Agricoltore in balìa dei cinghiali "Danni continui, non prendo 1 euro da 7 mesi" - Tuttoggi.info

Agricoltore in balìa dei cinghiali “Danni continui, non prendo 1 euro da 7 mesi”

Davide Baccarini

Agricoltore in balìa dei cinghiali “Danni continui, non prendo 1 euro da 7 mesi”

L'azienda dell'umbertidese Osvaldo Nimbi vessata dalle innumerevoli incursioni di ungulati che distruggono coltivazioni, "Istituzioni non mi considerano, costretto a rivolgermi ai Servizi sociali"
Sab, 25/07/2020 - 10:33

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In balìa dei cinghiali (e non solo) da anni. “Mi sono rivolto a chiunque, dalla Regione al Comune, passando per Atc e Confagricoltura, ma nessuno è stato in grado di aiutarmi”.

Incubo cinghiali

E’ un grido di allarme esasperato e disperato quello di Osvaldo Nimbi, che vive del solo lavoro nella sua azienda agricola di Badia San Cassiano (Umbertide), stipulando contratti di produzione con la Grande Distribuzione Organizzata locale. “Da gennaio, però, – precisa- a causa dei danni da fauna selvatica, non ho guadagnato un solo euro“.

Danni e perdite annuali di migliaia di euro

Fin dal 2018 (e fino a questa notte), nei suoi 8 ettari di terreno ereditati dal padre, cinghiali, caprioli, cervi ed istrici scorrazzano nei suo campi, danneggiando le sue numerose coltivazioni di cocomeri, cardi, cavoli, cime di rapa, fagioli, zucche e meloni. “Subisco perdite per migliaia di euro ogni anno, 5-6 mila secondo la perizia tecnica dell’Atc, anche se garantisco che per me sono più del doppio. Molti dei prodotti danneggiati, infatti, non possono essere venduti ai supermercati perché non rispondenti agli standard qualitativi”.

In 2 anni ho subito oltre il 50% di danni ai meloni. Ho dovuto anche smetterne la coltura. Quest’anno su 2400 piante di cardi me ne sono rimaste 1000, di 400 piante di zucca solo 7…

Incontri “ravvicinati” con cinghiali (e non solo)

Negli anni, però Nimbi ha avuto anche incontri molto ravvicinati con gli ungulati in questione, venendo travolto da ben due cinghiali e da un capriolo solo negli ultimi 12 mesi. “La mia condizione di salute vede un’invalidità del 67%, che non mi riconosce un trattamento pensionistico. Sono quindi costretto a continuare la mia attività che, di fatto, è la mia unica fonte di reddito. In più gli infortuni legati alle collisioni con i cinghiali hanno aggravato ancora di più la mia salute

Quello che ho ottenuto finora dall’Atc sono solo due gabbie (piccolissime) e una recinzione elettrica, anche se ho subito il furto di due batterie che alimentano i fili, rendendo di fatto inutile la stessa protezione

“Indennizzi non congrui con realtà”

Per quanto riguarda gli indennizzi che l’Atc riconosce alle coltivazioni danneggiate (che arrivano anche con un ritardo di un anno) “questi – dice Osvaldo – non sono congrui con la realtà: nel 2019, ad esempio, ho ricevuto 100 euro, spendendone 900 solo per la perizia. Inoltre quest’ultima viene fatta di solito dopo minimo 7 giorni dalla richiesta, con il perito che non riesce a quantificare il danno reale dei prodotti, già in fase di marcescenza”.

E mentre la Regione starebbe lavorando ad un piano di contenimento più rigido, invocato a gran voce dal presidente di Coldiretti Umbria Albano Agabiti, Nimbi sottolinea che nella sua situazione “non basterebbero nemmeno gli abbattimenti selettivi: nel mio caso, infatti, anche se c’è un solo cinghiale o un solo capriolo sono comunque danni rilevanti”.

“Istituzioni non mi considerano”

Il tutto si è aggravato per la scarsa considerazione del mio problema soprattutto da parte delle istituzioni a cui ho chiesto aiuto. Portare a casa un tozzo di pane è diventato davvero difficile. Il mio unico lavoro è questo e vedere vanificati i miei sforzi, sia economici che fisici, da cause non imputabili a me medesimo non è più tollerabile

Ad oggi – conclude Nimbi – il mio caso viene gestito come problema (ossessione) da evitare piuttosto che da affrontare e risolvere. Infatti dopo anni mi ritrovo senza risposte e senza una sola porta aperta (c’è anche chi mi ha bloccato le chiamate). Sono stato costretto a rivolgermi perfino ai Servizi sociali. Ora come ora sto maturando l’ipotesi che anziché fare impresa con la coltivazione di ortaggi forse sarebbe il caso che intraprendessi un allevamento di fauna selvatica o di cinghiali…

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