Mercoledì 6 marzo 2019 ad Ancarano di Norcia, presso la sala dei moduli abitativi, è stato presentato il restauro del Cristo Crocifisso di Benedetto da Maiano proveniente dalla chiesa della Madonna Bianca. L’intervento è stato eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze grazie al progetto di recupero delle opere d’arte mobili compromesse dai terremoti del 2016, realizzato in accodo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria.
Alla presentazione del restauro sono intervenuti: l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, la soprintendete Marica Mercalli, il sindaco di Norcia Nicola Alemanno il direttore dell’Opificio delle Pietre Dure Marco Ciatti, il restauratore Peter Stiberc.
Da domani 7 marzo e fino al 6 aprile verrà esposto nella Cattedrale di Spoleto, all’interno della Cappella delle Reliquie, e potrà così essere ammirata e offerta alla devozione dei fedeli della diocesi di Spoleto-Norcia. Poi, dal 7 aprile e fino al 14 luglio, il Cristo verrà esposto presso l’importante mostra “Verrocchio il Maestro di Leonardo” che si terrà al Museo Nazionale del Bargello di Firenze.
Don Luciano Avenati, parroco dell’Abbazia di S. Eutizio in Preci, nel saluto iniziale ha parlato di “momento di festa e di speranza per la comunità“.
L’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha detto che eventi come questo “sono delle iniezioni di speranza importante, ci dicono che è possibile ripartire dopo i terremoti grazie alla sinergia tra le persone e tra di esse e le istituzioni. Presentiamo questo restauro nel Mercoledì delle Ceneri, avvio della Quaresima: una coincidenza significativa che ci fa pensare all’umanità di Dio, che emerge chiaramente in questo bellissimo Crocifisso. Ora è qui, ma è senza casa, è profugo come tanti di voi a cui il terremoto ha tolto la casa, come quelle persone che tentano di rifugisrsi in altre terre a causa della guerra, alla ricerca di accoglienza e comunità. Così è per questo Cristo, che aspetta di essere nuovamente accolto nella chiesa della Madonna Bianca di Ancarano”.
La soprintendente Marica Mercalli ha definito il Cristo “un’opera di straordinaria importanza perché di Benedetto da Maiano, il quale ha realizzato un Cristo simile, quasi identico, conservato nella Cattedrale di Firenze. In Valnerina, infatti, nel ‘400, c’erano importanti contatti con la scuola fiorentina rinascimentale e questo Cristo lo testimonia. Oggi questo legame si rafforza grazie all’Istituto nazionale dell’Opificio delle Pietre Dure che ha sede nel capoluogo toscano e che ha curato il restauro. Far tornare queste opere a casa, anche se solo per poche ore, era un impegno voluto e mantenuto della Sovrintendenza e della Diocesi”.
Marco Ciatti direttore dell’Opificio delle Pietre Dure ha parlato di questa opera come di “un capolavoro assoluto, restaurato dal settore sculture lignee dell’Opificio. Come ente, ha detto, siamo sempre in prima fila dopo i terremoti per il restauro delle opere, è un dovere morale”.
Il restauratore Peter Stiberc ha illustrato le varie fasi del recupero e ha detto che “confronti tecnici e visivi, così come pure le radiografie, hanno dimostrato che il Cristo di Ancarano è quello di Firenze sono perfettamente sovrapponibili, dello stesso materiale, e quindi entrambi di Benedetto da Maiano“.
Il sindaco di Norcia Nicola Alemanno ha detto che per noi “è emozionante che un’opera torni nel nostro territorio dopo il sisma. Tanta strada è ancora da fare e ne siamo consapevoli, ma ci impegneremo per riappropriarci quanto prima di tutto il nostro patrimonio. Grazie all’Arcivescovo per aver permesso la mostra a Siena delle opere ferite: da allora molte opere sono in giro per musei e ciò consente a tanti di conoscere il nostro territorio”.
“Il fatto che il crocifisso sia qui già restaurato e in tempi più brevi del previsto – ha aggiunto Alemanno – dà speranza. Tutti noi stiamo lavorando per far sì che il nostro patrimonio storico artistico possa essere recuperato e possa tornare ad essere ammirato nel proprio territorio a partire dal prossimo recupero del museo della Castellina. Abbiamo avuto modo di apprezzare la grande qualità del lavoro dell’opificio delle pietre dure di Firenze già in occasione del restauro della Madonna col Bambino in gloria recuperata dalla Basilica di San Benedetto. E’ una grande emozione riuscire ad interagire con quelle opere e cogliere i dettagli e l’ amore con il quale i tecnici svolgono il loro lavoro; è qualcosa che da serenità perché si è consapevoli che le nostre opere sono nelle migliori mani possibili”.