Sara Minciaroni
Il corpo di Andrea Antonelli rientrerà in Italia domani intorno alle 11. Un volo speciale da Mosca lo porterà a Fiumicino dove il padre Arnaldo, la madre Rossella e il fratello Luca saranno ad aspettarlo con amici e parenti. Poi il viaggio verso casa. L’ultimo per il pilota di Castiglione del Lago che domenica ha perso la vita sul circuito di Mosca durante la gara del mondiale Supersport classe 600. E' morto un campione. Ma soprattutto un ragazzo, un bravo ragazzo di 25 anni. Andrea Antonelli è morto mentre faceva quello che più amava fare nella vita: correre in moto. Era il primo giro di pista: Andrea lungo il rettilineo si è trovato davanti la moto ferma del pilota Roccoli, non è riuscito ad evitarla e gli è finito addosso. Poi la caduta, in mezzo alla pista, sotto una pioggia torrenziale. I primi tre che arrivano riescono a schivarlo. Alzano il braccio per fermare la gara, ma è inutile, dietro di loro c'è la moto di Lorenzo Zanetti, che lo colpisce in pieno.
Rientrato da Mosca con un volo preso nel cuore della notte, il padre Arnaldo rilascia un’intervista straziante nella quale racconta come ha vissuto quei momenti. In mano stringe un rosario, lo stesso che aveva con sè il giorno della gara, quando un brutto presentimento lo aveva assalito prima della partenza. “Io lo riconosco in mezzo a trenta anche in lontananza, l'ho visto partire non bene perchè la moto gli è scivolata un pò, l'ho visto tra i primi 15 alla prima curva poi sono entrati in un settore che non vedevo. Quando li ho rivisti tutti sfilati e lui non c'era mi hanno detto che era caduto. L'ho visto quando lo portavano con la barella al centro medico, ma sono stati momenti interminabili. Accendevano l'elicottero allora non sapevo se sperare che lo portassero via o no. Poi ho visto un giornalista che piangeva e allora ho capito che era morto. Cercavano di guadagnare del tempo per non dirmelo. Non mi dicevano niente, il loro medico faceva la spola tra l'ambulanza e il centro medico. Quando mi guardava Corbascio, dai suoi occhi, capivo che non avevo speranze, però speravo lo stesso e aspettavo. Mi dicevano di stare tranquillo che era sedato, che era così a causa del coma. Poi è uscita la dottoressa, e mi ha detto che non ce l'aveva fatta”. Andrea Antonelli era un ragazzo che voleva correre: “Non potevi dirgli di non fare quello che faceva. I rischi c' erano e lo sapevamo. Ma lui era convinto che poteva arrivare a quel sogno e il nostro rammarico oggi è solo di non aver avuto il tempo di portarcelo”.
E poi Arnaldo parla della pioggia, di quelle condizioni di pista incriminate: “Per noi quelle sono le condizioni normali. Era possibile gareggiare. Andrea cercava l'acqua per potere arrivare tra i primi. Per cui che posso dire? Se quando pioveva lui sentiva di potersela giocare con i piloti e dava il massimo perchè sapeva che la pioggia mette tutti sullo stesso livello ed è proprio lì che viene fuori il pilota. E' stata una tragedia. Inevitabile. Non c'era niente che Zanetti potesse fare. Il suo sogno era arrivare in Superbike, il nostro dolore non aver fatto in tempo a portarcelo”.
Per volontà dei genitori, la camera ardente sarà allestita nella chiesa parrocchiale de Le Macchie, la frazione di Castiglione del Lago dove risiedeva Andrea con la famiglia. La cerimonia funebre si svolgerà invece nel campo sportivo di San Fatucchio, altra frazione di Castiglione del Lago, adiacente a Le Macchie, con buona probabilità alle 18.00 di giovedì 25 luglio.
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