Il Governo sta per varare il decreto legge quadro per la riapertura di negozi, parrucchieri, bar e ristoranti e altre attività dal 18 maggio, ma i confini regionali restano chiusi fino al 2 giugno causa Coronavirus.
Tesei a fine giornata: “Siamo soddisfatti per la condivisione delle linee guida”
La linea comune scelta dalle Regioni consentirà anche agli estetisti umbri di riaprire dal 18 maggio.
“Siamo soddisfatti della condivisione da parte del Governo delle linee guida sulla sicurezza, in merito alle riaperture delle varie attività, presentate dalla Conferenza delle Regioni. Un documento che rappresenta la sintesi dei vari protocolli regionali e che supera le precedenti indicazioni Inail. Rimaniamo in attesa del recepimento ufficiale che dovrebbe avvenire entro la serata, al termine del Consiglio dei Ministri” il commento della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei a conclusione, di una lunga giornata caratterizzata da una serie di incontri.
“Il documento redatto dalla Regioni, condiviso da tutti i Governatori e presentato al Governo – prosegue Tesei – consente di tutelare la sicurezza di lavoratori e clienti e al contempo di andare incontro alle esigenze economiche delle imprese. Ora, come tutte le altre Regioni, rimaniamo in attesa del Dpcm, che dovrebbe essere pubblicato tra stasera e domani, a seguito del quale emaneremo la nostra ordinanza che dal 18 permetterà la ripresa di tutto il commercio al dettaglio, dei servizi alla persona (barbieri, parrucchieri, estetiste), delle attività di ristorazione e bar, delle agenzie di viaggio, tour operator oltre alla possibilità di svolgere attività sportive all’aperto anche nei circoli”.
(aggiornamento ore 22)
Le linee guida Inail per parrucchieri ed estetisti: il documento
La giornata
Nel confronto di questa mattina con i governatori, il premier Conte e i ministri Boccia e Speranza hanno spiegato le intenzioni dell’Esecutivo. Al posto del Dpcm i protocolli (sulla base delle linee guida già stilate da Inail e Istituto superiore della sanità) saranno contenuti in un decreto legge quadro sul contenimento del Covid-19.
Le regole Inail per tornare al bar e al ristorante: il testo completo
Molti governatori, recependo le proteste delle associazioni di categoria, hanno contestato alcune delle regole indicate dall’Inal. Soprattutto in merito alle distanze di sicurezza, variabili a seconda dell’attività, del luogo e della condizione.
Incontri a oltranza
Nel pomeriggio, dopo il Consiglio dei ministri, i rappresentanti del Governo hanno incontrato di nuovo i governatori. Con le parti che si sono ammorbidite, per cercare una linea comune. Il premier Conte ha ammorbidito la posizione sulle linee guida Inal: i governatori non devono seguirle alla lettera, ma comunque rispettarne lo spirito. Per contro, i governatori sembrano accettare la “chiusura” dei confini tra regioni fino al 2 giugno.
Tanto che nel pomeriggio il presidente della Liguria, Toti, ha commentato: “L’equilibrio istituzionale recuperato ha soddisfatto la Conferenza delle Regioni nel suo complesso: in piena sintonia si sta andando a riaprire il Paese. Da lunedi’ apriranno molte attivita’ a livello nazionale e molte altre a livello locale, questa volta con pieno consenso del governo”.
Aggiungendo rispetto alle attività: “Stiamo lavorando con tutte le Regioni per redigere un protocollo comune di linee che speriamo possa essere condiviso da tutti i territori, per dare a tutte le imprese italiane regole facilmente applicabili“.
Soddisfatto il ministro Boccia: “Da lunedì il Paese riparte e lo fara’ in sicurezza. Ripartiremo dagli italiani resistenti, quelli che con grandi sacrifici sono rimasti in casa in queste settimane, dagli imprenditori e dai lavoratori delle aziende che sono state chiuse negli ultimi due mesi. I proprietari di ristoranti e bar che hanno attinto alle loro riserve personali per non far mancare nulla ai loro lavoratori sono stati un grande esempio per tutti. A loro siamo vicini e dobbiamo dare adesso responsabilità, semplificando le procedure e le autorizzazioni. I burocrati devono trasformarsi in semplificatori, tutti i controlli dovranno essere fatti ex post. Lo Stato e’ al loro fianco e abbiamo il dovere morale di dargli fiducia; uno Stato amico che deve tutelare innanzitutto la sicurezza sanitaria“.
(aggiornamento ore 19,30)
Le regole per le attività che riaprono e le sanzioni
In caso di non rispetto delle regole di sicurezza si potrà arrivare alla chiusura dell’esercizio o dell’attività “da 5 a 30 giorni”.
Lo prevede la bozza di decreto del governo sulle riaperture. “Salvo che il fatto costituisca reato, le violazioni del presente decreto, ovvero dei decreti e delle ordinanze emanati in attuazione del presente decreto- si legge- sono punite con la sanzione amministrativa di cui all’articolo 4, comma 1, del decreto-legge 19 del 2020.
Nei casi in cui la violazione sia commessa nell’esercizio di un’attività di impresa, si applica altresì la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni. Per l’accertamento delle violazioni e il pagamento in misura ridotta si applica l’articolo 4, comma 3, del decreto-legge n. 19 del 2020. Le sanzioni per le violazioni delle misure disposte da autorità statali sono irrogate dal Prefetto.
Le sanzioni per le violazioni delle misure disposte da autorità regionali e locali sono irrogate dalle autorità che le hanno disposte. All’atto dell’accertamento delle violazioni ci cui al secondo periodo del comma 1, ove necessario per impedire la prosecuzione o la reiterazione della violazione, l’autorità procedente- continua l’articolo 2 della bozza relativo alle sanzioni- può disporre la chiusura provvisoria dell’attività o dell’esercizio per una durata non superiore a 5 giorni. Il periodo di chiusura provvisoria è scomputato dalla corrispondente sanzione accessoria definitivamente irrogata, in sede di sua esecuzione. In caso di reiterata violazione della medesima disposizione la sanzione amministrativa è raddoppiata e quella accessoria e’ applicata nella misura massima”.
Infine si specifica che “il prefetto assicura l’esecuzione delle misure disposte da autorità statali, nonché monitora l’attuazione delle restanti misure da parte delle amministrazioni competenti”.
Più potere alle Regioni
Un testo dove si inverte la responsabilità: decidono le Regioni le riaperture delle attività, con la possibilità di ritardarle oltre il 18 maggio.
Ma il Governo, sulla base del monitoraggio coordinato dal Ministero della sanità ( i cui dati sono però ancora parziali) può prevedere misure restrittive per alcune zone dove si riscontrassero alti indici di contagio o nel rapporto con la disponibilità delle strutture sanitarie.
Il monitoraggio delle Regioni
“Per garantire lo svolgimento delle attività economiche e produttive in condizioni di sicurezza – si legge ancora nel documento sottoposto ai governatori – le regioni monitorano con cadenza giornaliera l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e le condizioni di adeguatezza del sistema sanitario regionale”.
I dati del monitoraggio “sono comunicati giornalmente dalle Regioni al Ministero della Salute, all’Istituto superiore di sanita’ e al comitato tecnico-scientifico. In relazione all’andamento della situazione epidemiologica sul territorio la Regione, informando contestualmente il Ministro della salute, puo’ introdurre, anche nell’ambito delle attivita’ economiche e produttive svolte nel territorio regionale, misure derogatorie, ampliative o restrittive, rispetto a quelle disposte ai sensi dell’articolo 2 del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19”
I confini regionali: il nodo
Ma tra Governo e Regioni (soprattutto quelle del nord) è scontro sulla riapertura della mobilità tra i confini regionali. Il Governo intende mantenere il divieto (che non sussiste per motivi di lavoro, sanitari o di necessità) fino a dopo la festa del 2 giugno. Perché gli esperti considerano gli spostamenti tra regioni ancora molto pericolosi per la diffusione del virus.
Nel testo della bozza del decreto si legge “fino al 2 giugno 2020 sono vietati i trasferimenti e gli spostamenti, con mezzi di trasporto pubblici e privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente ci si trova, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; resta in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza“.
Dal 3 giugno “gli spostamenti sul territorio nazionale possono essere limitati solo con provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalita’ al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree“.
Coronavirus, in spiaggia con queste regole: il documento
Le Regioni vogliono riaprire prima i confini regionali. Il blocco, infatti, impedisce la ripresa, pur parziale, di alcuni settori economici, come quello del turismo.
Per non parlare dei disagi nei comuni di confine. Come ad esempio tra Castiglione del lago e Chiusi, con affetti divisi dal confine regionale pur a pochi km di distanza. O nell’Alto Tevere. O ancora nella zona orientale e meridionale dell’Umbria, al confine con il Lazio.
Da lunedì 18 l’Umbria riapre parrucchieri, negozi, bar e ristoranti
Divieti di spostamenti che alcuni governatori intendono aggirare attraverso accordi bilaterali tra Regioni limitrofe.
Misure restrittive locali
Le Regioni avrebbero poi la possibilità di adottare misure restrittive. E questo apre nuovi interrogativi, viste le diverse ordinanze assunte dai vari governatori per regolamentare l’ingresso nella propria regione.
Dal 3 giugno “gli spostamenti sul territorio nazionale possono essere limitati solo con provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalita’ al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree”.
Stop assoluto per chi è in quarantena
Ovviamente, restano le limitazioni assolute di movimento per chi è in quarantena: “È fatto divieto assoluto di mobilita’ dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena per provvedimento dell’autorità sanitaria in quanto risultati positivi al virus, fino all’accertamento della guarigione o al ricovero in una struttura sanitaria”.
Si attende ora la decisione del Consiglio dei ministri e le conseguenti decisioni delle Regioni.
(Notizia in aggiornamento)