CHIUDE YOUNG JAZZ 2011, CON UNA ECCEZIONALE PERFORMANCE DEL DUO BOLLANI- ZAVALLONI - Tuttoggi.info

CHIUDE YOUNG JAZZ 2011, CON UNA ECCEZIONALE PERFORMANCE DEL DUO BOLLANI- ZAVALLONI

Redazione

CHIUDE YOUNG JAZZ 2011, CON UNA ECCEZIONALE PERFORMANCE DEL DUO BOLLANI- ZAVALLONI

Lun, 30/05/2011 - 17:10

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Con una performance da incorniciare di due autentici fuoriclasse della musica e del canto si è chiusa domenica sera (ieri, ndr) la settima edizione di Young Jazz Festival. Stefano Bollani al piano e Cristina Zavalloni alla voce hanno stregato il pubblico (i due sono stati richiamati sul palco per ben quattro volte a fine concerto) che ha riempito l’Auditorium San Domenico di Foligno per l’ultimo appuntamento in cartellone.
Una degna chiusura per un festival che non ha mancato pure stavolta di sorprendere. A bilancio c’è il successo di pubblico e di critica, che ha permesso alla manifestazione di raccogliere ottimi consensi, grazie ai quali si è confermata come una realtà consolidata del panorama culturale regionale e come una rassegna importante nella scena jazzistica nazionale.
“Una serata straordinaria” ha commentato l’assessore alla cultura della Provincia di Perugia presente al concerto finale. “Young Jazz – ha aggiunto Donatella Porzi – è un festival a cui riconosciamo un grande valore anche per la sua capacità di estendersi ai comuni del territorio e di portare avanti campagne di sensibilizzazione rivolgendosi anche alla categorie sociali più disagiate per offrire spettacoli fruibili da più persone e in diverse location”.
Young Jazz Festival, infatti, per cinque giorni ha consolidato la sua formula vincente che lo lega al territorio (i concerti e le varie iniziative in programma dalla mattina alla sera si sono svolte a Foligno, ma anche a Bevagna, Gualdo Cattaneo, Montefalco, Spello e Trevi) e ha confermato di essere un festival dinamico, intraprendente e giovane, nella carta d’identità ma anche nello spirito, e che pone molta attenzione anche alle tematiche sociali.
Foligno e le sue location (la vasta platea dell’Auditorium San Domenico di Foligno, quelle più raccolte della corte di Palazzo Trinci e della Taverna del Rione Ammanniti, fino a quelle all’aria aperta di via Gramsci e del parco dei Canapè, o a quella insolita di una casa di riposo per anziani), insieme ai più affascinanti musei del territorio, si sono trasformati così in un enorme palcoscenico in cui il jazz si è fatto ideale colonna sonora.
Bilancio ottimo secondo il presidente dell’Associazione Young Jazz Mario Gammarota: “Anche per le sinergie che riesce a creare, Young Jazz è oggi una grande realtà, sempre più patrimonio di tutta la regione, e non solo della città, e un festival affermato ormai anche a livello nazionale. Tutti i concerti sono stati molto seguiti, benché le scelte come al solito coraggiose del direttore artistico Gianluca Petrella sono andate sempre a scoprire le nuove frontiere del jazz. E se il pubblico risponde con questi numeri significa che c’è bisogno di Young Jazz”.
Un plauso particolare il presidente lo ha rivolto soprattutto ai ragazzi e alle ragazze dell’Associazione che anche quest’anno con il loro straordinario impegno hanno permesso l’ottima riuscita dell’evento, “iniziato come un gioco ma che ora è diventato una realtà importante”.
“L’attenzione sempre maggiore da parte delle istituzioni e di Umbria Jazz, che anche quest’anno ci ha concesso il prestigioso patrocinio, ci spingono a fare sempre meglio e a non deludere anche in futuro pubblico e partner” sottolinea ancora Gammarota. Il Festival infatti, nato e cresciuto a Foligno con il sostegno dell’Amministrazione comunale, è organizzato anche con la collaborazione della Regione Umbria, della Provincia di Perugia, e dei Comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Montefalco, Spello e Trevi.
Durante i cinque giorni di festival a parlare è stata soprattutto la musica, grazie a concerti unici e suggestivi sempre seguiti da un folto pubblico: con il duo Discantus il jazz è diventato “sacro” grazie al suono dell’organo della Chiesa Museo di San Francesco a Trevi; con il gruppo El Portal la musica ha risuonato nel bellissimo Loggiato di palazzo Urbani Acuti a Spello; con Bojan Z il piano solo ha “illuminato” gli affreschi della Chiesa Museo di San Francesco a Montefalco; con la tuba di Oren Marshall le note sono arrivate fino all’Ex chiesa Santa Maria Laurentia di Bevagna; e poi Sex Mob, Opa Cupa e Jim Black’s Cani da Salvataggio che si sono esibiti sul palco del cortile di Palazzo Trinci, i Girodibanda invece per le vie del centro storico di Foligno, il Trio Doz che ha portato la musica dentro un luogo insolito come quello di Casa Serena, e i The Oily Dogs con un live da Scacciadiavoli per Cantine Aperte. Ed oltre al duo Bollani-Zavalloni, altro duetto straordinario ideato per Young Jazz è stato quello tra Gianluca Petrella ed Etienne Jaumet, con il jazz che ha incontrato anche l’elettronica grazie ad una coproduzione con Dancity.
“Young Jazz – afferma Petrella, direttore artistico per il secondo anno consecutivo – è servito ancora una volta per promuovere la musica giovane nello spirito, non necessariamente nella carta di identità dell’artista. Quest’anno, pur tenendo fede alla valorizzazione dei nuovi talenti, tratto identitario del festival, abbiamo scelto artisti anche un po’ più maturi, i quali hanno dimostrato che per fare musica l’importante è essere giovani dentro”.
Vincente si è confermata anche la formula “Young Jazz Museum”, inaugurata lo scorso anno in collaborazione con Sistema Museo, con i concerti itineranti nei musei umbri (live pomeridiani con visite guidate in apertura ed “incontri con lo strumento” in mattinata) per la valorizzazione attraverso la musica dei beni storico-artistici del territorio.
La sezione “jazz community”, la grande novità che poneva l’attenzione alle tematiche sociali rivolgendo lo sguardo alle categorie sociali più svantaggiate, dai disabili ai bambini, dagli anziani agli stranieri, ha portato la musica in ogni luogo della città, anche il più insolito ed impensato.
“L’iniziativa – afferma Gammarota – che sarà ripetuta grazie alla collaborazione con la Asl 3, la Regione Umbria e il Comune di Foligno ha permesso un’inclusione sociale, ma anche del sociale, arrivando fino ad un ruolo attivo dei disabili come è avvenuto con il concerto della Liberorchestra”.
“Foligno – dichiara il sindaco Nando Mismetti – è una città straordinaria dal punto di vista dell’associazionismo giovanile. Ed il merito di un festival come questo è tutto dei ragazzi di Young Jazz che hanno messo l’anima in questo percorso e noi come istituzioni abbiamo solo accompagnato e sostenuto questa realtà ormai affermata che crea legame tra musica, cultura, arte e territorio”.
“Portare la musica in tutti i luoghi della città e del territorio – dichiarano gli assessori del Comune di Foligno Elisabetta Piccolotti e Joseph Flagiello – dai musei fino agli ospizi è un’operazione importante. Young Jazz è ormai radicato nel territorio e motore dello sviluppo economico e culturale della città, perché non solo è una classica sequenza di concerti come comunemente vengono considerati i festival, ma riesce a creare un clima unico che coinvolge tutti mettendo l’accento anche su tematiche sociali importanti”.
Operazione che verrà ripetuta anche il prossimo anno è pure quella de “La via del jazz”. Via Gramsci, chiusa al traffico per tutte le sere del festival, attraverso le sue location è stata infatti grande protagonista attraverso aperitivi in jazz, jam session notturne e jazz dinner.
Inoltre, anche i pacchetti turistici “Jazz Tour” realizzati grazie al progetto di incoming Umbriae (www.umbriae.it creato dall’agenzia Brezzatour di Foligno) hanno permesso di ottenere una risposta turistica importante nel corso dell’evento.
Le altre attività collaterali, sempre intorno a quella meraviglia che si è rivelato ancora una volta il jazz delle giovani generazioni e di giovane generazione, hanno completato una ricca offerta: il “Workshop fotografico” curato da Andrea Boccalini, la collaborazione con Musica Jazz che ha permesso la stesura di un “daily jazz magazine” e le mostre fotografiche “Musica da guardare” e “Under Construction”, quest’ultima realizzata attraverso l’occhio fotografico di Roberto Cifarelli, uno dei maggiori fotografi jazz italiani.

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