E anche quest'anno non ci siamo fatti mancare nulla, tra alberi di natale fallici, Babbo 'u curtu e centrini luminosi e piangenti
E luce fu! Conclusa l’installazione dell’impianto, è d’uopo effettuare un controllo generale, qualche giorno dopo l’accensione, di tutte le lampadine a Led possibili e immaginabili. Il Governo spoletino, quello che illumina d’immenso il borgo medievale e le rotatorie di modernariato, ha dato fuoco alle polveri in un tripudio di lampadine sbrilluccicanti. E con il Governo si sono dati da fare anche un manipolo di comprimari che avranno pensato che “più luccica, più si disorienta la tribù”. Come l’alberone agghindato con i colori sociali, lucette bianche e rosse, davanti all’ingresso di Banca Desio in Via Nursina, già nota come Banca Popolare di Spoleto. Ma questa è un altra storia!
Insomma, un po come facevano i primi colonizzatori di ogni terra mai vista prima, che con le perline e i pezzi di vetro colorato riducevano alla ragionevolezza ogni sorta di selvaggio a tiro di freccia. Con una curiosità: l’addobbo termina a metà circonferenza dell’albero. Una luminaria di “facciata” insomma. Va a capire i bancari come la pensano.
Il girotondo luminoso…al centro. I centrini ritrovati
E così ci siamo fatti un giro per la città notturna per godere della ricchezza della Repubblica di Led…onia. Indubbiamente va testimoniato come tantissime persone abbiano scattato selfie a go-go davanti all’alberissimo di Piazza della Vittoria e alla slitta di Kris Kringle a Piazza Giuseppe Garibaldi (i due peraltro si somigliano in maniera sconsiderata. Non c’avessimo capito nulla eh?). E la sorpresa di come all’altezza dello svincolo per Eggi, uscendo dalla Flaminia in direzione Spoleto, l’addobbo importante dell’azienda Monini saluti chi si avventura nella città del Festival. Quasi come il Faro di Alessandria, è decisamente utile se uno si perde in mezzo alle campagne. Meglio pure della Stella Cometa.
Proseguendo, poi, sulla rotatoria all’uscita nord, una piramidona impressionante di luce, con tanto di puntale a stella, di una maestosità verticale che andrebbe analizzata da un andrologo, specializzato in disfunzioni erettili, accoglie e accompagna il traffico veicolare del luogo.
Come accennato l’albero, notevolissimo, di Piazza della Vittoria non scherza perché a simbologia fallica non si fa mancare nulla nemmeno lui. Si tratta di un pinulone centrale con due stelle belle grandi nei due archi a sinistra e destra. La questione si fa appuntita!
Qualche mugugno per l’apposizione tardiva di filamenti pensosi e piangenti a Piazza del Mercato (che ricordano tanto i centrini all’uncinetto sulle poltrone nel famigerato Salotto delle Eccellenze, qualche era geologica fa). Luci accese solo il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia – manco a dirlo – e di Santo Nicola Gratteri in visita promozionale per il nuovo libro a Spoleto. Per farsi perdonare del ritardo, gli architetti lucisti hanno impreziosito i merletti a luce calda, con alcune palle di luce bianca. Tanta roba, che fa Jingle Bells in un Amen.
Fili montati in corsa e “radi” al Viale della Stazione, che nella visione prospettica presa dalla stazione o dalla rotatoria di Via Flaminia, sembrano tantissimi, ma che in realtà sono al minimo sindacale. Mentre sale la nostalgia per il ricordo della illuminazione di qualche anno fa, sulla vegetazione laterale al viale, che faceva tanto Champs–Élysées.
I centrini pendenti e piangenti, abbellimento da salotto, sono poi anche il tema portante di tutte le altre vie addobbate, come a Via Flaminia, C.so Garibaldi, Torre dell’Olio, Via del Mercato, C.so Mazzini e parte di Via Saffi, con una netta interruzione all’Arco di Druso che deve essere stato colpevole di qualcosa, si vede.
Lo strano caso dell’ingresso Sud
Se qualcuno invece viene da Terni, una volta giunto all’ingresso sud della “Spoleto o cara…”, deve temere il coccolone a causa di una desolazione protonatalizia che non ha precedenti. Intanto le festose bandiere che segnalavano la presenza di un festival delle arti internazionale sono state rimesse nel cassetto con l’antitarme.
E non c’è ombra di qualche cosa alla Merry Christmas almeno fino a Piazza della Libertà, dove un Babbone Natalone uso portone d’ingresso al centro storico – e da noi ribattezzato per la forma ritagliata “Babbo ‘u curtu” – saluta grandi e piccini. Il tutto se non si è tornati indietro prima però, pensando di aver sbagliato città. Possibile che un alberello, magari “condiviso”, alla moda sistiana, non ce l’avessimo disponibile? Che sia una strategia per dirottare la clientela verso Spoleto cosiddetta “bassa” ?
Via Marconi anarchica e Centro Civico di San Nicolò abbandonato al suo destino
Deve essere stato l’insuccesso dell’albero “condiviso” a Natale del 2021 in quel del Centro Civico di San Nicolò a determinare una sorta di damnatio memoriae per quel sito che fino al momento dello scatto delle foto di Tuttoggi, il 17 dicembre, era così poco illuminato e triste da far invocare l’arrivo del giorno dopo, il prima possibile. Sempre meglio lo scuro senza scampo che l’albero al buio con una palla ed un fiocco del 2021, tristemente seccato in un battibaleno. Brrr…ma che freddo fa!
Chi invece lotta e non teme di dire la sua è Viale Marconi che sceglie (o chi per loro) con un gesto anarchico un addobbo sui generis, forse pensando di stare al Luna Park. E così sui pali dell’illuminazione pubblica spuntano alternati una mezza palla di natale e una specie di tralcio stellato, imperscrutabile tipo un cavalluccio marino venuto male. La mezza palla? Decisamente funesta e da grattamento dei cabbasisi. E chi non capisce si arrangi. E pensare che a noi campagnoli piacevano tanto gli alberelli illuminati in legno crudo messi davanti agli esercizi commerciali, quelli che si inventò l’associazione “Il Bruco” qualche Natale fa.
E venne l’addobbo sbilenco…
Al Belvedere Gian Carlo Leoncilli Massi, un luogo panoramico tra i più iconici del centro storico, c’è un bell’alberone, duro e vero in fusto e corteccia, che per fare una buona cosa è stato addobbato con dei fili di luce che però sembrano essere stati tirati con la fionda. Visto di sera sembra un addobbo con l’artrite.
Il primo pensiero è andato a quel genio del mai dimenticato architetto e docente universitario, Leoncilli Massi in persona- noi lo conoscevamo bene – che aveva le finestre di casa proprio sopra il Belvedere ora intitolato a suo nome. Nel caso se ne fosse accorto per tempo, sarebbe sceso con la motosega, urlando come solo lui sapeva fare all’indirizzo dei pressapochisti luminosi.
Abbiamo scelto proprio l’addobbo sbilenco, come atto finale di questa ricognizione sicuramente cialtrona, per poter ricordare però che l’unicità e la qualità di una città non la riconosci certo dall’addobbo natalizio o dalla quantità di luce sparata con il Kalashnikov. Il purché si faccia è ormai una moda sorpassata e pericolosa e non aggiunge nulla alla capacità di fascino di un luogo che ha altri valori tutti ancora da rimettere in movimento.
Insistiamo dunque, sia nella definizione di “Inevitabili eventi natalizi”, che in quella di ormai inutili. E auspichiamo una volta per tutte un vero cambio di passo, almeno in questo settore per il quale l’osservazione e la valutazione di chi visita la città è determinante anche ai fini economici.
E sarebbe il caso di non essere presupponenti a tal punto da affermare che “Spoleto illumina il Natale”. A noi sembra invece che Spoleto illumina Spoleto, e basta! Il Natale sta da qualche altra parte e sicuramente alla luce di qualche torcia e poche lampade ad olio, senza orpelli e con il dovuto rispetto iniziatico. Che venga allora il tempo in cui “qualunque cosa facciate…fatela con stile”.
E invece ci avete anche propinato un Karaoke con i canti natalizi sacri-fasulli! Che peste vi colga.
In ogni caso, Buon Natale a tutti. In fondo tutto questo è solo un grande Marshmallow World!
Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)