Caso Sogepu, corruzione e fatture per consulenze "fantasma" | Arrestati Goracci e Granieri - Tuttoggi.info

Caso Sogepu, corruzione e fatture per consulenze “fantasma” | Arrestati Goracci e Granieri

Davide Baccarini

Caso Sogepu, corruzione e fatture per consulenze “fantasma” | Arrestati Goracci e Granieri

E' arrivata oggi (1 ottobre) la decisione del gip, disposti i domiciliari per entrambi gli amministratori
Mar, 01/10/2024 - 12:10

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A quasi due settimane dall’interrogatorio preventivo – durante il quale la Procura ha richiesto i domiciliari per l’ex amministratore unico di Sogepu Cristian Goracci e per Antonio Granieri di Ece, entrambi accusati di corruzione – oggi (1 ottobre) è arrivata la decisione del gip, che ha confermato la misura cautelare.

“Concreto pericolo reiterazione del reato”

Il gip di Perugia Natalia Giubilei, ritenendo “concreto il pericolo di reiterazione del reato”, ha dunque disposto gli arresti domiciliari nei confronti dei due amministratori, condividendo la ricostruzione dell’accusa.

L’indagine partita da una denuncia anonima

L’indagine aveva preso il via da una denuncia anonima, particolarmente dettagliata e informata, evidentemente proveniente da una persona a diretta conoscenza delle vicende relative agli appalti nel settore dei rifiuti. Nell’atto trasmesso alla Procura perugina e alla Guardia di Finanza, infatti, riferiva in modo abbastanza preciso di rapporti di natura corruttiva tra società operanti nel settore e Sogepu, prospettando la corresponsione di “tangenti” in cambio di acquisti o “commesse”.

Ovviamente l’anonimo informatore, inutilizzabile processualmente, ha rappresentato solo lo spunto per l’avvio dell’indagine, che in una prima fase si era concentrata sull’attività dell’ex amministratore unico di Sogepu. Dai primi accertamenti era emerso, in particolare, come quest’ultimo svolgesse consulenze particolarmente ben retribuite a favore di società private, che ricevevano appalti e commesse da Sogepu.

“Goracci non poteva svolgere consulenze”

Secondo la Procura Goracci“molto ben inserito nel tessuto politico, sociale ed economico di Città di Castello, vantando frequentazioni con numerosi esponenti della politica locale e un tenore di vita particolarmente alto” – “non aveva alcuno specifico titolo di studio che gli consentisse di svolgere attività di consulenza che, del resto, non faceva per nessun altro all’infuori dei clienti di Sogepu”.

La presunta maxi tangente da 750mila euro

Le approfondite indagini – delegate alla Guardia di Finanza, esperite anche con intercettazioni e articolate analisi di documentazione e cellulari (acquisiti nel corso delle perquisizioni) – hanno poi fatto emergere che l’amministratore unico di Sogepu aveva ricevuto somme di denaro per oltre 750.000 euro, per consulenze fatturate ma “fantasma” (mai effettuate) e che, secondo l’accusa, sarebbero state “la remunerazione per la messa a disposizione delle proprie funzioni”. Per tale ragione, oltre alla contestazione di corruzione, sono state contestate emissioni ed utilizzazioni di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti.

“Goracci aveva agevolato Sogeco”

A fronte dell’indebito pagamento Goracci, sempre secondo le tesi dell’accusa, “aveva agevolato la partecipazione e l’aggiudicazione a Sogeco” del bando di gara per l’affidamento in concessione del servizio pubblico locale di gestione integrata dei rifiuti urbani in 14 Comuni tra Altotevere e Alto Chiascio per un periodo di 15 anni, a decorrere dal 2023, per un importo complessivo particolarmente ingente di oltre 350 milioni di euro.

Altre consulenze “fantasma” per una seconda azienda

Scambi corruttivi sono stati ritenuti integrati in relazione ad un’ulteriore vicenda, laddove Goracci aveva selezionato, in violazione del principio di rotazione degli appalti (cosiddetta “sottosoglia” comunitaria) l’azienda di Massimiliano Nebbiai quale ditta fornitrice di cestini per rifiuti. L’importo della commessa in questo caso era di circa 300 mila euro e, quale contropartita, l’amministratore di Sogepu avrebbe ricevuto circa 36 mila euro come compenso di prestazioni di consulenza non eseguite e fatturate attraverso fittizia documentazione fiscale.

Originariamente la misura cautelare era stata richiesta anche per Nebbiai ma, a seguito dell’interrogatorio preventivo, avendo l’indagato dimostrato di aver dismesso le cariche sociali e anticipato la volontà di definire il procedimento con riti alternativi, la Procura ha rinunciato alla proposta di arresto.

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