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Accattonaggio a Orvieto, c’è la proposta del Movimento 5S

Redazione

Accattonaggio a Orvieto, c’è la proposta del Movimento 5S

Da Lucia Vergaglia(M5S) la proposta che coinvolge il terzo settore con verifiche e punti di ascolto
Sab, 18/08/2018 - 08:48

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È  stata depositata da oltre un mese la proposta a firma di Lucia Vergaglia M5S per coinvolgere il terzo settore nella questione dell’accattonaggio basata su analoghe iniziative finanziate dalla Commissione europea.

C’è più di una evidenza richiamata anche in atti pubblici di aspetti sui quali è giusto e doveroso intervenire. Da un lato c’è il problema di convivenza civile con delle persone che chiedono insistentemente del denaro nei pressi dei nostri edifici ed aree più rappresentative, con il conseguente abbattimento dei valori economici del Commercio locale e del turismo ed il senso di fastidio per i cittadini residenti e lavoratori, dall’altro c’è la probabilità che si tratti di strutture organizzate con dei profili di forzatura nell’assegnazione degli spazi e delle aree che rientrano in quello che è il fenomeno dell’accattonaggio forzato.

“La questione ad Orvieto è nota ed è stata oggetto di numerosi interventi in sede comunale. Al netto delle posizioni più becere il problema è effettivamente sentito dalla popolazione la risposta che può dare un comune è in realtà minimale“, sostiene in una nota stampa la Vergaglia.

“Le risposte di pancia- prosegue il consigliere M5S– che vietano del tutto l’accattonaggio non rientrano tra le buone pratiche perché si basano su ordinanze o sull’autonomia regolatoria che i comuni hanno la quale non è una forza superiore a quella della legge o della Costituzione che non impediscono la richiesta di denaro. E dal punto di vista dell’ordinamento legale quindi si può risolvere al massimo in un sistema di multe a danno dei cittadini che passano monete agli accattoni nel territorio comunale. Secondo noi colpire i cittadini non è esattamente una cosa intelligente. L’altra alternativa sono quelle ordinanze anti accattonaggio sulle quali ampia giurisprudenza ha dimostrato che i comuni che percorrono tale via perdono e perdono male. Infatti in altre città si è arrivati alla revoca di molte di queste ordinanze che però nel frattempo hanno colpito quella parte , tra le più sensibili e fragili, della nostra popolazione che agisce nella convinzione di fare del bene. Tuttavia la situazione orvietana Secondo noi va prima di tutto affrontata nel rimuovere la parte organizzata e forzata di tale fenomeno e su questo i comuni possono fare molto e c’è già una proposta depositata a firma di Lucia Vergaglia del MoVimento 5 Stelle Orvieto.”

“Quello dell’accattonaggio– aggiunge la capogruppo in Consiglio comunale- è un fenomeno sociale complesso  sulla quale il braccio di ferro tra i sindaci ed il Consiglio di Stato ha sempre visto prevalere la necessità di una normativa nazionale sulle esigenze rappresentate rappresentati dai primi cittadini. In questa zona d’ombra normativa anche ad Orvieto sembra si siano infiltrati dei veri e propri “professionisti”, e c’è la possibilità  che siano delle organizzazioni che lucrano sulla mancanza di regole certe e che, dove esistono queste condizioni, prosperano anche grazie a forme ascrivibili al caporalato ed alla forzatura. Noi non sappiamo per la mancanza delle denunce e quindi di atti giudiziari se ad Orvieto ci sia una vera e propria situazione di organizzazione dedita alle pratiche di accattonaggio forzato. Tuttavia il dubbio c’è, e molti segnali puntano esattamente in quella direzione.
Cosa può fare un comune in questi casi? Ovviamente stimolare l’attenzione delle forze dell’ordine per indagare il profili che sembrano quantomeno sospetti. È questo, il nostro sindaco non solo dice di averlo fatto ma rivendica un vero e proprio dossier sul fenomeno del quale, a suo dire, è a conoscenza di tutti i personaggi coinvolti.

Senza alcuna sottolineazione etica su tale tipo di informazioni e su come vengono conservate vogliamo però capire le motivazioni di tali personaggi e se rappresentano una vera e propria organizzazione che opera economicamente sul nostro territorio. Perché delle due l’una: o stiamo parlando di tanti singoli che si muovono per coincidenza insieme e sempre per coincidenza si auto assegnano delle singole piazze di accattonaggio oppure  stiamo parlando appunto di una organizzazione e di persone che ne vengono coinvolte.

Sulla base di questo abbiamo presentato una nostra proposta per la nostra zona sociale e per avere una contezza del fenomeno proprio dal punto di vista dei risvolti economici e delle eventuali pratiche di caporalato e di forzatura in cui le persone coinvolte subiscono forme coercitive per partecipare la raccolta economica a danno luogo e dei cittadini proprietari più caritatevoli nonché dell’immagine della città e del valore economico delle nostre imprese soprattutto commerciali.

Tale proposta non è nuova ed è basata su iniziative analoghe che prevedono l’intervento del terzo settore, in coordinamento con il comune, per fare luce su questa vicenda ed offrire un momento di ascolto ed una proposta di uscita proprio a coloro che ne sono più direttamente coinvolti e che sono il braccio operativo di questo insistente accattonaggio. La Commistione europea, bisogna dirlo, ha già sovvenzionato tali attività. “

“Tra gli operatori del terzo settore- conclude quindi Lucia Vergaglia- auspichiamo anche la presenza delle stesse associazioni caritatevoli la cui esperienza reputiamo fondamentale. In termini etici mi permetto di aggiungere che la solidarietà è un aspetto umano giusto e rispettabile e non deve essere messa in cattiva luce da professionisti ed organizzazioni che lucrano su questo umanissimo impulso a sostenere chi è più debole, fragile e bisognoso.» 

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