Resta in carcere S.M., il poliziotto della stradale di Perugia arrestato nell’ambito dell’operazione della squadra mobile con cui è stata sgominata una banda che importava droga da Napoli e che faceva furti soprattutto ai bancomat e ai supermercati con la complicità di vigilantes di istituti privati. Così come sono stati rigettati tutti i ricorsi presentati dagli altri 4 arrestati (due di loro ai domiciliari)La decisione è del tribunale del Riesame di Perugia ed è arrivata ieri pomeriggio dopo l’udienza che si era tenuta invece ieri mattina dinanzi al collegio presieduto dal giudice Giuseppe Narducci (Verola e Loschi a latere). Inoltre nel frattempo il poliziotto, difeso dall’avvocato Alessandro Vesi, è stato trasferito al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere per sua specifica richiesta.
UNA “GOMORRA” UMBRA
Nell’inchiesta che in un primo momento ha portato cinque persone in carcere e tre ai domiciliari, è emerso che a dare le disposizioni per rubare ingenti somme di denaro, erano sia alcuni uomini della vigilanza privata che il poliziotto stesso, che invece non avrebbe avuto ruoli per la droga portata da Napoli. La vicenda prese il via quando un giovane si è presentato in questura con due panetti di hashish chiedendo di essere arrestato. Un caso talmente “strano” da spalancare in seguito lo scenario che è poi balzato alle cronache. Come lo era la storia che ha raccontato agli agenti e ai cronisti una sua amica nel mese di gennaio quando parlò a TO della sparizione di un suo amico che “aveva scelto di collaborare con la magistratura perché faceva il narcotrafficante e quindi aveva rapporti con la criminalità organizzata”, e “aveva collaborazioni con poliziotti corrotti ed era in possesso di informazioni e foto molto compromettenti”.
LA “GOLA PROFONDA”
Secondo quanto ricostruito il ragazzo (un 26enne di origini brasiliane) aveva simulato la sua sparizione per non cadere in mano agli ex complici che lui aveva “truffato” con un un raggiro di investimenti in affari illeciti e soldi falsi. Mettendosi contro proprio il poliziotto che stando alle accuse abusava del proprio ruolo per indagare non sul criminale per arrestarlo, ma sugli ex complici per vendicarsi e riavere i soldi. E proprio la “gola profonda” dell’organizzazione è finito in carcere nei giorni scorsi per aver violato, secondo gli inquirenti, le prescrizioni degli arresti domiciliari. E in mezzo ci sono sequestri lampo degli implicati nel giro di furti e presumibilmente legami con alcuni “corrotti” dentro il servizio di vigilantes. Una vicenda che – come ammesso dallo stesso Questore Francesco Messina – è ancora lontana dal definirsi conclusa e potrebbe avere ancora importanti sviluppi.