di Carlo Ceraso
E’ riuscito laddove non ce l’ha fatta neanche la sinistra più estrema. A far arrabbiare il ministro dei beni culturali, Bondi il mite, ce l’ha fatta il collega Tremonti e il ‘suo’ dl da 24miliardi di euro. Quello che taglia tout court qualsiavoglia finanziameto statale a 232 enti di cultura (clicca qui). Nel pomeriggio Bondi ha senza mezzi termini affermato di “esser stato esautorato, avrei voluto che le decisioni fossero state prese insieme”. Una frase che dimostra l’imbarazzo del coordinatore del Pdl, il difensore più agguerrito del premier, di fronte al testo di legge sul quale il Quirinale poche ore fa ha chiesto alcune spiegazioni al Governo.
Fra gli Enti ‘inutili’, ovvero non degni di ricevere un aiuto dallo Stato, c’è anche il Festival dei 2 Mondi che, se non arriverà una manovra correttiva al decreto legge, rischia fortemente di finire al tappeto. Insomma anche la kermesse spoletina è finita in quello che può essere ribattezzato il Festival dei tagli. Il Festaglival.
Nel primo pomeriggio è stato il sindaco Daniele Benedetti ad intervenire sulla vicenda con una nota a dir poco dura. “Tagliare fondi pubblici al Festival dei 2 Mondi, una delle eccellenze della cultura italiana e l’anima culturale della nostra città, è una scelta irresponsabile, una scelta che contrasteremo. Ci attiveremo immediatamente aprendo un confronto serrato con tutti i canali istituzionali e culturali” dice il primo cittadino che della Fondazione Festival è il vicepresidente. “La cultura non è un bene effimero” ha proseguito Benedetti “non può mai esserlo, neanche in tempi di difficoltà economica come questi; i tagli al patrimonio culturale e intellettuale di un paese fanno pensare ad una miope scorciatoia. La cultura non può essere valutata solo nei termini di stretta necessità finanziaria. Le esperienze di altri Paesi poi ci hanno fatto capire, in maniera evidente, quanto investire nella cultura sia strategico anche per il comparto economico di uno Stato”. Meno male lui perchè il suo ‘capo’ (si fa per dire), ovvero il presidente della Fondazione Giorgio Ferrara, ha preferito usare il coltello di burro e indossare i panni dell’uomo mite dismessi da Bondi: “Dagli organi di stampa si apprende che la manovra economica prevede l’immediata cessazione dei finanziamenti statali per molti istituti fra cui il Festival. Sembra peraltro previsto che alcuni di questi istituti possano essere finanziati sulla base di ulteriori valutazioni da parte del Governo. Il Festival è pronto ai blocchi di partenza e la ventilata drastica riduzione di risorse non trova ad oggi soluzioni percorribili di fatto, in ragione del tempo (siamo a 20 giorni dall’inizio), di quanto già definito, di contratti ed accordi perfezionati, e del complessivo indotto economico per la città e la Regione di misura ed entità non trascurabile”. Poi l’appello, un richiamo alla politica degno del Colle: “confido nel Parlamento Italiano e nelle Istituzioni di Governo, nel senso di responsabilità istituzionale condiviso dai diversi schieramenti politici che ha sostenuto la rinascita del Festival nel 2008 e che lo ha riportato a pieno titolo sullo scenario internazionale”.