Nelle scuole umbre superiori e medie arriva “l’omofobometro”. Chiama così, il consigliere regionale De Vincenzi, il test che verrà sottoposto agli alunni delle classi III delle scuole secondarie di primo grado e delle IV delle scuole secondarie di secondo grado di 54 istituti scolastici umbri, per misurare il “potenziale grado di omofobia” degli adolescenti umbri.
E’ una delle misure previste nell’accordo tra Regione e Università di Perugia che coinvolge l’Ufficio scolastico regionale, il Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza e l’associazione Omphalos.
Politica, religione, sessualità: ecco le domande dell’omofobometro
“Quando affermavo a più riprese che l’Atto 15 bis, conosciuto come ‘legge regionale contro l’omofobia’ avrebbe creato un tribunale dell’inquisizione ‘al contrario, aprendo varchi preferenziali per azioni di indottrinamento ideologico soprattutto fra gli adolescenti – attacca De Vincenzi – mi riferivo proprio a quanto sta per accadere in molte scuole secondarie di primo (medie) e secondo grado (superiori) della nostra regione“.
Ad ideare l’ “omofobometro” è stato prof. Federico Batini, del dipartimento Fissuf (Filosofia Scienze Sociali Umane e della Formazione) della Università degli studi di Perugia. “Una batteria di domande aperte e a risposta multipla di un qualunquismo sconcertante – accusa ancora il consigliere regionale di Umbria Next – oltre che pericoloso perché finalizzata a indagare il clima di omofobia fra le nuove generazioni attraverso luoghi comuni e stereotipi e creando legami di affinità con le eventuali posizioni politiche e di fede religiosa dei ragazzi“.
Omofobometro, il caso arriva in Parlamento
Tra le domande a cui i ragazzi, in forma anonima, dovranno rispondere, c’è la fede professata, l’area politica a cui si sentono più affini, l’orientamento di genere, fra cui spicca quello “asessuale”. E poi, quesiti sulla percezione della donna (“Quando una donna ha indotto un uomo a dichiararsi, generalmente tenta di mettergli il guinzaglio” o “Gli uomini sono incompleti senza le donne”), prima di domande sull’omosessualità, scegliendo risposte del tipo “l’omosessualità è un disturbo psicologico”, “L’omosessualità è una forma di sessualità inferiore”, “Sento che non ci si può fidare di una persona omosessuale”, “Trovo che il movimento omosessuale sia una cosa positiva”, “La legalizzazione dei matrimoni dello stesso sesso smantellerà i principi su cui si fonda la società”, “Una donna lesbica può essere un buon genitore” e altre “domande” del genere.
Le critiche a destra
Claudio Ricci, raccolta la segnalazione di alcune associazioni del Family Day, ha presentato subito un’interrogazione per avere chiarimenti urgenti sulla vicenda. “Si profilano, con i quesiti previsti, potenziali leve invasive della libertà educativa, spettante alle famiglie – ammonisce il consigliere regionale – su temi molto delicati, come l’orientamento sessuale, inducendo un implicito messaggio di ‘approvazione acritica della fluidità sessuale’ (pseudo proselitismo omosessuale)“.
“Non è peregrina la possibilità – afferma De Vincenzi – che un ragazzo o una ragazza, qualora avesse la maturità tale per rispondere compiutamente a queste domande e dichiarasse di avere fede nella religione cattolica o in altra, di riconoscersi nella difesa di alcuni principi ‘politici’ legati alla cura e alla difesa della famiglia naturalmente composta, di sposare una idea di società rispettosa delle diversità senza però elevarle forzosamente a ideologia assoluta, che preferisca i legami affettivi eterosessuali e sia convinto/a che l’omosessualità non sia – nel maggior numero dei casi – un fattore congenito ma derivi da un processo umano e soprattutto relazionale, ecco, quell’alunno o alunna verrà automaticamente bollato come ‘omofobo’ o ‘omofoba’. Una condanna senza appello dai nuovi tribunali dell’inquisizione“.
Per De Vincenzi, è l’intolleranza il nemico da combattere, da qualunque parte provenga. “Sono convinto – chiarisce infatti – che sia altrettanto importante stigmatizzare le modalità subdole, insidiose e infiltranti di una cultura, quella ‘pro-liquid gender’, che usa armi improprie per arrivare ai più giovani oltrepassando, non poche volte, il consenso informato dei genitori“.
Oltre a De Vincenzi, anche il portavoce del centrodestra, Marco Squarta, intende chiedere conto alla presidente Marini di questa iniziativa: “La presidente Marini riferisca in Aula sul questionario in distribuzione nelle scuole dell’Umbria: è sempre giusto combattere le discriminazioni sessuali e condannare gli episodi di bullismo, ma certe domande rivolte a studenti di terza media le ritengo francamente inopportune, come quella riguardante l’orientamento sessuale nella quale un ragazzino in piena età evolutiva dovrebbe ammettere con una crocetta di essere ‘esclusivamente eterosessuale’, ‘prevalentemente eterosessuale’, ‘bisessuale’, ‘prevalentemente omosessuale’, ‘esclusivamente omosessuale’ oppure ‘asessuale’”.
Squarta chiede di poter leggere il questionario integralmente e di sapere quali sono i costi richiesti per la redazione dello stesso.
La replica di Omphalos Lgbti
“Le dichiarazioni dei consiglieri di centro destra ci lasciano allibiti – è la replica di Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos – ancora una volta assistiamo al tentativo di bloccare qualsiasi intervento che abbia l’obiettivo anche solo di conoscere e far emergere la piaga dell’omofobia e del bullismo omofobico, specialmente nell’ambiente scolastico. La ricerca scientifica, studiata e condotta dall’Università di Perugia e in particolare dal Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione, grazie al prezioso impegno del prof. Federico Batini, è uno strumento importantissimo per analizzare il fenomeno del bullismo omofobico e della sua correlazione con altri tipi di discriminazione, come il razzismo e il sessismo, all’interno delle scuole della nostra Regione“.
Bucaioni ricorda che nel 2017, durante la discussione della legge regionale contro l’omo-transfobia, “gli stessi consiglieri di centro destra che ora attaccano questa ricerca si opponevano alla legge lamentando l’assenza di dati che potessero giustificare una normativa contro le discriminazioni omofobiche e transfobiche“. Insomma, la protesta a destra sarebbe dettata dalla volontà di bloccare qualsiasi iniziativa tesa a contrastare il fenomeno dell’omofobia.