“Mario, per me una norcina antica ricetta”. La sensazione era pressoché quella di quando annuncia “per me il solito”. Panna, salsiccia e tartufo, ma anche un uovo e pecorino. In via Gallenga a Perugia non si potrà più gustare questa ricetta ever green, perché l’Orto del Frate da qualche settimana ha abbassato per sempre la saracinesca. Luci spente in un luogo dove il tempo si è fermato e dove, per respirare un po’ di “perugitudine”, non serviva appendere prosciutti.
All’orto te ce porto…
All’Orto te ce porto, diceva lo slogan che in poco tempo ha conquistato tutti facendo da pioniere , vent’anni dopo, al “Lassa gì”, “Ke Fe” e molti altri. Un luogo diventato famoso per il suo essere alla mano, ma anche per essere sempre aperto. Da perugina che ha abitato in questo quartiere difficile per 12 anni fatico a ricordare quante vigilie di Natale vi ho trascorso quando mamma per le feste non aveva proprio più voglia di cucinare. Medie, liceo, Università e perfino qualche pranzo di lavoro: l’Orto del Frate c’era sempre. Dopo sperimentazioni e virtuosismi in locali nuovi, era di quegli anni la scoperta dei primi sushi restaurant e dei lounge cafe, alla fine si tornava sempre qui. Un pasto da super Mario non si negava mai a nessuno, perché queste sedie di legno e paglietta, il tappetino verde a terra e i tavoli colorati hanno reso questo un luogo dove sentirsi a casa.
Lo sport era di casa
Per diverso tempo, sopratutto negli anni d’oro del Perugia, era il mondo a girare intorno alla zona Cortonese. In primi se con il Grifo dei campioni ma anche la giovanile, poi pallavolo e rugby. È proprio mangiando una pizza da Mario che la sottoscritta, giovane adolescente con il Grifo nel cuore, si aggiudicò un autografo del “bomber” Marco Negri.
Norcina normale o antica ricetta, certo, ma anche tortellini alla cubana, antipasti piccantissimi, pizze e hamburger e un tiramisù che parlava. Lontani anni luce dalle trasmissioni incentrate sui “cuochi star”, intorno a questi tavoli ci si sedeva quando non sapevamo ancora cosa significasse “impiattare”. In via Gallenga ci si veniva per il tuo piattone preferito, per la birra (vini biodinamici non era contemplati nel fitto menu), per le partite, per le serate passate a giocare ai quiz. Forse gli affari non giravano più come una volta, forse Mario si era stufato di questa vita, forse un ciclo è finito ed è giusto metter la parola fine.
Un grazie a Mario e al suo staff che per 27 anni ci ha permesso di sentirci sempre benvoluti, coccolati. Come a casa, forse meglio. Come si diceva spesso davanti ad una birra “W l’Orto, W Mario”.