Questo pomeriggio il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha riferito in Senato sugli episodi di violenza che si sono verificati ieri a Roma, nell’ambito della manifestazione dei lavoratori delle acciaierie di Terni, in presidio sotto l’ambasciata tedesca.”La mia e’ una rigorosa e oggettiva – ha riferito il ministro – ricostruzione dei fatti: ho scelto di venire immediatamente qui a dichiarare che e’ stato un brutto giorno per tutti. Nella mattinata di ieri dalle 9.00 in poi si sono concentrati circa 500 manifestanti dell’Ast davanti all’ambasciata di Germania, nei pressi di piazza Indipendenza. Una parte di loro e’ stata ricevuta ed al termine dell’incontro l’ambasciata ha emesso uno scarno comunicato, che non ha soddisfatto i lavoratori. Poi la Fiom – continua Alfano – ha fatto richiesta di autorizzare un corteo verso il Ministero dello Sviluppo Economico, che non e’ stata immediatamente accolta perché presso il Ministero erano in corso analoghe iniziative sindacali e quindi c’erano difficoltà logistiche e di gestione dell’ordine pubblico. Volevamo evitare ingorghi e confluenze improvvise dei cortei – spiega infine il Ministro – Un folto gruppo di manifestanti ha cercato di imboccare via Solferino, altri hanno preso vie limitrofe che comunque conducono alla Stazione, voce colta da alcuni funzionari di Polizia che erano in servizio a Piazza Dell’Indipendenza. Da qui è scaturito un un breve e concitato contatto fisico tra lavoratori e agenti, che ha portato al ferimento di 4 manifestanti e quattro poliziotti. La situazione è tornata presto alla calma anche grazie all’intervento del segretario generale della Fiom Landini “ha contribuito a riportare la calma ed e’ stata data l’autorizzazione al corteo poi arrivato senza incidenti al ministero”.
In conclusione Angelino Alfano ha affermato che “Il governo e’ lontano anni luce dall’idea di manganellare gli operai, cosi’ come gli operai sicuramente non vogliono scaricare su altri lavoratori come i poliziotti la tensione di momenti difficilissimi”.
Le parole del Ministro non hanno convinto molti esponenti del mondo politico, in particolare quelli del Movimento 5 Stelle, che per mezzo del senatore Stefano Lucidi fanno sapere “del deposito di una mozione di sfiducia” nei confronti del ministro Alfano. “È evidente che se sono bastati pochi minuti per arrivare allo scontro c’era un nulla osta politico” ad usare la forza. “La vostra – ha detto ancora il senatore – e’ una politica estremista e i fatti di ieri sono evidentemente un emendamento al vostro Jobs act”.
Che qualcosa non abbia funzionato come avrebbe dovuto nella gestione dell’ordine pubblico sembra essere confermato dallo stesso Alfano che ha indicato una via per gestire al meglio le situazioni in cui possono verificarsi concentrazioni di manifestanti significative: “Nell’incontro di ieri sera al Ministero dell’Interno con i segretari di Fiom, Fim e Uilm, ho proposto che il Viminale possa ospitare dei tavoli di confronto con le organizzazioni dei lavoratori, per affrontare al meglio le modalità di governance delle manifestazioni di ordine pubblico. Il modo di gestire la piazza deve funzionare sempre di più con il coordinamento di tutti i soggetti coinvolti”.
I parlamentari del M5S eletti in Umbria, Gallinella, Lucidi, Ciprini e l’eurodeputata Agea, affondano poi il colpo contro il Governo sul fondo strategico italiano “Il sangue degli operai ternani versato per difendere il diritto al lavoro chiede una risposta. Risposta che il governo non ha dato alla nostra richiesta di utilizzare le risorse del Fondo strategico italiano. Renzi non aveva detto alla Leopolda che i soldi c’erano? A Roma sono state pestate persone perbene, quelle stesse che noi abbiamo accolto in Parlamento durante l’informativa del ministro Guidi. Nel frattempo ThyssenKrupp vuole favorire solo l’industria tedesca: il piano industriale, infatti, porterà allo spegnimento di uno dei due forni elettrici dell’acciaieria ternana, quando nello stesso momento gli algerini di Cevital Group sperano di acquistare la Lucchini di Piombino per installarne uno nuovo da 2 milioni di tonnellate. Una vera beffa per Terni, dove non ci sono i fondi che invece sono previsti per Piombino. È ora di dire basta alla svendita di asset strategici: solo una seria politica industriale potrà assicurare un futuro al nostro Paese. Sulle acciaierie italiane deve tornare a sventolare il Tricolore”.
Mentre gli scontri di Roma tengono accese le luci dei riflettori sulle reazioni del mondo politico e sindacale, oggi l’Ast ha vissuto un altro giorno nero. Se nella giornata di ieri il Ministro Guidi aveva manifestato un certo ottimismo nel verificare che la multinazionale tedesca aveva in qualche modo contrattato sulla possibilità della messa in mobilità di circa 300 persone invece delle 537 del piano del 17 luglio, oggi è arrivata la doccia fredda della cassa integrazione di 200 lavoratori dell’Ilserv.
Un’altra mossa della stratega Morselli, maestra nel confondere le carte in tavola. “Al di là delle dichiarazioni verbali, i fatti dimostrano che Ast e il suo amministratore delegato continuano a portare avanti il piano di ridimensionamento dell’azienda. Piano verso il quale sindacati e istituzioni si oppongono fortemente”. Queste le parole di Leopoldo di Girolamo, sindaco e presidente della Provincia di Terni, a proposito della notizia di oggi riguardante la messa in cassa integrazione di 200 lavoratori della Ilserv su poco più di 300 totali. “L’Ilserv – prosegue di Girolamo – è una delle aziende strategiche della galassia Ast, un suo ridimensionamento pone inevitabilmente seri interrogativi sul futuro dell’area a caldo e sugli assetti generali del sito produttivo. Per questa ragione torniamo a chiedere con forza al governo, sin dall’incontro di stamattina, di fornire rapidamente elementi di merito che possano contribuire in maniera concreta ad arrestare il processo di depotenziamento della fabbrica e ad evitare l’aumento delle tensioni che possono sfociare in disordini, così come già successo, nonostante il grande senso di responsabilità dei lavoratori”.