A pochi mesi dal termine della consiliatura e dal nuovo appuntamento elettorale, la politica a Palazzo dei Priori serve a tavola il rimpasto atteso da marzo. Ma con le nuove portate – e non per scelta di abbinamento – anche una bottiglia di verdicchio, che può dare alla testa, e l’amaro finale.
Ma andiamo con ordine a scorrere il menù di casa Romizi. Il via libera (anche se non definitivo) all’ampliamento dell’area commerciale di Collestrada per far posto a Ikea consentirà finalmente a Emanuele Prisco di fare “solo” l’onorevole. Questo spiega, secondo alcuni, anche la fretta con cui è stata approvata la pratica Ikea.
In Giunta Romizi chiama con sé l’azzurro Massimo Perari. Che però non prenderà il testimone di Prisco anche per quanto riguarda le deleghe. Perché il rimpasto, oltre che sui nomi e tra i partiti, è soprattutto tra i compiti da svolgere. Anche se a pochi mesi dal suono della campanella. Perari, infatti, si occuperà di Centro storico. E di Personale, cercando di riportare il sereno tra i dipendenti, dopo anni di musi lunghi con il vice sindaco Barelli. Il grosso del lavoro di Prisco passerà nelle mani di Michele Fioroni, che soprattutto in prospettiva, nel caso di proseguimento di questa esperienza politica oltre il 2019, diventa ancor più uno degli uomini forti di questa Giunta.
Lega, appetiti e frenate
E sin qui siamo alle portate, con il dolce, per Perari. Il vino è un verdicchio stranamente giunto dal nord, ma che sembra andare ormai molto di moda anche sulle tavole dei Palazzi umbri. La Lega, nonostante a Roma a qualcuno i conti non tornassero nello scacchiere nazionale, si è messa il cuore in pace ed è convinta, ad ogni latitudine, di sostenere il Romizi-bis. Puntando a Palazzo Donini nel 2020, era lo logica conseguenza. Ma nel nuovo accordo siglato tra il governativo Salvini e gli oppositori Berlusconi e Meloni nel centro Italia si punta più a colorare di verde le Marche che non l’Umbria. Accordi politici, dove qui si prende e lì si lascia qualcosa. Un po’ come avvenne per le candidature all’uninominale, quando a Fratelli d’Italia, che partiva come il partito numericamente meno forte in Umbria dei tre del centrodestra, andarono due posti, risultati poi tutti buoni (come gli altri tre) per arrivare a Roma.
E’ vero che la Lega ha Terni e, in qualche modo, Spoleto, anche se nella città ducale non può propriamente alzare i suoi vessilli. Portare Alberto da Giussano anche a Palazzo dei Priori (scalzando, soprattutto, il giovane sindaco che lo ha strappato per la prima volta il Comune alla sinistra) è sembrato troppo. Almeno per il momento. Certo, l’eventuale nuovo esecutivo a guida Romizi, in caso di successo al ballottaggio (che si vada ai tempi supplementari pare siano sicuri a destra e a sinistra) sarà più decisamente colorato di verde, se il trend elettorale dovesse essere confermato.
L’amaro lo porta Calabrese
Ma col dolce e lo spumante, in questi giorni sul tavolo della Giunta, c’è anche l’amaro. E’ quello dell’assessore Calabrese, che ha affidato ai social il proprio sfogo per la pubblicazione dei nomi dei consiglieri e degli amministratori morosi nei confronti del Comune. Tra cui il suo. Per vecchie multe prese tra il 2007 e il 2009 – ha spiegato in una chat ai suoi amici – “più due o tre Tari“. Non pagate per dimenticanza, spiega. Ma saldate a fine agosto, appena il consigliere del Pd Tommaso Bori, sull’esempio di quanto accaduto a Terni, ha chiesto agli uffici di verificare se ci fosse consiglieri o amministratori a rischio decadenza perché morosi. Nello sfogo, a tratti anche con espressioni colorite (tipico di una chat privata tra amici, poi diventata pubblica), Calabrese ondeggia ancora tra la voglia di mollare tutto e tornare al suo lavoro e il desiderio di continuare a lavorare ancora per Perugia. Altri scalpitano, con un rivolo di saliva all’angolo della bocca, per prendere eventualmente, in futuro, il suo posto.