Caccia al cinghiale a novembre, lepre e addestramento cani: Federcaccia critica il nuovo Calendario venatorio 2020/21

Caccia al cinghiale a novembre, lepre e addestramento cani: Federcaccia critica il nuovo Calendario venatorio 2020/21

Redazione

Caccia al cinghiale a novembre, lepre e addestramento cani: Federcaccia critica il nuovo Calendario venatorio 2020/21

Alla vigilia della preadozione da parte della Giunta le critiche e le nuove proposte dell'associazione
Mer, 29/04/2020 - 09:31

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Alla vigilia della preadozione, da parte della Giunta regionale, del Calendario venatorio 2020/21, Federcaccia Umbria torna a contestare la scelta di posticipare la caccia al cinghiale al primo novembre. Secondo le anticipazioni comunicate dall’assessore Roberto Morroni alle associazioni venatorie, la scorsa settimana in videoconferenza, la caccia al cinghiale viene spostata di un mese, prevedendo però ad ottobre alcune giornate di prelievo. Tanto più che, come dimostrato in queste settimane di lockdown causa emergenza Coronavirus, cinghiali ed altri animali selvatici sempre più spesso sono stati avvistati in città e centri abitati. Tanto da organizzare un summit in Prefettura a Perugia su questo problema.

Le iniziative di Morroni

Morroni, sin dal suo insediamento a Palazzo Donini, ha affrontato il problema del proliferare dei cinghiali. Soprattutto alla luce dei danni economici che gli animali producono alle coltivazioni. Con alcuni provvedimenti immediati, che aumentano la possibilità per i cacciatori di sparare a certe condizioni in caso di mancato tempestivo intervento da parte degli Atc. Ed annunciando la volontà di spostare l’apertura della caccia al cinghiale in Umbria, per allinearsi alle regioni limitrofe ed evitare gli spostamenti di questi animali.

Le critiche di Federcaccia

Ipotesi che però aveva diviso il mondo venatorio. Federcaccia, in particolare, si è sempre opposta al posticipo dell’inizio della caccia al cinghiale. E lo ribadisce alla vigilia della preadozione del nuovo Calendario venatorio: “Federcaccia Umbra giudica in maniera negativa la sostanziale modifica proposta per la caccia al cinghiale, con l’introduzione della sola forma singola a partire da ottobre mentre le battute collettive cominceranno soltanto il primo novembre“.

Tre le criticità evidenziate: la tutela delle coltivazioni, della biodiversità e la congruità con la legge quadro nazionale 157/92.

Le colture

Quanto alla tutela delle colture, Federcaccia ricorda come siano molte quelle di pregio ancora in piedi a ottobre. “Posticipare di un mese la caccia – scrive l’associazione – in battuta  significa abbandonarle ai selvatici, tra l’altro in un periodo di emergenza sanitaria che impedisce il contenimento primaverile della specie. A tal proposito sarebbe interessante conoscere la voce delle associazioni agricole, che finora non abbiamo sentito. Come testimoniano i dati delle scorse stagioni, inoltre, proprio ottobre è il mese più efficace per la caccia in battuta“.

Le altre specie

Inoltre, rileva Federcaccia. senza la caccia al cinghiale durante il mese di ottobre tutti i cacciatori si concentreranno sulle altre specie, con grave danno per la biodiversità (selvaggina nobile stanziale e piccola migratoria).

A cinghiali per quattro mesi e la legge nazionale

Ma soprattutto, aprendo il primo ottobre in forma singola e chiudendo il 31 gennaio in battuta, il cinghiale verrebbe cacciato per quattro mesi al posto dei tre previsti dalla 157/92.

Nelle altre regioni

Non convince Federcaccia l’argomentazione di dover allineare l’Umbria alle altre regioni. “La situazione nelle regioni confinanti – rileva Federcaccia Umbria – è molto eterogenea. Con alcune realtà in evoluzione verso l’apertura in ottobre (nelle Marche, in una parte della Toscana e una parte del Lazio). Oltretutto, le zone montuose di confine tutelano in maniera naturale gran parte del territorio, visto che in quota – in gennaio – non vi è presenza di colture in atto. Infine, a proposito di montagna, invitiamo l’assessore a considerare il fatto che, sopratutto a gennaio inoltrato, le squadre delle zone montuose potrebbero trovarsi impossibilitate a cacciare a causa della neve. Il tutto a danno soprattutto degli agricoltori e dell’equilibrio della fauna, ma anche degli stessi cacciatori che si vedrebbero ridotte le giornate di caccia, a fronte dei già elevati costi sostenuti per la licenza“.

Per questo Federcaccia Umbra auspica l’apertura della specie ai primi di ottobre e la chiusura a fine di dicembre, rispettando l’arco temporale.

Battute specifiche a gennaio

Con una proposta: “Nel mese di gennaio, qualora non si dovessero raggiungere le quote stabilite, sarebbe possibile prevedere delle battute specifiche a completamento dei piani“.

Lepre e addestramento cani

I cacciatori umbri – scrive Federcaccia – sono persone responsabili: lo testimonia la chiusura, ormai consueta, della caccia alla femmina di fagiano al 30 novembre anziché al 31 dicembre, oppure della lepre alla seconda domenica di dicembre anziché al 31, anche se l’assessore – inspiegabilmente – ne ha proposto la chiusura al 6, nonostante la specie goda di ottima salute”. Anche su questo punto Federcaccia chiede di spostare la chiusura al 13 dicembre.

Inoltre, si chiede che il periodo di addestramento dei cani da caccia sia prolungato fino al 17 settembre, escludendo le giornate di preapertura.

La mancata concertazione

Federcaccia lamenta infine l’atteggiamento dell’assessore Morroni, “pronto alla discussione ma senza un sufficiente spazio per il confronto“. Visto che gli incontri si sono finora limitati all’informazione degli interlocutori di quanto già deciso. “Il tutto accompagnato – conclude Federcaccia – dalla sua stessa ammissione di non conoscere molto bene la materia. Viene da chiedersi chi sia a consigliarlo nelle sue decisioni: non certo gli uffici regionali, la cui competenza ben conosciamo e apprezziamo“.

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