In Afghanistan la situazione è critica; la città di Terni si schiera al fianco della popolazione e delle donne afghane esigendo corridoi umanitari.
L’Afghanistan e l’offensiva talebana: Terni ha organizzato un presidio a favore della popolazione, e, soprattutto, delle donne afghane. Martedì 24 agosto decine di Magliette Mosse sono scese in Piazza della Repubblica a chiedere corridoi umanitari per quanti tentino la fuga dai Talebani.
Afghanistan dal 15 agosto 2021 è in mano ai Talebani
L’Afghanistan, dopo venti anni di guerra, torna in mano ai Talebani, sotto il nome di “Emirato Islamico dell’Afghanistan”; dal 15 agosto, di fatto, il Presidente è il Mullah Abdul Ghani Baradar. L’offensiva era partita lo scorso maggio, e nessuno avrebbe potuto ipotizzare un’avanzata così repentina delle milizie islamiche. Le toccanti immagini degli afghani terrorizzati e disorientati all’aeroporto di Kabul, “metafora” di una paese in preda al panico, sono sotto gli occhi di tutto il mondo.
Maglie Rosse: “Gli Stati Occidentali creino corridoi umanitari”
A tale proposito, dunque, si sono mobilitate molte associazioni ternane. “Vogliamo che gli Stati Occidentali – si legge in una nota di coloro che hanno organizzato la manifestazione del 24 agosto – si prendano le loro responsabilità e creino corridoi umanitari”. “Lo dobbiamo – continuano – a tutte le persone, a tutte le donne che intendono sottrarsi alla ferocia e alla violenza dei Talebani”.
La figura della donna al centro del dibattito
Al centro dell’attenzione, infatti, le donne afghane, “sui corpi delle quali – sostiene Paola Gigante, Presidente di ‘Terni Donne’, si consumerà una guerra ideologica e religiosa, ma soprattutto di potere”. “Le violenze che subiranno – prosegue – rappresenteranno il fallimento delle politiche internazionali, la disfatta della civiltà e dell’umanità”.
Silvestrini: “Libertà, democrazia e pace non derivano dalla guerra”
In Piazza della Repubblica ha preso la parola anche Barbara Silvestrini, Responsabile del Coordinamento Donne della Cgil di Terni. “Già nel 2001 – sostiene Silvestrini – la Cgil aveva espresso la propria avversità verso un intervento militare in Afghanistan; libertà, democrazia e pace non sarebbero derivate dalla guerra.”
Una richiesta accorata “Aprire le frontiere alle forze pacifiche”
“Quello afghano – afferma infine Carla Mariani, una nota attivista umbra – si configura come un popolo smembrato, colpito, dissezionato, ridotto a brandelli da una guerra di aggressione coloniale”. “Insieme ai corridoi umanitari noi vogliamo l’apertura delle frontiere, al fine di consentire l’entrata, in Afghanistan, di forze pacifiche che si oppongano al metodo dei Talebani”.
“Dobbiamo farci carico degli Afghani – ribadisce con forza Carla Mariani – poiché sono la conseguenza dei nostri sbagli e della nostra arroganza”. Circa 240.000 vite stroncate in questi venti anni di guerra, migliaia di vittime a causa della fame, delle malattie: il “Popolo della Pace” non arretra; neppure di un passo.
Articolo correlato: Spoleto, manifestazione per le donne afghane in piazza Pianciani