Un evento. Più di un balletto, più di un concerto, quello andato in scena in onore del Bauhaus in questo terzo e ultimo fine settimana di Festival di Spoleto è stato un evento.
Uno di quelli unici che ti fanno sentire parte di un “movimento”, di quelli che ti fanno dire “io c’ero”.
Un centenario, per la precisione: 100 anni dalla nascita della Bauhaus, la corrente artistico-architettonica che ha segnato una svolta in quelli che ancora oggi sono considerati i canoni estetici e di design dell’epoca moderna e contemporanea.
Al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, per questa occasione, sono stati dunque allestiti due spettacoli storici del Movimento che raccolse negli anni 20 in Germania alcuni dei maggiori esponenti europei di tutte le discipline artistiche – designers, architetti, musicisti, pittori, uomini di teatro e artigiani – creando contaminazioni tali da cambiare in modo definitivo il mondo dell’arte.
Il Balletto Triadico
La serata si è aperta con il Balletto Triadico, un’ideazione coreografica che il pittore Oskar Schlemmer, tra i maggiori esponenti della Bauhaus, ideò e mise in scena nel 1922 sulle musiche di Paul Hindemith.
Una serie di quadri in cui i ballerini sono come “fusi” con i loro costumi fino quasi a divenire un’oggetto terzo, che vive di un’essenza propria. Ogni componente, la danza, il colore, la musica, i costumi diventano insieme lo spettacolo. Difficile stabilire una prevalenza.
La scenografia è praticamente assente, basta la “fusione” delle arti a riempire il palcoscenico, che si esprime nelle tre principali forme geometriche – quadrato, triangolo e cerchio – da cui in nome Triadico. Tre anche per parti dello spettacolo divise per colore: il giallo, il rosa e il nero.
Le “sculture animate” sono sicuramente una delle migliori sintesi della filosofia Bauhaus. A partire dai materiali utilizzati – uno degli studi principali del movimento – materiali rigidi come la carta pesta, il legno e filo metallico – alle forme insolite degli stessi abiti che inglobano letteralmente i ballerini in nuovi corpi complessi.
Un balletto ancora replicato nella sua versione originale dal 1922, revisionato solo in parte nel 1977 dal ballerino Ivan Liška oggi direttore artistico con la nuova produzione del 2014, tra cui queste date al Festival di Spoleto. Un’opera che ha segnato il passo di una nuova danza e ispirato tanti altri grandi del teatro, tra cui Bob Wilson, che a Spoleto ha portato tanti capolavori.
Quadri di un’esposizione
Nel secondo spettacolo sono altre arti a fondersi ottenendo un altro strepitoso risultato, una “passeggiata” tra le forme e gli elementi dei quadri di Vassily Kandinsky, guidati dalle musiche composte da Modest Mussorgsky.
In questo caso a unirsi sono dunque suono e immagini per un risultato inconsueto e moderno come moderno è il movimento Bauhaus.
Interessante il movimento scenografico che per una volta non è contorno della performance, ma protagonista. Le forme riconoscibili del fondatore della pittura astratta e grande contributore del decennio della Bauhaus, si muovono sul palco per comporre via via dei quadri tridimensionali attraversati dalle note musicali suonate dal Maestro Holger Groschopp.
La realizzazione delle articolate scenografie è stata realizzata grazie alla partecipazione degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
“Quadri di un’esposizione” è stato messo in scena per la prima volta nel 1928 al Friedrich Theater di Dessau, revisionato una prima volta nel 1983 e poi presentato in questa ultima versione del 2019 a cura di Horst Birr e Stefano Laudato.