Dall'amore ai prestiti fino ai debiti, ora le accuse al compagno "è stata circonvenzione" - Tuttoggi.info

Dall’amore ai prestiti fino ai debiti, ora le accuse al compagno “è stata circonvenzione”

Sara Minciaroni

Dall’amore ai prestiti fino ai debiti, ora le accuse al compagno “è stata circonvenzione”

Un 70enne perugino è finito indagato per circonvenzione di incapace e truffa aggravata
Dom, 04/02/2018 - 10:38

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Avrebbe indotto la compagna, affetta da una grave malattia psichiatrica, a prendere un mutuo, a prestargli dei soldi e a regalargli 20mila euro. E’ per questo motivo che un 70enne perugino è finito indagato per circonvenzione di incapace e truffa aggravata.

L’accusa di circonvenzione

Stando a quanto ricostruito dalle indagini, l’anziano – difeso dall’avvocato Luca Gentili – “attraverso artifici e raggiri, consistenti nel carpirne la fiducia attraverso l’instaurazione di una relazione affettiva” si era interessato per farle avere un “cospicuo rimborso dall’Inps” di 20mila euro “consigliandole anche di aprire un conto corrente” e le aveva fatto prendere un mutuo dello stesso importo di cui lei non era a conoscenza.

Dall’amore ai debiti

La signora, residente in Friuli, aveva chiesto spiegazioni solo quando aveva notato che sul suo conto corrente arrivavano degli strani addebiti di cui non sapeva nulla. Allora l’indagato, in un primo momento le aveva detto che si trattava di “una forma di accantonamento del risparmio mediante investimento in titoli assicurativi, quindi ammetteva di aver acceso un finanziamento a suo nome a sua insaputa, ma al fine di attivare un sito internet di cui un domani anche lei avrebbe beneficiato”. Anche se quando l’indagato venne interrogato disse che la compagna era “assolutamente consapevole di tutto quello che stavamo facendo”. Una seconda accusa mossa all’uomo riguarda invece un prestito di 5mila euro che si sarebbe fatto fare dalla compagna.

Capace di intendere

La mattina del primo febbraio, davanti al gip Piercarlo Frabotta, si è tenuto l’incidente probatorio che era stato disposto per valutare la capacità della donna di presenziare al processo e la possibilità che l’indagato non si fosse reso conto della malattia della compagna. Secondo il perito la donna è assolutamente capace di rendere testimonianza, quanto invece all’altro quesito, lo specialista ha sostenuto che “laddove si pervenga a una conoscenza più approfondita, il disturbo non può non essere percepito”.

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