Un agente della Municipale di Perugia condannato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di una minorenne dovrà adesso pagare 30 mila euro per il danno all’immagine procurato al Comune di Perugia. La sentenza della Corte dei Conti è arrivata nei giorni scorsi per una vicenda balzate alle cronache negli anni precedenti.
M.S. di 51 anni era finito nell’inchiesta dei carabinieri di Corciano che stavano indagando su un appartamento a luci rosse, dove avrebbe svolto l’attività di meretricio una baby-squillo polacca, all’epoca sedicenne. Il pubblico ufficiale è stato condannato con una sentenza passato in giudicato nel 2014 a quattro anni di reclusione e 12 mila euro di multa. Acquisita quella sentenza la procura della Corte dei Conti ha avviato il procedimento chiedendo la condanna al pagamento della somma di euro 30mila, oltre rivalutazione, interessi e spese di giudizio, a titolo di risarcimento del danno all’immagine della pubblica amministrazione cagionato dall’ormai ex agente della Municipale.
La Corte dei Conti nella sentenza spiega come, “il giudice penale di primo grado ebbe ad affermare che quando si verificarono i fatti per cui è processo lo stesso M.S. era in servizio quale pubblico ufficiale ed in particolare quale agente di polizia giudiziaria; constatato l’esercizio in itinere dell’attività di induzione e favoreggiamento della prostituzione della B. in danno della minorenne egli aveva l’obbligo di attivarsi per l’interruzione dell’attività delittuosa in corso e l’omissione dell’inadempimento di tale obbligo vale a configurare una compartecipazione al delitto” e ancora “Ciò considerato, il Collegio, alla luce della gravità dei fatti commessi dallo S., nonché della loro particolare capacità lesiva dell’immagine, dell’onore e del prestigio del Corpo della Polizia Municipale del Comune…ritiene di accogliere la richiesta della Procura”.
Nel 2002 la giovanissima denunciò ai carabinieri di essere stata sfruttata in un appartamento di Olmo Valle e lanciò accuse precise contro la sua maitresse. Tramite il tesserino riconobbe anche, durante il suo ‘lavoro’ di prostituta, un uomo in divisa: un vigile urbano. I carabinieri — sentendo la vittima — strinsero il cerchio intorno ai “clienti” individuando anche quel poliziotto.