Sarà forse l’aria francescana, ma da Assisi arriva una timida apertura sullo ius soli, ossia la cittadinanza italiana a chi, anche da genitori stranieri, nasce in Italia da parte del capo del Governo. Il saluto di Giuseppe Conte si apre con il premier che si dice “felice e onorato di prendere parte a questa cerimonia, un passaggio di consegne – quello della lampada pace – simbolico ed evocativo, all’insegna dei valori universali e della pacifica convivenza tra i popoli. La città che ci ospita è misteriosa, sintesi di natura, arte, storia e religione. E non dobbiamo dimenticare che Assisi fu testimone di una meravigliosa avventura divina, una sorprendente santità, quella di Francesco“.
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Sulla scia anche di questo misticismo, Conte ammette che lo ius soli “non è nel contratto di governo, ma auspico che si avvii nel Paese, nelle sedi opportune, una riflessione serena sul tema. Si può valutare la nascita sul territorio italiano che sia però collegata ad un percorso di integrazione serio , con la conoscenza della nostra cultura e la condivisione di valori comuni. Lo ius soli apre una prospettiva diversa, anche se la nascita in un determinato luogo è un criterio che di per sé non vale molto: può essere un ‘incidente geografico‘”, ha spiegato Conte.
Ma, per il resto, il premier non è arretrato (o avanzato) sulla linea tenuta finora. Nel corso dell’incontro – dibattito che Conte, il Re di Giordania e la Merkel hanno avuto con duecento tra rifugiati, migranti e studenti, alla domanda di una studentessa del liceo Properzio di Assisi su cosa significhi esattamente aiutarli a casa loro, Conte ha spiegato che la frase “non significa rimanere indifferenti ma investire maggiori risorse dall’Europa nei paesi di origine dell’ immigrazione e soprattutto saperle investire. L’ Ue – ha detto il premier – deve affermare un nuovo modello di cooperazione in particolare con i paesi africani, perché quello vecchio non va più bene: occorre un partenariato tra pari. Stiamo cercando di realizzarlo e mi sto battendo per questo. Però l’ Italia da sola non può fare molto“.
L’incontro è stato l’occasione per mettere a fuoco i rapporti tra Italia ed Europa. “In passato Italia e Europa non hanno brillato per efficacia nelle risposte. Anche per questo, oggi in Italia c’è molta intolleranza: negli anni passati sono arrivate centinaia di migliaia di persone e l’Italia, nonostante sia inserita in ordinamento sovranazionale, l’Ue, è stata lasciata sola. Anche Junker lo ha riconosciuto“. Il premier ha anche spiegato che “l’accoglienza indiscriminata non è accoglienza, ma mancata integrazione che crea diffidenza e paura: serve una politica dell’integrazione che in passato è mancata a fronte di sbarchi incontrollati“. Conte ha infine sottolineato che “Stiamo lavorando molto con i paesi di origine e di transito”, ma anche perché “uno sbarco in Grecia, a Malta o Spagna sia considerato uno sbarco in Europa: la nostra politica sull’immigrazione è spesso fraintesa, spesso riduttivamente veicolata, affidata a un messaggio semplificato che risulta fuorviante, in realtà è articolata e complessa. Vogliamo assistere i paesi di origine e transito e investire sul capitale umano“.
Consegnata a Re Abdullah II Ibn Al Hussein la Lampada della Pace 2019 “Le affidiamo il sogno della fraternità universale”
Prima dell’agape fraterna, Conte e il Re di Giordania hanno avuto un breve bilaterale. È seguito il pranzo, e lo scambio di doni. La cancelliera Merkel, invece, ha donato una porzione del muro di Berlino ai frati del Sacro Convento e alla città di Assisi. Si tratta di un “artefatto molto raro”, proveniente dalla seconda generazione del muro di Berlino, che nel 1965 circa fu costruito anche in molti parti della Ddr (Repubblica Democratica Tedesca)”. È stato dipinto dall’artista S.H.E.K., uno dei primi a realizzare i “colorati e suggestivi” graffiti sul muro di Berlino, tanto che in quegli anni ha dipinto più di 200 metri dello stesso muro.
Il frammento di muro sarà collocato nel giardino della memoria, in prossimità di una croce armena e di un barcone usato per l’ultima volta sei anni or sono per una delle traversate della speranza dalla Libia a Lampedusa, segni eloquenti di altri drammi della storia dell’umanità.
“Li custodiremo – ha detto padre Mauro Gambetti – come segni capaci di illuminare il futuro. Infatti, i nostri padri ci hanno raccontato di aver visto un uomo, crocifisso, morto e sepolto, presentarsi dopo tre giorni vivo, nel suo vero corpo; portava ancora i segni della passione, nelle mani, nei piedi e nel costato. Quest’uomo era Gesù di Nazareth, cui Francesco, totalmente rapito dal desiderio di Lui, fu assimilato anche nella carne, insignito delle sacre stimmate. Noi crediamo fermamente che dalle ferite risanate del Risorto sgorga copiosa una luce e una potenza di vita capaci di trasformare ogni dramma dell’umanità in una sorgente di amore e di pace, dalla quale tutti possiamo attingere sapienza e forza. Grazie Cancelliera Angela. Grazie Germania, per la luminosa testimonianza offerta nel superare di slancio il muro di Berlino. Tra poco, benedicendone il pezzo che ci avete donato, chiederemo a Dio di far risplendere anche attraverso l’antico muro frantumato la profezia della pacifica convivenza tra i popoli”.
“Mi trovo qui – ha detto la cancelliera Merkel – in un momento importante e bello. Questo muro in passato è stato terribile, ha spaccato Berlino e la Germania in due, ha diviso famiglie. Pensavo non potesse mai crollare invece per miracolo si aprì. Ci fa piacere che sarà posizionato nel vostro parco della memoria. Grazie”.