La presidente della Regione Umbria e quello della Regione Emilia-Romagna concordi: "Le Regioni devono avere un ruolo di primo piano nell'uso e nella progettazione dei fondi del Recovery Plan"
Lui, Stefano Bonaccini, è l’uomo che dopo anni di batoste ha fatto sorridere il centrosinistra, vincendo in Emilia-Romagna; lei, Donatella Tesei, è la donna che dopo cinquanta anni è riuscita a strappare la Regione Umbria al centrosinistra.
Ma al Cortile di Francesco 2020 ad Assisi, forse complice anche la Basilica del Santo del dialogo che fa da sfondo all’incontro, sembrano andare, seppure su fronti politici contrapposti, d’amore e d’accordo sul ruolo delle Regioni nel futuro, prossimo, ma anche non troppo prossimo.
Grazie anche alla pandemia di coronavirus, che ha visto lo Stato e le Regioni – e dunque anche Bonaccini e Tesei – affrontare un nemico mai visto e che colpiva in ogni spazio e in ogni luogo, ma anche perché entrambi concordano che la pioggia di miliardi del Recovery Fund deve essere usata in maniera veloce e pensando al futuro. E soprattutto, coinvolgendo tutte le Regioni.
Tesei al Cortile: “Urgente la ricostruzione post sisma, in Umbria gestiamo tre crisi”
E Tesei non ha mancato di ribadire la necessità di una urgente ricostruzione post sisma: “Negli ultimi anni – le parole della presidente della Regione – l’Umbria è rimasta indietro su infrastrutture e alta velocità; e sempre in Umbria abbiamo un grandissimo scandalo, la ricostruzione post sisma 2016 rimasta al palo: se noi non cambiamo pubblica amministrazione e mettiamo in campo strumenti straordinari per momenti straordinari – ricordiamo che siamo una Regione alle prese con tre crisi: economica durante e post Covid e quella derivata dal sisma 2’16 – non usciremo mai dalla gestione dell’emergenza. Abbiamo cambiato quattro commissari, ma è ancora quasi tutto fermo: la ricostruzione potrebbe essere il più grande cantiere d’Europa, utile alla riqualificazione e allo sviluppo dei territori e a riportare la vita in molte zone dell’Umbria“.
Bonaccini e Tesei: “Lo Stato coinvolga di più le Regioni”
Intervistati da Francesco Bei, vicedirettore de La Repubblica, Bonaccini e Tesei dialogano di “Stato e regioni dopo Covid”: “Abbiamo sempre cercato di aiutare il governo – ha detto la presidente della Regione Umbria – anche grazie alla conoscenza dei territori. Chi amministra a livello locale sa forse di più altri come alcune situazioni devono assumere connotati di pragmatismo. Come conferenza delle Regioni abbiamo lavorato molto, non solo noi presidenti ma anche i nostri assessori: siamo riusciti a trovare una sintesi e abbiamo fatto squadra quando le proposte del Governo non ci convincevano, a prescindere dalle appartenenze politiche che vengono superate dalle difficoltà del momento”.
“Confermo quello che la presidente Tesei diceva – le parole di Bonaccini – chi guida l’istituzione dovrebbe ricordarsi che è lì per tutti. credo sia stato molto efficace. Io ho vinto , dopo che per due anni di dieci stra-sconfitte su dieci. grande responsabilità al di là delle appartenenze , abbiamo gestito momento complicato. Due dati per forte legame stato regioni abbiamo prodotto centinaia di ordinanze e avuto la forza di modificare le proposte avanzate, proprio per la grande conoscenza del territorio questo paese è stata la prima democrazia occidentale travolta dalla pandemia, abbiamo passato giorni e notti nei nostri uffici, a scrivere decreti e ordinanze dovendo inventarle dal nulla. Un terremoto – per entrambi – colpisce in maniera definita, al contrario della pandemia che colpisce tutti, senza i confini“.
Bei ha sottolineato come durante la pandemia si è riscoperta l’importanza dell’Europa e della sanità pubblica, e chiesto a Tesei e Bonaccini, come, nel cinquantesimo anniversario delle Regioni, il Covid abbia cambiato il rapporto tra lo Stato e le Regioni. “Questo evento straordinario – ha illustrato Tesei – ci ha permesso di avere un rapporto diverso, straordinario. Al presidente della Repubblica abbiamo ricostruito e rappresentato quello che secondo noi dovrebbe essere il ruolo delle Regioni anche alla luce della situazione di emergenza, sottoponendogli un documento comune. Le Regioni sono parte attiva di sviluppo e futuro, devono svolgere un ruolo essenziale per utilizzo risorse e progettazione, ma anche nella condivisione di idee. Solo così potremo trasformare una situazione di grande crisi – non solo sanitaria o emergenziale, ma a 360° per la situazione economica conseguente – in una occasione di crescita e opportunità. Le Regioni possono fornire un grande apporto in termini anche di idee concrete perché siamo abituati ad affrontare certi problemi”.
E alla domanda di Bei se, “sotto Covid, nel momento in cui hanno sperimentato i confini regionali, gli italiani abbiano scoperto un’identità regionale”, Bonaccini ha risposto che “tutti ricordiamo dove eravamo nel momento dell’attentato alle Torri Gemelle, durante un terremoto o per l’attentato alla stazione di Bologna. Credo ci sarà un prima e dopo Covid, soprattutto per lo Stato nel rapporto con le Regioni: il quattro agosto al presidente della Repubblica abbiamo consegnato un documento unitario che tra le altre cose chiedeva la costituzionalizzazione della Conferenza Stato Regioni, Regioni che hanno lavorato insieme sotto pandemia, ma non esiste, è autopromossa. Il governo si impegni a coinvolgerci nel Recovery Plan per garantire una prospettiva al Paese. Non dobbiamo pensare al domani, ma pensare a iniziative strategiche per il futuro. Mettiamoci al lavoro insieme, non ci sarà più un’opportunità così”.
E anche Tesei concorda che al momento manchi un’idea di Paese, anche se alla “domanda malandrina” di Bei se Salvini abbia cambiato idea sul Recovery Fund risponde che “Salvini ha sempre contestato l’approccio dell’Europa, che oggi sta cambiando, soprattutto perché sta gestendo una crisi mai vista prima determinata dalla pandemia. Ma – ha confermato Tesei – manca una visione di Paese, finora le riunioni ci consegnano due verità, che il Governo ha una idea centralistica su come pensare e realizzare le opere grazie al Recovery Plan, e che non è chiaro il ruolo delle Regioni. E bisogna poi fare riforme, perché altrimenti questi fondi non troveranno uno sbocco né porteranno i benefici. È inutile che facciamo dei bei progetti, se poi la burocrazia, a tutti i livelli, blocca la progettazione, la realizzazione e la rendicontazione: bisogna anche considerare che questi soldi vanno spesi entro il 2026, e che in larga parte non sono neanche un regalo, ma vanno restituiti”.
Domanda ‘malandrina’ anche per Bonaccini: “In questi anni di crisi è stato defininanziato il sistema sanitario, sono stati chiusi tanti piccoli ospedali. Si potrebbe ovviare chiedendo il Mes? Visto che parte del governo e dell’opposizione sono contrari, servirebbe se, come dice Gori, gli italiani si mobilitassero?“, ha chiesto Bei. “Non so se serva la mobilitazione, serve la forza delle idee. Il Mes – secondo il governatore dell’Emilia Romagna – va solo speso per sanità e l’Europa si riprende meno di quello che stanzia. Secondo me è occasione unica e quando sento che il Movimento 5 Stelle che vogliono usare il Recovery Fund, mi chiedo perché dovremmo togliere 36 miliardi a quei fondi, quando potremmo usare il Mes. Io sono convinto che servano e mi auguro che chi nel governo ha una posizione contraria, si convinca che servano”