Carlo Vantaggioli
Si torna al classico ad Umbria Jazz 11. Ieri sera all’arena Santa Giuliana di scena Trombone Shorty e BB King. Alle 21 arena stracolma e parcheggi pieni, come tradizione vuole quando il biglietto scende di prezzo. Diciamo pure che c’è di mezzo il fine settimana e che la platea si allarga di tantissimi avventori che si fanno il weekend ed approfittano di UJ.
Apre le danze quel “trombone” di Trombone Shorty, al secolo Troy Andrews classe ’86. Una sorta di folletto indiavolato polistrumentista che suona principalmente tutto ciò a cui si da fiato.
Shorty (il corto), viene soprannominato così perché all’età di cinque anni suona già il trombone che inevitabilmente è più grande di lui. Ma la enorme capacità tecnica e musicale del piccoletto viene subito alla luce e così in men che non si dica ce lo ritroviamo a fare apparizioni nientemeno che con Lenny Kravitz. Nel 2005 incide anche il suo primo disco e da li parte una carriera molto glamour con comparsate televisive negli show che contano, Jay Leno, Jimmy Kimmel e David Lettermann ed addirittura performance come attore nella serie della Hbo, Treme.
Ma Trombone Shorty al di là dell’attivismo sfrenato è veramente un musicista completo. Con la sua band, per la prima volta in Italia, suona una miscela sulfurea di Funk, HipHop, Jazz, Rock e Soul ribattezzata “Supafunkrock”. Sembra il nome di una zuppa in scatola, e forse lo è. Insomma la platea del Santa Giuliana si diverte e partecipa ai richiami di Shorty, canta e muove le mani volentieri, partecipa seppure con contenuto entusiasmo tranne il solito gruppetto di scalmanati che si precipita a frontepalco. Il concerto di Troy Andrews non annoia e la musica che viene suonata è ben calibrata, ed eseguita con eccellente tecnica, anche se molte sonorità sono abbastanza, diciamo “standard”. Tuttavia a questo, Trombone sopperisce con i numeri da circo, quelli che in America piacciono tanto, soprattutto in Tv. E così Shorty tiene una nota alla tromba per oltre 3 forse 4 minuti con un uso mostruoso di tecnica di inspirazione e del diaframma che lo fa sembrare indemoniato, e lo lascia semisvenuto, steso lungo sul palco, mentre il popolo dell’arena esplode.
Per chiudere l’eccellente performance Troy e la Banda, tutti ragazzini nel senso vero della parola, combinano l’ultimo numero, e al bis chiesto a gran voce dal popolo del Santa Giuliana, attaccano un pezzo durante il quale la band inizia a scambiarsi di posto così che il bassista si mette a suonare il sax e il batterista la tromba e via dicendo. Meglio di un numero da domatore di leoni. Sicuramente di Trombone Shorty se ne sentirà riparlare, male che vada come attore in qualche fiction.
Ma l’attesa della platea ieri sera era anche per il monumento vivente del Blues, BB King.
King, 86 anni suonati, ha sviluppato nel corso della sua lunghissima carriera una tecnica ed uno stile personale nel quale si fondono il blues tradizionale elettrico (il blues urbano), lo swing del jazz, il mainstream, il pop. Il tutto suonato con la inseparabile Lucille, ovvero la sua Gibson ES 355 custom.
Generazioni di artisti devono qualcosa a BB King, che la rivista Rolling Stone ha classificato come il terzo chitarrista più bravo del mondo mai esistito.
Questa icona del Blues, calca imperterrita il palcoscenico, nonostante qualche acciacco ed i limiti che una veneranda età possono porre ad una concerto tenuto peraltro alle 23, ora in cui di solito i nonni vanno a nanna.
Ma BB King del nonno non ha nemmeno le sembianze e così, spiritoso, entra in scena gettando al pubblico forse caramelle, ma possibile anche siano state noccioline. Seduto al centro della scena con la inseparabile Lucille, inizia a cantare con voce ancora calda lanciando di tanto in tanto qualche “zampata” sulle corde dal suono inconfondibile. Ma si vede che più di tanto non può e che la sua è altri non è che una testimonianza vera e propria. Sopperisce alla prestazione individuale con i siparietti ed il racconto della sua musica. La Band ( tutti ragazzetti dal girovita minimo di 140cm), segue come un ombra il leader e quando è ora che smetta, circa 45 minuti dopo, inizia a consegnarli preziose catenine di ottone, almeno pare, che vengono gettate generosamente ad una prima fila di facinorosi del Blues. Potere del mito!
BB King del resto ha prodotto così tanta musica che non serve un suo concerto per capirne la grandezza.
Noi ce lo ricordiamo con un pezzo, forse non il più ortodosso, ma che leghiamo ad un ricordo di gioventù e come spesso ci capita, associato ad un film. La pellicola era “Tutto in una notte” del 1985 con la regia di John Landis e con attori i giovanissimi Jeff Goldblum, Michelle Pfeiffer, ed un già famosissimo David Bowie. BB. King suonava per la title track la sua “Into the night” (guarda il video allegato). Diciamo pure che quel suono ci ha influenzato e forgiato, perfetto per una notte lunghissima.
Che Dio ce lo conservi il più a lungo possibile BB King.
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(Le foto sono di S. Dottori per Tuttoggi.info)