Tifo, esultanza, contestazione: le accuse, le repliche e quel difficile equilibrio da trovare
Curva Nord chiusa nella gara che il Perugia disputerà al Curi contro la Torres, attuale capolista, il 15 ottobre. Il provvedimento del giudice sportivo della Lega Pro, Stefano Palazzi, a seguito dell’incendio del materasso del salto in alto per un fumogeno lanciato dal settore dei supporters del Grifo in trasferta a Rimini, divide la tifoseria biancorossa. Comprendendo, sotto il termine “tifoseria”, tutti coloro che amano i colori biancorossi, gli ultras dei gruppi organizzati, così come chi si reca da solo o con la famiglia allo stadio ed anche chi segue le partite in streaming dal divano di casa.
Un provvedimento che del resto era atteso, dopo la sospensione per 18 minuti della gara con il Rimini, in attesa che arrivassero i vigili del fuoco per domare le fiamme. E l’interruzione di una gara rappresenta sempre un accadimento molto grave, che ha delle conseguenze.
Molti, durante quei 18 minuti, hanno manifestato (anche sui social) la propria soddisfazione, pensando ai soldi della multa che la società di Massimiliano Santopadre avrebbe voluto sborsare, dopo quelli per il lancio di petardi nella gara interna contro il Pescara. Mille euro, alla fine, in aggiunta alla chiusura, appunto, della Curva Nord.
Molti che erano a Rimini, però, hanno spiegato che non si è trattato di una scelta deliberata, ma che l’incendio è stato la fortuita conseguenza del lancio di fumogeni per l’esultanza dopo il gol di Koaun.
Insomma, uniti nell’attuare azioni di protesta contro l’invisa proprietà Santopadre – questo il messaggio trapelato – ma il limite è stato oltrepassato per un errore, non per una scelta deliberata.
I tifosi che erano a Rimini – tutti insieme, in assenza di un “colpevole” per il lancio del fumogeno – in questi giorni hanno anche dovuto difendersi dall’accusa di aver danneggiato la squadra, visto che il Perugia, fino all’interruzione, stava dominando il match e alla ripresa il Rimini ha subito trovato il pari.
Chi ha visto la partita sa bene, in realtà, che se da un lato alla ripresa del gioco il Rimini è effettivamente tornato in campo con un altro atteggiamento, il Perugia, in vantaggio al termine dei primi 45 minuti, la vittoria l’ha buttata via nel secondo tempo, rischiando addirittura di perdere nel finale. Né può rappresentare un’alibi l’idea, mai dimostrabile, che il Perugia, senza quella interruzione, avrebbe chiuso il primo tempo con 3 reti di vantaggio.
Ora quella Curva Nord, che nello “spicchio” in trasferta a Rimini è stata più o meno direttamente accusata di aver danneggiato il Perugia, non potrà sostenere il Grifo nella gara contro la Torres. Un provvedimento che, prima di tutto, fa male a chi in quella Curva Nord dà voce e anima per il Perugia. Anche quando contesta la proprietà. Quella Curva Nord che non è solo degli ultras, ma che, oggettivamente, per storia e passione, di ieri e di oggi, è soprattutto la loro casa.
Violenza e atti di teppismo non sono mai giustificabili. Ma forse la storia di quel fumogeno di Rimini andrebbe riscritta. Per il futuro occorrerà trovare, con intelligenza, la giusta linea perché esultanza e contestazione, due stati d’animo entrambi legittimi dei tifosi, non finiscano per danneggiare il Perugia e i tifosi stessi. Anche perché il Perugia e la sua tifoseria, dopo i fatti delle gare contro Pescara e Rimini, sono attenzionati. E non saranno fatti sconti, anche per incidenti non voluti.