detto poche ore prima di spirare, devo pregare per tutte quelle persone che sono ricoverate qui e che, come me, hanno la leucemia e non la accettano”. Le sue scarse parole erano essenziali e sagge. Parlava spesso della sua vita familiare, esprimendo con semplicità le sue origini, semplici, umili, maturate sul sacrificio e fondate sulla fede. Era convinto che solo nella preghiera si può attingere la vera sapienza. Realizzò la scuola diocesana di formazione teologica e si spese per l'istituzione dei ministeri laicali. Il suo essere sacerdote è sempre stato orientato ad un servizio di disponibilità totale all'obbedienza, non cercando per lui posti tranquilli e visibili – magari più idonei alla sua preparazione culturale -, ma realtà semplici, marginali e disagiate. In silenzio, quando nessuno lo vedeva, si recava al pensionato Nazareno dove erano ricoverati sacerdoti anziani e infermi: li ascoltava, li lavava, gli tagliava le unghie, gli faceva la barba. Mise a servizio di tutti la sua preparazione scientifica e, soprattutto, il suo animo pieno di bontà, sempre rivolto al servizio di Dio e del popolo. “Gli riuscì in modo mirabile, afferma l'arcivescovo Fontana, coniugare la preparazione di giovane, ma già raffinato biblista, con l'umile, paziente ministero parrocchiale, al quale sacrificò con gioia ogni vantaggio personale. Amiamo pensarlo nella Gerusalemme del Cielo, da lui tante volte predicata, e meritata con una costante trasformazione della sua vita in gioioso esercizio della carità, a imitazione di Gesù, il Verbo di Dio incarnato, continuo riferimento del suo percorso terreno e modello pieno di fascino, imitato con zelo apostolico, perfezionato nel tempo e nella sofferenza”. Al termine della liturgia, animata dalla Cappella Musicale del Duomo, ci sarà la processione del Corpus Domini per le vie della città, fino alla chiesa di S. Domenico.
DIOCESI SPOLETO- NORCIA: APERTO IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE PER ANDREA BONIFAZI (foto)
Mer, 10/06/2009 - 16:20