Delitto Cenerente, fine pena mai per Gjergji che partecipò alla rapina sfociata nel sangue - Tuttoggi.info

Delitto Cenerente, fine pena mai per Gjergji che partecipò alla rapina sfociata nel sangue

Sara Minciaroni

Delitto Cenerente, fine pena mai per Gjergji che partecipò alla rapina sfociata nel sangue

Nell'aprile del 2012 vennero uccisi Sergio Scoscia e la madre Maria Raffaelli, per l'imputato sono finiti i gradi di giudizio
Sab, 17/02/2018 - 09:19

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Ormai l’ergastolo è definitivo. Per Alfons Gjergji, una delle “belve” che partecipò alla rapina avvenuta a Cenerente nell’aprile del 2012 in cui vennero uccisi Sergio Scoscia e la madre, Maria Raffaelli, sono finiti i gradi di giudizio.

FINE PENA MAI

E’ stata la Corte di Cassazione infatti a rigettare il ricorso presentato dal suo avvocato, Luca Maori, secondo cui Gjergji non sarebbe stato neanche presente sul luogo del delitto. Per quel tremendo duplice omicidio, che seguì di poche settimane l’altrettanto drammatico del bancario Luca Rosi – sempre avvenuto nel corso di una rapina – sono stati condannati anche i suoi complici, Ndrek Laska e Artan Gioka, che, hanno scelto invece di essere processati con rito abbreviato. Per loro, le sentenze definitive sono state emesse, rispettivamente, all’ergastolo e a 20 anni di reclusione. 

LA RAPINA CHE SFOCIA NEL SANGUE

Madre e figlio morirono in quella notte drammatica perché il gruppo di albanesi voleva l’oro della famiglia Scoscia. Sergio era un orafo e in un punto del casolare teneva parecchi preziosi, ma non confessò nulla ai suoi aguzzini, che lo uccisero a forza di martellate. L’anziana madre invece morì soffocata dalla tenda con cui le belve l’avevano legata. I due cadaveri vennero trovati la mattina dopo dai familiari. Immediate scattarono le indagini della squadra mobile che, dopo poco tempo, portarono all’individuazione del commando di albanesi, arrivati alla famiglia Raffaelli- Scoscia per la conoscenza del figlio con la prostituta Marijana Perdoda, anche lei condannata per aver avuto il ruolo di basista, e recentemente arrestata proprio per scontare la pena.

I GIUDICI NON GLI HANNO MAI CREDUTO

Gjergji ha sempre sostenuto di essere estraneo al delitto. “Io so solo che ho accompagnato un amico non so nulla dell’omicidio” – aveva detto durante la sua deposizione nel processo di primo grado – e, alla domanda del pm Claudio Cicchella sul perché la banda avrebbe invece sempre ribadito il suo coinvolgimento, l’imputato aveva risposto: “Loro accusando me hanno pensato di salvare se stessi. Sicuramente hanno deciso in Albania di fare questo. Lo hanno progettato insieme per accusare me. Mi dispiace per tutti ma non c’entro niente io in questo caso”. Ma nessun giudice ha creduto a questa versione.

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