Appaltopoli Terni, the day after | Carte, indagati e interrogatori - Tuttoggi.info

Appaltopoli Terni, the day after | Carte, indagati e interrogatori

Carlo Ceraso

Appaltopoli Terni, the day after | Carte, indagati e interrogatori

Indagato anche l’ex assessore che denunciò il presunto malaffare | Gip non accoglie l’arresto per dirigente comunale e legale coop
Gio, 04/05/2017 - 01:27

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Appoltopoli, the day after. Il giorno dopo l’arresto del sindaco Leopoldo Di Girolamo e dell’assessore ai lavori pubblici Stefano Bucari, Terni sembra una città di burro, più che quella dell’acciaio. Fusa, stando alle carte dell’accusa, con quel “sistema politico” che da tanto tempo (almeno 7 anni) avrebbe imperversato per favorire le coop locali. Tanto da far sorgere il dubbio di come mai, se le accuse verranno confermate, non sia stato scoperto e fermato prima. Non fosse che molti degli atti sequestrati nel blitz dello scorso novembre facevano bella figura sul sito dello stesso municipio.

Per il momento il quadro accusatorio avanzato dal pm Raffaelle Iannella, cui è seguito il comunicato stampa del Procuratore capo di Terni che ieri ha fatto sobbalzare mezza Italia all’ora di pranzo, ha resistito alla “prova” del Gip Federico Bona Galvagno il quale ha accolto e disposto l’arresto ai domiciliari del primo cittadino e dell’assessore, commisurando invece ad altri due indagati, il dirigente comunale Renato Pierdonati e il presidente della Coop Alis Carlo Andreuccimisure cautelari meno afflittive: la sospensione dell’esercizio dei pubblici uffici per il primo, il “divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi di imprese anche cooperative per la durata di dodici mesi” per l’Andreucci.

Le difese si preparano intanto a dare battaglia, ritenendo il provvedimento “abnorme” e il quadro accusatorio “inconsistente”. Già domattina si terranno gli interrogatori: alle 9,30 sarà la volta del sindaco Di Girolamo, difeso dall’avvocato Attilio Biancifiori, dopo un’ora quello dell’assessore Bucari, assistito dall’avvocato Roberto Spoldi. Venerdì sarà la volta di Pierdonati, difeso dall’avvocato Salvatore Francesco Donzelli.

Le accuse – Delle 70 pagine circa dell’ordinanza del Gip, le prime 40 dedicate alla posizione dei quattro raggiunti dalla misura cautelare. Il gip sottolinea che gli indagati, con le loro condotte illecite, avrebbero (a vario titolo) dato vita “un vero e proprio sistema ‘contra legem’ di tutti i contratti pubblici relativi al comune di Terni – quantomeno negli ultimi cinque anni – in aperta e insanabile violazione delle normative nazionali ed europee, sapendo di agire nella certezza che tale sistema c’era, c’è e ci sarà e che nessuna indagine o sussulto di legalità potrà farlo venire meno o anche solo scalfirlo”.


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Appaltopoli – l’inchiesta, a leggere tra le righe dell’ordinanza, potrebbe anche riservare ulteriori, clamorose sorprese. Nulla a che vedere con la Tangentopoli che sconvolse Terni agli inizi degli anni ’90. Perché oggi, stando alle carte, non ci sono né dazioni di danaro, né altre utilità, anche Di tipo elettorale. Quello che la Procura definisce un “consolidato sistema illecito”, appare sicuramente come una sorta di ‘cartello’ per le aziende del territorio, coop indubbiamente vicine alla classe politica.

Il Gip nelle prime 10 pagine passa in rassegna la mole di leggi, codici e direttive, comunitarie e non, su cui si basa il mondo degli appalti per l’acquisizione di beni e servizi. Non di meno il rispetto di quelle soglie finanziarie, superate le quali le gare devono essere allargate il più possibile, anche alla concorrenza europea. “E’ infatti un dato acquisito – si legge nell’ordinanza – che, proprio con riferimento particolare agli enti locali, la corretta e puntuale applicazione dei principi in materia di stipula dei contratti garantisce una migliore allocazione delle risorse economiche ed un utilizzo più razionale dei sempre più limitati fondi pubblici a disposizione e permette agli stessi di ottenere prodotti e servizi a favore dei cittadini della migliore qualità disponibile al prezzo più vantaggioso”. Poi l’accusa: il Comune di Terni avrebbe posto in essere “un vero e proprio sistema consolidato di elusione della normativa attraverso il sistematico ricorso ad anomali procedimentali illecite poste in essere all’unico evidente scopo di alterare l’effettività della libera concorrenza”. Per gli inquirenti quindi, Giunta e burocrati avrebbero artificiosamente frazionato i contratti di forniture e servizi in vari lotti così da rientrare sotto la soglia comunitaria e, a seguire, rinnovato o prorogato gli appalti stessi senza giusto motivo. Per decine di volte, in pratica anni.  E sempre alle stesse coop.

Non sarebbe esente da responsabilità neanche il Consiglio comunale che nel 1993, con l’approvazione del Regolamento per “l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate” prevedeva tra i requisiti di partecipazione per forniture sotto soglia comunitaria, l’obbligo per le aziende di avere una “unità locale in uno dei Comuni della zona Sociale n. 10”: una decisione, attuata dalla Giunta con varie delibere nei tre anni successivi, ritenuta “illegittima e discriminatoria”. Così ad esempio nel 2015 veniva frazionato l’appalto per la gestione del verde e decoro urbano in tre lotti: 192mila euro per Terni nord; 188mila euro per Terni centro e 191mila euro per Terni sud, tutti al netto di Iva e oneri per la sicurezza. L’appaltopoli interesserebbe, in un arco che va dal 2011 al 2016, anche la gestione dei servizi cimiteriali nei 16 cimiteri di Terni, il servizio di manutenzione del verde presso il cimitero e il servizio di supporto e assistenza turistica della Cascata delle Marmore. Tante e dettagliate appaiono le contestazioni mosse ai vari indagati: dalla falsa attestazione di elaborati progettuali “in realtà mai redatti” alla falsa attestazione di membri delle Commissioni aggiudicatrici in realtà assenti ai seggi d’asta. Accuse che si basano anche su intercettazioni e forse pedinamenti degli indagati, visto che l’Ordinanza parla anche di incontri tra amministratori e rappresentanti delle coop. Il tutto facente parte di “un medesimo disegno criminoso inteso ad alterare nel corso del tempo e fino all’attualità il regolare funzionamento delle gare necessarie per l’aggiudicazione dei contratti pubblici stipulati dal Comune e la libera partecipazione alle stesse, all’evidente unico ovvero principale scopo di favorire sempre le stesse cooperative, operanti sul territorio ternano e vicine al Governo dello stesso ente territoriale”.

Il parere del Segretario – a rafforzare il convincimento dell’accusa è anche il parere del giugno 2015, rinvenuto dagli inquirenti nel corso dei sequestri di novembre,  con il quale il Segretario generale Giuseppe Aronica, “dettava  gli indirizzi circa le modalità di affidamento dei contratti pubblici e le problematiche delle spese relative divise per dodicesimi”. Un documento che metteva all’attenzione dei dirigenti e della Giunta alcuni aspetti circa “la pericolosità dei frazionamenti…” concludendo che “per ciascuna fornitura di un bene o servizio a carattere continuativo ciascuna Direzione doveva provvedere ad effettuare una programmazione del fabbisogno per almeno un triennio…”

Le altre inchieste – per il Gip non è di secondaria importanza che il Comune sia al centro di altre inchieste e indagini per altri acquisti. Leggiamo: “…risultano altresì contestati in altro procedimento penale…per il quale il PM, concluse le indagini, ha già avanzato richiesta di rinvio a giudizio, gli stessi reati…per aver aggiudicato in modo illecito gli ulteriori contratti pubblici relativi al trasporto e trattamento del percolato dell’ex discarica RSU di Vocabolo Valle, adottando analoghe condotte illecite a quelle prima descritte, nell’arco temporale che va dal 2009 al 2015”. Ma non è tutto. “Risultano essere in corso ulteriori indagini aventi anch’esse ad oggetto l’aggiudicazione illecita di altri contratti pubblici relativi alla gestione delle mense scolastiche del Comune di Terni”. Insomma, a sentire l’accusa, una vera e propria appaltopoli.

Appaltopoli – Ma per tutti e 25 gli indagati l’ipotesi di reato – sempre a vario titolo – è il concorso nella turbativa d’asta in una serie di appalti che riguardano il verde pubblico, ma anche i servizi cimiteriali e come noto i servizi turistici sulla Cascata delle Marmore che avrebbero favorito sempre le stesse cooperative. Il gip parla di “frazionamento illegittimo delle gare pubbliche, omettendo di garantire la individuazione della proposta migliore per assecondare la ‘par condicio’ tra le imprese concorrenti”.  Ma un’ulteriore, grave e illegittima condotta tenuta dagli indagati sin dal 2013 (e infatti sono indagati anche ex amministratori, ndr) si sarebbe verificata da quando il Consiglio comunale, all’epoca dei fatti contestati, e i componenti delle varie Giunte che si sono succedute nel tempo hanno, “approvato il ‘Regolamento per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e con disabilità in cui, tra i requisiti di partecipazione per la fornitura di beni e servizi sotto soglia comunitaria, è stato espressamente previsto l’obbligo di possedere un’unità locale in uno dei Comuni della Zona sociale 10, senza giustificare minimamente le motivazioni di tale illegittima previsione, che avrebbero dovuto invece, ove eventualmente sussistenti e giustificabili, essere riportate e valutate in concreto; e successivamente con le delibere di Giunta hanno dato attuazione al citato regolamento, non avanzando alcuna obiezione o riserva sull’applicazione in concreto di tale illegittimo e discriminatorio requisito (…) al solo evidente ed illecito fine di potersi avvalere con tale stratagemma (…) di procedure più snelle e semplificate della negoziazione e delle norme di disciplina delle cooperative”. 


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Le difese – “E’ una misura cautelare che si inserisce in un contesto di elementi non significativi – commenta l’avvocato Biancifiori -, contrasteremo questo provvedimento che non trova alcun presupposto sia sotto il profilo oggettivo, sia soggettivo. Nel leggere l’ordinanza non ci sono elementi di novità rispetto al quadro accusatorio che si era fin qui delineato; non vedo neanche il pericolo della reiterazione. Peraltro proprio il sindaco, vista l’attenzione rivolta dall’autorità giudiziaria, aveva fermamente voluto sottoporre le ultime delibere all’Anac, proprio perché l’agire amministrativo fosse accurato”. Sullo stesso tono l’avvocato Roberto Spoldi: “Rigettiamo e contestiamo la misura cautelare – dice il legale dell’assessore Bucari -, attendiamo l’interrogatorio di garanzia al termine del quale chiederemo la revoca della misura cautelare ai domiciliari. Misura che in ogni caso sottoporremo al Tribunale del Riesame. Dalla lettura degli atti non emerge nessuna novità rispetto a quanto emerso nella perquisizione dello scorso novembre”. Scende più nel dettaglio l’avvocato Salvatore Francesco Donzelli (difende anche altri due funzionari municipali) il cui assistito, il dirigente Pierdonati, aveva chiesto e ottenuto dalla Procura di essere interrogato: “Per quanto riguarda i fatti contestati in merito alla gestione del verde, il Bando era regolare in quanto la procedura di frazionamento è consentita dal Codice degli Appalti che inquadra appunto il ‘verde’ tra i servizi esclusi, è stato fatto in esecuzione della delibera del Consiglio comunale ratificata dalla Giunta e senza alcun margine di discrezionalità per funzionari e dirigenti. Per quanto riguarda i servizi cimiteriali è stato revocato un bando di gara su ricorso di una coop per ragioni estremamente fondate, tant’è che nessuno ha impugnato l’atto di revoca. Nelle more della celebrazione del nuovo appalto si è così ritenuto di proseguire il servizio essendo impensabile che rimanesse scoperta la tumulazione ed estumulazione delle salme”, conclude Donzelli.

Tutti gli indagati – sono in una posizione meno complicata, sotto il profilo giudiziario, gli altri 23 indagati finiti a vario titolo nelle inchieste coordinate dalla Procura e condotte dalla Squadra mobile della Questura e dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Terni. Tra funzionari e dirigenti comunali risultano i nomi di Luciano Sdogati, Federico Nannurelli, Paolo Neri, Vincenza Farinelli, Pasquale Sabatelli, Stefano Marinozzi e Claudio Brugia; gli attuali assessori Francesca Malavoglia (in qualità di vice sindaco è stata chiamata da ieri a reggere le sorti del municipio) e Emilio Giacchetti insieme agli ex amministratori Francesco Andreani, Giorgio Armillei, Renato Bartolini, Luigi Bencivenga, Roberto Fabrini, Cristian Falchetti, Simone Guerra, Marco Malatesta, Libero Paci, Sandro Piermatti, Carla Riccardi, Silvano Ricci e  Daniela Tedeschi. Indagato anche Stefano Corsi quale presidente della coop Actl. Le accuse a vario titolo vanno dalla “turbata libertà degli incanti” al falso ideologico.

Amara ironia – Non è ancora chiaro da dove sia partita l’inchiesta, diramatasi poi nei tanti rivoli dei vari appalti. Da più parti sembra però che a consolidare il convincimento degli inquirenti siano state le dichiarazioni dell’ex assessore Bencivenga, finito anche lui nella morsa stretta dalla Procura su Palazzo Spada. Ma non è l’unica amara ironia. Qualcuno oggi, all’apparire del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, precipitatosi a Terni sull’onda del clamore giudiziario dell’inchiesta, faceva notare come la sua presenza mal si addiceva a contrastare le Giunte Di Girolamo: “ammesso che le accuse trovino conferma, parla proprio Salvini che blatera sempre di difendere le aziende del territorio, di federalismo e di uscire dall’Europa?” ironizzavano nel pomeriggio un gruppetto di pensionati davanti al Palazzo.

Carlo Ceraso e Sara Minciaroni

© Riproduzione riservata

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