Quello dei vaccini è un tema scivolosissimo. E attorno alla trincea scavata dal decreto legge 73/2017 che introduce nuovi obblighi vaccinali per i bambini della scuola dell’obbligo si confrontano senza esclusione di colpi favorevoli e contrari. Lo scorso 10 marzo è scaduto il termine per mettersi in regola o, almeno, presentare alle scuole una prova relativa al percorso di vaccinazione del bambino che si fosse trovato scoperto.
Un’altra “linea della morte” che ha rinfocolato polemiche e riacceso dibattiti. In tutta Italia e anche in Umbria. Ecco la situazione.
La legge
Il decreto legge dispone l’obbligo vaccinale per la fascia di età 0-16. L’obbligo prevede 9 vaccinazioni per i nati fino al 2016 (esavalente + morbillo/parotite/rosolia) e 10 vaccinazioni per i nati dal 2017 (esavalente + morbillo/parotite/rosolia + varicella). Per i nidi e le materne (fascia d’età 0-6) le vaccinazioni costituiscono requisito di accesso. Per la scuola dell’obbligo (fascia 6-16 o comunque dalla prima elementare) non avere effettuato parzialmente o interamente le vaccinazioni obbligatorie non impedisce la frequenza scolastica. Per tutti coloro che non adempiono all’obbligo di vaccinazione sono previste sanzioni da 100 a 500 euro. Inoltre, per la fascia 0-6, l’inadempienza comporta l’esclusione da nido e materna.
L’intoppo
La normativa indicava la data del 10 marzo 2018 come termine ultimo per presentare “la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie”, lasciando però un ulteriore margine di 10 giorni per consentire adempimenti dell’ultim’ora e avviare – eventualmente – un percorso formativo e informativo per quelle famiglie che avessero manifestato la volontà di non rispettare l’obbligo. Il 26 febbraio scorso, i ministeri di salute e istruzione hanno inviato a Regioni, Asl e scuole una nota congiunta che ha però modificato lo scenario, fissando al 10 marzo la “tagliola” senza deroghe: chi non è in regola, va escluso dai servizi educativi, pur restando iscritto ed avendo la possibilità di rientrare nel momento in cui si metta in regola.
La situazione
I dati relativi al 2016 e messi a disposizione dal ministero della salute dicono che in Umbria le coperture vaccinali in età pediatrica arrivavano a quota 90% per morbillo, parotite e rosolia e superavano la soglia del 93% per difterite, tetano, pertosse e polio. Gli ultimi numeri che stanno in queste ore confluendo negli uffici della Regione parlano di una copertura al 95% per quanto riguarda il vaccino esavalente, un dato che garantirebbe di rientrare nella cosiddetta “soglia di sicurezza”. Anche se poi, effettuato il vaccino, nessuno più controlla la sua effettiva efficacia: il servizio sanitario nazionale non prevede l’effettuazione di dosaggi anticorpali che, anzi, sono a carico dei cittadini.
La mozione
“Secondo le informazioni in nostro possesso, sono circa 800 le famiglie che rischiano sanzioni ed esclusioni dal servizio scolastico”, dice Valerio Mancini (Lega Nord) che ha presentato una mozione sul tema al consiglio regionale. “Due sedute fa, abbiamo parlato per due ore e mezzo di fascismi e altre varie cose. Ma non dei vaccini. Questo è l’emblema dell’oppressione del cittadino. Io non dico di essere a favore o contrario rispetto all’obbligo vaccinale. Dico però che c’è una distorsione della legge che sta creando confusione. Che senso ha non far finire l’anno ai bambini? Allora, noi diciamo: arriviamo all’estate, poi riflettiamo serenamente per decidere cosa sia meglio fare”.
La Regione
“Rispetto a quanto previsto dalla normativa, noi non abbiamo alcuna possibilità”, spiega l’assessore regionale alla sanità, Luca Barberini. Ossia: nessuna deroga alle esclusioni. “Stiamo raccogliendo i dati, incrociando le informazioni delle Asl con quelle dell’Ufficio scolastico regionale. Ma quelli della Lega sono numeri inattendibili, non so da dove li prendano. La realtà è che abbiamo invece raggiunto una copertura molto ampia. E che molte delle persone che sono state sanzionate, hanno invece avviato un percorso di regolarizzazione”.
L’Auret
“Io non ho alcun interesse a parteggiare pro o contro i vaccini. Ma ho interesse perché si faccia chiarezza e le persone vengano messe nella condizione di poter scegliere”. Roberto Mastalia è presidente di Auret (Associazione autismo, ricerca e terapie) e porta avanti – assieme a migliaia di famiglie – “una battaglia che è cominciata 14 anni fa, quando mio figlio è diventato autistico dopo la vaccinazione”.
L’avvocato Mastalia parla di “comportamento discriminatorio” rispetto alle espulsioni che confermano la “linea dura” tenuta sul tema degli obblighi vaccinali. Eventuali esclusioni devono però essere “comunicate in forma ufficiale, in busta chiusa e inviate per posta raccomandata”. Se il provvedimento non è “redatto secondo i criteri di legge”, può scattare il ricorso alla magistratura, così come i ricorsi possono essere promossi nei confronti delle sanzioni amministrative. “Noi chiediamo solo che si attivi una filiera che promuova la verifica delle condizioni dei bambini e il loro stato di salute così da arrivare ad una corretta anamnesi prima della somministrazione del vaccino. E’ un percorso giuridico e logico. Non ideologico”.