“Bevagna è un paese meraviglioso, ricco di storia, arte, cultura, gusto e paesaggio, terra dell’olio e del sagrantino: bisogna lottare affinché non venga insinuata dal consumo di territorio. Consentire alla Fornace Briziarelli l’ampliamento della cava estrattiva di un’area già così grande, significa rischiare di aprire il campo a speculazioni similari”.
La pensa così Giuseppe Santagata, segretario bevanate di Rifondazione Comunista, che interviene in merito alla polemica relativa alla concession dell’ampliamento della cava estrattiva a ridosso del centro storico del borgo.
“Non si può andare avanti così – prosegue Santagata – la natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. E’ inconcepibile che un’area così vasta di terreno agricolo di pregio venga concessa a scopo industriale su un territorio a vocazione turistica ed ambientale. Lo stesso documento programmatico del nuovo Piano Regolatore di Bevagna ed il piano strutturale, pronto per essere approvato – incalza – non prevede l’espansione di questa cava. Se la nuova amministrazione vuole far avanzare questo tipo di speculazioni sul nostro territorio allora diventa chiaro perché il nuovo Prg è bloccato. Il caso diventa un precedente inaccettabile, senza seguire le più basilari regole della partecipazione cittadina sull’impatto ambientale, perpetuando ancora una volta la logica della politica delle varianti ai nuovi piani regolatori, ulteriore variante ad un piano di fabbricazione di oltre quarant’anni obsoleto e anacronistico, inopportuno rispetto ai nuovi standard di qualità della vita e di salvaguardia del territorio”.
Rifondazione Comunista non risparmia critiche all’amministrazione guidata dal sindaco Annarita Falsacappa, e prosegue nell’affondo.
“Considerare l’operazione come un contributo anticrisi per la fornace, a favore dei lavoratori, è un oltraggio all’intelligenza dei cittadini, oltre che un bieco ricatto morale. Non ci sono atti formali in cui l’azienda dichiara che l’operazione è legata al mantenimento o all’aumento dei posti di lavoro – rilancia Santagata – quindi agli atti si parla solo di business, ne c’è un progetto di sviluppo aziendale agli atti del consiglio che accompagna la variante. Secondo aspetto fondamentale – prosegue – il paesaggio è un bene comune inalienabile, sarebbe inaccettabile barattare la natura per il lavoro. Se viene esercitato, questo ricatto va respinto con forza, occorre avviare immediatamente con l’azienda un tavolo di trattative affinché si trovino alternative e si ritiri la variante”.