“Umbria Jazz festeggia il quarantacinquesimo anno di vita con una edizione speciale per qualità di proposte, eterogeneità di scelte artistiche, presenza di grandi personalità del mondo della musica. È l’edizione con cui il festival intende dare concretezza al riconoscimento di manifestazione di rilevanza nazionale che l’anno scorso è stato sancito con una legge dello Stato. Non solo un “premio” al passato ed al presente di Umbria Jazz ma anche e soprattutto una responsabilità da tradurre in un ancor maggiore impegno al servizio della musica e dello sviluppo del territorio. In questo senso, il festival estivo per storia, immagine, capacità di comunicazione, progetto artistico, resta il momento centrale su cui rafforzare l’impegno finanziario.
Tutte le diverse sezioni quest’anno offrono infatti, nella loro specificità, un programma di altissimo profilo. Quello che si vuole è un ulteriore salto di qualità della manifestazione, non tanto una semplice conservazione. Umbria Jazz ha ancora davanti a se’ margini di crescita che devono essere esplorati.”
Con questa premessa, scritta nero su bianco dalla Fondazione nella nota stampa ufficiale in occasione della presentazione di Umbria Jazz 18, parte ufficialmente la fase operativa della grande kermesse umbra dedicata alla musica Jazz. E’ bene ricordarlo ogni tanto che la matrice, il filo conduttore, della manifestazione umbra è il jazz e che proprio per questo genere musicale, la stessa è stata riconosciuta come “ambasciatrice” in nome e per conto dell’Italia e premiata lo scorso anno con una apposita legge dello Stato che ha stanziato un milione di euro da destinare alle necessità organizzative e artistiche.
Il Milione e la “lagnetta”
Un Milione di euro che oggi aleggiava come una entità indefinita nella Sala conferenze all’Hotel Brufani, come se fosse una sorta di Convitato di pietra mozartiano, non sai mai se per farti sprofondare nell’abisso senza ritorno o per emendarti dal peccato e farti rinascere a nuova vita. Qualche riflessione devono averla pur fatta i maggiorenti di Umbria Jazz e delle Isitituzioni tutti assisi al tavolo della conferenza stampa, se la discussione, gira che ti rigira, finiva sempre sullo stesso tasto dolente o piacione a seconda dell’oratore.
Felice l’assessore Fernanda Cecchini che plaude alla nuova edizione, “che torna ad essere un momento di grande rilancio dopo la grande paura del terremoto la fuga dei turisti, le preoccupazioni…potendo contare su un programma robusto. Ci sono tutti gli ingredienti perche UJ 18 sia una grande occasione per l’Umbria. Noi come Regione abbiamo riconfermato il nostro impegno con 500mila euro. Sembrano pochi, ma dal 2010 non ritocchiamo le tariffe (al ribasso ndr.) e continuiamo a crederci. Il milione stanziato, ha dato una boccata d’ossigeno per rafforzare la programmazione. Ma è importante prima di tutto il riconoscimento della manifestazione a livello nazionale. L’Umbria è stata veicolata in tutto il mondo.”, e aggiunge in chiusura di intervento, “senza dubbio c’è la bravura di Carlo (Pagnotta ndr.) perchè non basta avere i soldi. Anzi il bello e i soldi non necessariamente camminano di pari passo.”.
E’ così che il Milione diventa lo strumento della redenzione e della rinascita per la Regione. Indubbiamente fa un certo effetto parlare del Milione della legge statale o dei 500mila euro della Regione proprio mentre a Spoleto si consuma il dramma del Teatro Lirico Sperimentale, che di edizioni ne vanta decine in più di qualunque altra manifestazione musicale di rilievo umbra, il quale per poco meno di 500mila euro di passivo rischia seriamente di chiudere bottega. In proporzione il mezzo milione spoletino è una cifra colossale, ma non v’è dubbio che la qualità, la capacità creativa ed anche la fama acquisita a livello internazionale dall’Ente spoletino richiederebbe uno sforzo collettivo, regionale.
Lirico Sperimentale, è stato di crisi | Duro intervento dei lavoratori su Regione e Comune
Chi invece vede il Milione statale proprio come il Commendatore mozartiano nel Don Giovanni è il patron Carlo Pagnotta, il veterano di mille battaglie, colui che saldamente tiene la barra della manifestazione, aldilà dell’incarico nominale di Direttore Artistico, tanto da dire con aria smargiassa anche oggi, “io so quello che spendo non quello che incasso, al resto ci penseranno gli altri”, guardando il vicepresidente della Fondazione, Stefano Mazzoni e il Direttore amministrativo Giampiero Rasimelli.
Quella che va in scena stamattina alla presentazione di UJ 18 è una sorta di “lagnetta” sul fatto che se lo Stato dà un milione alla kermesse allora tutti gli altri si sentono autorizzati ad accorciare il cordone della borsa. E questo il patron lo vede come un affronto. Il dente che duole, nello specifico, è quello delle Clinics, e la carie maledetta è stata scoperta solo da poche ore. In apertura di conferenza, proprio durante il suo saluto, il sindaco di Perugia, Andrea Romizi aveva caldeggiato ancora una volta la istituzionalizzazione delle Clinics, come volano economico per la città.
Pagnotta, che non si nega mai allo spettacolo, altrimenti che razza di direttore artistico sarebbe, attacca il suo intervento con una filippica numerologica e geografica sugli inconsapevoli studenti partecipanti alle Clinics. Il Patron, che ama i colpi di scena come nei più spregiudicati feuilleton, interroga i presenti su un atollo di 10 chilometri quadrati dalle parti della Neozelanda (Tokelau), da dove sono arrivati ben due studenti. Una scenetta impareggiabile, con l’immancabile sciarpa gialla al collo. E visto che la piece piace, Pagnotta tira fuori gli stipendi dell’Associazione Umbria Jazz Clinics “In un paese che è bravissimo a creare carrozzoni si deve sapere che nell’associazione c’è come presidente chi parla, il direttore artistico Giovanni Tommaso con uno stipendio annuo compresa Iva di 7.137 euro e una dipendente partime che prende 4.200 euro l’anno. Su un bilancio di circa 170mila euro”. E poi ancora il dettaglio dei musicisti della Berklee che costano 35mila dollari + voli e i musicisti italiani che costano complessivamente circa 10mila euro, più alloggio a La Rosetta per circa 30 persone di staff.
E il pubblico della conferenza stampa, famelico già si domanda dove va a parare il Patron. Quand’ecco sbucare fuori la lettera intestata della Fondazione CaRiPerugia con la ferale notizia che le Clinics non sono rientrate nel novero dei progetti finanziati.
“Normalmente mi incazzo, ma questa volta non ne vale nemmeno la pena…” , sibila Pagnotta che medita già come consumare la vendetta. “Faccio I miei complimenti al presidente della Fondazione che da tanti anni predica che le Clinics vanno istituzionalizzate. Faccio notare che ad oggi sono già 150 gli iscritti e secondo questa lettera noi dovremmo chiudere bottega perchè il contributo era un tempo 60mila euro, poi 50mila, ridotto ultimamente a 43mila e ora zero.”
“Normalmente” incazzato, Pagnotta passa poi la parola al neo Direttore amministrativo Giampiero Rasimelli, politico di lungo corso e uomo delle Istituzioni, al quale viene affidata la famosa parte del mediatore come nella scenetta della partita di bocce dove c’è il “picchiatore” e quello che “accosta”.
Ecco Rasimelli si mette ad accostare cercando di far capire che la Fondazione CaRiPerugia ha una responsabilità diretta in UJ. E per farlo l’inossidabile Direttore amministrativo usa la seguente magnifica affabulazione, “desta sorpresa che il soggetto filantropico che siede nel CdA di UJ ci metta in questa situazione e il conto dovrà pagarlo proprio Umbria Jazz”. Un pò come quando Valter Veltroni apostrofava Berlusconi in campagna elettorale chiamandolo “il principale esponente dello schieramento a noi avverso”.
E visto che ha preso bene il via, Rasimelli riporta a galla la teoria della “lagnetta” sul Milione , che a volte “è tanto” e a volte “è niente”.
Sostiene Rasimelli, “c’è un clima che va chiarito sulla questione della legge dello Stato. Sembra come nella famosa vignetta ‘è arrivato il Milione del Sig, Bonaventura’. Ma non è così perchè UJ deve confrontarsi con manifestazioni internazionali che hanno budget 5 volte superiori, Montreal con 25 milioni o Montreux con 11 solo per la parte artistica ad esempio. Poi c’è tutto il tema della sicurezza e degli investimenti che questo comporta, soldi importanti. Abbiamo risolto il problema del palco in Piazza IV novembre con la Sovrintendenza e c’è il problema della Pista di Atletica del Santa Giuliana appena rifatta e da coprire per non rovinare. Abbiamo lavorato seriamente su Umbria Jazz Spring a Terni e speriamo che le coperture previste per il progetto non incontrino difficoltà. Abbiamo una situazione molto difficile con il comune di Orvieto dove si è creato un buco di bilancio rispetto al budget dovuta alla assoluta incapacità a livello territoriale di recuperare le risorse previste nel bilancio di previsione. Se c’è qualcuno che pensa di tirarsi fuori è un errore. Abbiamo la necessità di mantenere la sostenibilità del Festival all’altezza del marchio Umbria Jazz.”
Rasimelli scivola così lentamente nella parte che di solito è interpretata dal Patron Pagnotta, che in ogni caso gli sta seduto vicino e annuisce compiaciuto.
Il succo del cahier de doleances è che ci sarà a breve un incontro tra tutte le parti in causa per vedere come risolvere l’ammanco relativo alla mancata erogazione della Fondazione CaRiPerugia.
E poichè ormai l’istinto primordiale di Carlo Pagnotta è tornato più vivo che mai, il Patron tenta anche la carta biblica della zizzania, “Per Orvieto la Cassa di Risparmio ci da 85mila euro, quella di Terni poi ne da 100mila ma vorrebbe dare di più ed ha appena annunciato che è pronta a coprire il Teatro Romano per fare attività anche durante l’inverno.” Ecco! Tanto tuonò che piovve. E così in serata è arrivata la replica altrettanto veltroniana della Fondazione CaRiPerugia, che senza mai nominare UJ o Pagnotta in qualche modo fa capire che la mammella ha esaurito il latte ed è ora di crescere.
Ecco il testo di Fondazione CaRiPerugia:
Il Presidente Giampiero Bianconi informa che in questi giorni la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia sta proseguendo nella pubblicazione dei bandi e, nello stesso tempo, sta comunicando agli enti richiedenti i risultati dei bandi già esaminati.
Per le sue politiche erogative il Consiglio si è ispirato alle indicazioni suggerite dall’Acri – Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio – e ha promosso degli specifici bandi a tema. Questo è lo strumento che privilegia lo stanziamento delle risorse su progetti con obiettivi specifici che rispondono alle cresciute esigenze del territorio.
Con tale scelta strategica la Fondazione intende promuovere in modo ancor più incisivo azioni per lo sviluppo e l’assistenza ai nuovi bisogni, basandosi su tre requisiti fondamentali: innovazione, efficienza e soprattutto sostenibilità nel tempo, cioè la capacità di crescere in autonomia evitando stabili contributi di gestione.
I pilastri fondamentali del metodo con cui la Fondazione opera sono: correttezza, trasparenza e attinenza a criteri oggettivi, criteri che sono resi pubblici nei bandi stessi consultabili sul sito www.fondazionecrpg.com.
Questo nuovo modello è stato particolarmente apprezzato dalle organizzazioni del territorio, con le quali la Fondazione sta rafforzando la collaborazione proseguendo nella decennale opera di sostegno e garantendo parità di trattamento a iniziative storiche e nuovi progetti.
Il Programma in 16 minuti
E fin qui, su 50 minuti totali di conferenza, ben 34 se ne sono andati in Milioni, lagnette, atolli sconosciuti e Fondazioni ingrate.
Ne rimangono poco più di 16 per parlare del core business della ditta: la musica Jazz.
E visto che i soldoni si fanno al Santa Giuliana, giustamente si corre velocemente a ricordare tutto ciò che è stato in parte anticipato sui social. David Byrne, Massive Attack, gli attesissimi Dj, The Chainsmokers ( “spettacolo per i giovani”, sostiene Pagnotta), il poeta musicista Benjamin Clementine e molto altro. Meno male che ci sono qua e la anche dei jazzisti d’origine come Quincy Jones che viene a festeggiare il suo 85 compleanno con una serie di artisti importanti, come ad esempio Patti Austin e Dee Dee Bridgewater, altrimenti si rischia di dimenticare perchè la legge dello Stato dà un Milione a Umbria Jazz.
L’ironia non è fuori luogo perchè di una certa discrepanza, chiamiamola così, se ne deve essere accorto qualcuno in corso d’opera, se si è deciso che gli orari dei concerti al Teatro Morlacchi, in concomitanza con alcuni concerti dell’Arena, non inizieranno più alle 24 ma anticipati alle 22. Da non perdere Kurt Helling Quintet e Roy Hargrove Quintet, I Take6 nell’omaggio ad Al Jarreau, o Vijay Iyer Sextet.
In una parola, il cuore di UJ18 lo trovate al Morlacchi. Il resto sono “eventi”, che Dio ce la mandi buona.
Tutto il programma aggiornato ovviamente è consultabile sul sito di Umbria Jazz.