L’Umbria, un tessuto “sano”, assediato in maniera sempre più pressante e visibile dalla criminalità organizzata che, purtroppo, si sta infiltrando in maniera stabile sul territorio, ormai suddiviso per talune attività, prima tra tutte la gestione del mercato degli stupefacenti, in vere e proprie zone di influenza, con conseguente stato di assoggettamento della popolazione. E’ questo in estrema sintesi il quadro che emerge dell’Umbria dalla relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia presentata ieri a Roma dal Procuratore nazionale antimafia e terrorismo, Franco Roberti.
Anche l’Umbria si colloca così, come si legge nella relazione, tra le regioni in cui si registra una forte presenza di cosche di ‘ndrangheta e l’analisi delle risultanze dell’attività, svolta dalla DDA di Perugia nell’anno 2015, evidenzia un pericoloso trend evolutivo nella dimensione quantitativa e qualitativa dei fenomeni criminali organizzati, con gruppi stabilmente insediatisi nel territorio ove hanno assunto caratteri di autonomi sodalizi, seppur sempre collegati all’organizzazione “madre” calabrese.
Detenuti in carcere e business del terremoto. La tranquillità ambientale, la ricchezza derivante dalle floride attività produttive del territorio, la poca dimestichezza della popolazione a riconoscere i tipici segnali della presenza mafiosa, hanno favorito secondo la Dna, progressivi insediamenti personali ed economico-produttivi di interi nuclei di famiglie mafiose, in particolare proprio di ‘ndrangheta, che, stabilitesi in Umbria per avvicinarsi a familiari detenuti o sottoposti a soggiorni obbligati, o attirati dal business della ricostruzione successiva al terremoto del 1997, hanno trovato in questo territorio le condizioni ambientali idonee per poter attuare in maniera silente una progressiva infiltrazione criminale ed economica.
Tra le grandi opere “attenzionate” dalla Dna anche la “Quadrilatero Marche – Umbria”, monitorate – si legge – affinché le stesse non siano oggetto di tentativi di infiltrazione.
‘Ndrangheta. Non poteva mancare nel rapporto un chiaro riferimento a Quarto Passo. L’evidenza più forte di un consolidato insediamento di ‘ndrangheta nella città di Perugia si è oggettivizzata infatti nelle risultanze, dell’inchiesta Quarto Passo , appunto, che hanno portato all’individuazione di un sodalizio, prevalentemente composto da calabresi legati ai Farao di Cirò, storica famiglia di ‘ndrangheta del crotonese, dedito ad attività estorsiva, atti intimidatori incendiari ai danni di esercenti, attività commerciali e produttive, usura e traffico di stupefacenti. L’indagine ha fotografato anche la contestuale infiltrazione economica, soprattutto nel settore dell’edilizia, strumentale ad acquisire una facciata “pulita”; molte delle attività economiche acquisite, dopo essere state spogliate di ogni utilità, venivano fraudolentemente condotte al fallimento. Il 10 Dicembre 2014 è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare a carico di 61 indagati a cui è stata contestata l’associazione mafiosa, con contestuali ed ingenti sequestri.
Traffico di essere umani. La tratta degli esseri umani e la riduzione in schiavitù è un fenomeno che è sempre stato abbastanza diffuso nel perugino anche per la presenza di numerosi locali notturni dove avviene lo sfruttamento sessuale di giovani donne provenienti particolarmente da Paesi dell’Est Europa. I carabinieri del Comando Provinciale di Perugia, hanno delineato una vera e propria organizzazione dedita alla tratta di esseri umani. Come l’ indagine del ROS denominata “FREEDOM”, avviata nel 2008, che ha individuato un sodalizio multietnico,attivo in Umbria ed in altre aree del Paese nella tratta e nella riduzione in schiavitù di giovani immigrate, anche minorenni, provenienti principalmente dall’Est Europa, sfruttate sessualmente all’interno di night club gestiti da italiani. Il 14 giugno 2014, la Procura Distrettuale Antimafia di Perugia ha emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di 54 indagati per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani.
Il “pool” di Perugia. L’assetto organizzativo della DDA di Perugia, fino ad oggi composta dalla dott.ssa Valentina Manuali e dal dott. Giuseppe Petrazzini, attraverso un recentissimo provvedimento del 3 Novembre 2015 del nuovo Procuratore dott. Luigi De Ficchy si è ampliata con la designazione del Procuratore aggiunto dott.ssa Antonella Duchini quale componente la DDA, con il compito di verificare le direttive impartite e coordinare il lavoro dei colleghi nei diversi ambiti territoriali di competenza.
Lo spaccio. Per quanto concerne il traffico di sostanze stupefacenti l’Umbria e, in particolare la città di Perugia, da lungo detiene il triste primato di una delle Regioni dove più alta è la domanda e l’offerta di sostanze stupefacenti. L’enorme disponibilità di ogni genere di sostanza, unitamente al basso prezzo determinato dal regime concorrenziale delle tante organizzazioni criminali che operano sul territorio, ha potenziato la domanda dei consumatori, ricomprendendo tra questi non solo la popolazione locale e i numerosi studenti fuori sede dell’ Università perugina, ma anche giovani provenienti dalle vicine province di Terni, Arezzo e soprattutto Siena. Il dato si ricava dall’incremento dei sequestri operati dalle Forze dell’ordine nell’anno di interesse, dai quali si evidenzia l’aumentata commercializzazione di cannabis e droghe sintetiche. L’illecito mercato è gestito prevalentemente da organizzazioni di extracomunitari (albanesi, maghrebini, sub sahariani) che utilizzano canali di approvvigionamento internazionali; le risultanze investigative evidenziano che il mercato al minuto degli stupefacenti viene gestito in maniera capillare e quasi esclusiva sul territorio da cittadini tunisini mentre la gestione dei traffici internazionali è appannaggio degli albanesi e soprattutto dei nigeriani. L’enorme flusso di denaro generato dai traffici, oltre ad essere reinvestito nell’acquisto di ulteriori partite di sostanze stupefacenti, torna nei Paesi di origine, salvo alcuni investimenti immobiliari effettuati nella Regione.
Traffico organizzato di rifiuti. Numerosi, si legge nel rapporto, sono anche i procedimenti in materia di violazioni ambientali e in particolare di traffico organizzato di rifiuti. Le più recenti evoluzioni di una importante indagine in materia di traffico organizzato di rifiuti hanno portato a galla collegamenti tra alcuni degli indagati e soggetti legati alla criminalità organizzata; i dati emersi dall’indagine hanno determinato l’emanazione di interdittive antimafia da parte del Prefetto di Perugia che hanno coinvolto, come noto, anche Gesenu.
Il monito della Dna- Il rapporto si conclude con un forte monito: “A fronte di detta situazione poco tranquillizzante, è auspicabile che l’organismo fondamentalmente sano della Regione trovi al più presto gli anticorpi giusti per evitare non solo che il territorio del distretto diventi facile territorio di conquista per ogni forma ed etnia criminale; ma, soprattutto, che ci si possa assuefare o, peggio ancora, accomodare in situazioni di apparente vantaggio, prima tra tutte l’apporto di denaro nelle attività imprenditoriali ed economiche in notoria crisi di liquidità”.
(Hanno collaborato Carlo Vantaggioli e Cristiana Mapelli)
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