Elisa Panetto
“Lo Scheletrone impone contemplazione e silenzio”. È quanto proferì Vittorio Sgarbi sulla “Calamita Cosmica” di Gino De Dominicis, la scultura di uno scheletro umano lungo 24 metri, conosciuta anche come “Grande Scheletro”, “Ventiquattro metri di forme d’oro” – un progetto dell’artista la voleva infatti rivestita interamente di oro zecchino – e, appunto, “Scheletrone” che, dopo aver viaggiato tra Grenoble (Centre National d’Art Contemporain), Venezia (XLIV Biennale), Napoli (Reggia di Capodimonte), Ancona (Mole Vanvitelliana), Milano (Piazzetta Duomo), Mons (MAC’s Grand Hornu), Parigi (Reggia di Versailles) e Roma (Maxxi) – solo per citarne alcune – “trova finalmente la sua conclusione destinale”, come ha asserito il critico d’arte Italo Tomassoni, all’interno dell’ex Chiesa della Santissima Trinità in Annunziata a Foligno (via Garibaldi, 153/a).
Il capolavoro dell’artista anconetano, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, compie dunque il suo destino di immobilità all’interno dell’ex edificio religioso progettato nel 1760 dall’architetto Carlo Murena che, dopo i più svariati utilizzi (non solo chiesa e monastero, ma anche panificio, granaio, silos, caserma, ufficio ed autorimessa della Polizia di Stato) ed un lungo restauro operato a seguito del terremoto del 1997, è ufficialmente diventato da ieri il secondo polo museale del Centro Italiano d’Arte Contemporanea di Foligno. Quale “cofanetto” migliore dunque (l’edificio è lungo solo 2 metri in più del “contenuto”) per imporre contemplazione e silenzio? Certo sarebbe curioso conoscere l’opinione di Sgarbi visto che, a detta sua, “le opere d’arte contemporanea non devono stare in un edificio, ma per strada”. Di sicuro, almeno ieri, la quiete è mancata: era davvero tanta la gente che, assieme ad esponenti della vita politica e religiosa cittadina, a cominciare dal vescovo monsignor Gualtiero Sigismondi, non è voluta mancare all’inaugurazione del Polo, assiepandosi già prima della sua apertura attorno alla preziosa struttura. Dopo un taglio del nastro ricco di emozione col sindaco Nando Mismetti, il vescovo e il presidente della Fondazione CaRiFo Alberto Cianetti, la folla, come in una processione ha iniziato lentamente ad introdursi all’interno della struttura dove, prima di godere della contemplazione dell’edificio, ha assistito ai saluti delle autorità.
“Il 2011 ha segnato per la Fondazione e per il comune il raggiungimento di un importante obiettivo, naturale completamento di quanto realizzato in questi anni nel settore della cultura del contemporaneo (vedi, in primis, il Centro Italiano d’Arte Contemporanea in via del Campanile, 13, ndr)” ha affermato Cianetti. “Dopo una lunga fase di lavori di ristrutturazione, è stato possibile recuperare, dopo due secoli di oblio, un frammento importante della storia della città, salvandolo dalla rovina e acquisendo al patrimonio collettivo una struttura di grande valore architettonico: la Chiesa dell’Annunziata, gioiello della cultura neoclassica tra Vanvitelli e Piermarini dovuta al grande architetto Carlo Murena, secondo polo museale del Centro Italiano d’Arte Contemporanea. Nella navata centrale del complesso è esposto il capolavoro di Gino De Dominicis, ‘Calamita cosmica’, acquisito dalla Fondazione per la sua collezione permanente di arte contemporanea. È l’azione sinergica del comune e della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno che ha permesso di pervenire a tale intervento di recupero che tutela, preserva e tramanda l’identità di un territorio”.
Per Mismetti “è un’emozione incredibile essere qui oggi. Ho infatti scelto volutamente di non venire prima. È una giornata di grande entusiasmo in cui fare il sindaco dà grandissima soddisfazione, sia personale che per la città. Non dico quello che tra il 1998 e il 1999 trovammo qui dentro: è stato dunque un lavoro duro che ha restituito uno spazio dove intere generazioni non hanno avuto opportunità di metterci piede. Ma non ci fermiamo qui: prossimamente verrà riaperto l’Auditorium di Santa Caterina, nell’estate termineranno i lavori a Palazzo Comunale e tra il 2011 e il 2012 sarà inaugurata la nuova palestra della città. Queste cose non sono casuali, ma nascono dietro ad un processo di idea di città che a Foligno venne maturato il giorno dopo il terremoto del 1997. Lo slogan è stato “ricostruzione e sviluppo” e la città è diventata più bella di prima, con straordinarie eccellenze. Non tante città della grandezza di Foligno possono vantare quello che siamo riusciti a fare noi. Investire sulla cultura è la sfida per il futuro”.
Dopo la presentazione della chiesa di Marcello Fagiolo, Italo Tomassoni si è invece soffermato sull’opera del De Dominicis. “Emozione, mistero, silenzio. Soprattutto silenzio. Questi i messaggi che vengono a noi da questo essere” ha affermato il critico d’arte. “Non parla un linguaggio antico, del fu, della memoria perduta. È una traccia esclusivamente di se stesso, è autoreferenziale, non è in grado di spiegare il suo mistero. È dunque la comunicazione di un codice, di un mistero. Lo Scheletrone è finalmente protetto da uno scrigno, da un’urna, trovando così la sua pace e la sua immobilità, come voleva De Dominicis”. E davvero grande è sembrata l’emozione di coloro che ieri hanno scoperto “contenitore e contenuto”.
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