Teatro Verdi, nuovo progetto o recupero dell’originale? La querelle continua a tenere banco nella città di Terni con una nuova ‘eccellente’ presa di posizione da parte dell’attore-regista, Gigi Proietti.
Dopo Sgarbi, Gigi Proietti
Dopo Vittorio Sgarbi (“Toccare il verdi, atto nazista, chi è il coglione che vuole farlo?” – aveva affermato Sgarbi nel marzo 2017), altra autorevole voce del mondo della cultura, arriva un altro appello dal mondo dello spettacolo affinché il teatro cittadino vengo recuperato nell’originale del Poletti e venga abbandonato il progetto dell’amministrazione comunale che trasformerebbe il vecchio Verdi in un ibrido di dubbia utilità. Sulla stessa posizione anche alcuni architetti della città, come Paolo Leonelli, e l’attore-regista Riccardo Leonelli che, in più di una circostanza ha ribadito l’inutilità di un teatro così come pensato dal Comune.
La posizione dell’assessore
Questa mattina, l’associazione culturale La Pagina, grazie al contributo del presidente, prof. Giampiero Raspetto e l’architetto Paolo Leonelli, ha resa nota una lettera aperta alla città di Gigi Proietti.
Nella giornata di ieri l’assessore Benedetta Salvati avesse cercato di spiegare le ragione del Comune: “Sul percorso ormai avviato da questa Amministrazione per restituire alla città il teatro Verdi non è possibile continuare ad assistere a polemiche e a attacchi dei quali francamente si fa fatica a comprendere gli obiettivi – ha specificato l’assessore – Attacchi che a volte non sono stati semplici critiche, alle quali non ci sottraiamo di certo, ma che hanno tracimato nelle offese personali, o in elaborazioni che trovano ben pochi riscontri tecnici nella realtà.
Gli obiettivi della nostra Amministrazione sono stati sempre chiari, perseguiti nella massima trasparenza, prendendo le decisioni che ci competono, assumendoci le responsabilità proprie del mandato che ci è stato conferito”.
La lettera di Gigi Proietti
Premetto subito che io sarei per il recupero dell’originale. Terni è una delle città più straziate dai bombardamenti dell’ultima guerra ed il restauro del suo Teatro può costituire il senso di una continuità culturale ritrovata necessaria nella comunità.
Ricordo che, dopo il terremoto del Friuli, le Istituzioni del posto vollero che si ricostruissero per primi tre edifici: la chiesa, il municipio e il Teatro; luoghi di aggregazione, di scambio, di incontro o di preghiera dove la città conservasse la sua identità. Mi colpì molto. Il Teatro della propria città non può essere un posto ibrido, anonimo che ospiti qualche Star di tanto in tanto.
Quelli, in gergo, vengono definiti teatri-albergo. Per quelli ci sono tenso-strutture modernissime e molto efficienti da porre in luoghi periferici e nessuno vieta che possano coesistere con un Teatro di tradizione. Il Verdi è (e a mio avviso dovrebbe essere) un luogo di ospitalità, un “collante” nella vita associata e, potendo, di produzione; non deve “aprire” solo quando c’è spettacolo.
Approfitterei, nel restauro, di verificare bene l’acustica, la profondità del palco e altri dati tecnici per renderlo più funzionale possibile. Io non so se il Comune di Terni prevede anche un’attività di produzione e di proposta. Se sì, potrebbe avere una sua compagnia, un suo laboratorio, fare scambi con altre città, ecc. Avere una stagione teatrale (magari alternando prosa e musica) fa bene alla città e se si ha la fortuna di avere già uno spazio adatto, perché cambiargli i connotati?
Mi permetto di esprimere queste riflessioni non conoscendo ovviamente tutti i dettagli, gli eventuali ostacoli burocratici che sicuramente esisteranno, ma parlo più come spettatore appassionato che come uomo di teatro. Io frequentavo il Verdi prima di fare la mia professione e adesso la mia memoria mi dice che se Verdi ha da essere, che Verdi sia (scherzo naturalmente).