Sarà la commissione a valutare se ci sono le condizioni per introdurre il bilancio partecipativo a Città di Castello: il Consiglio comunale, intanto, ha votato all’unanimità l’ordine del giorno proposto da Marco Gasperi (Movimento Cinque Stelle), poi modificato, su indicazione del sindaco e di altre forze politiche, per permettere una preliminare disamina di questo strumento.
Nato in Brasile a Porto Alegre nel 1989, il bilancio partecipativo, che illustra in maniera non tecnica a che cosa sono stati destinati i soldi pubblici e i risultati che hanno ottenuto, è un obbligo di legge, sancito dal Trattato di Maastricht e dal Testo Unico, per le amministrazioni. A partire da questo, Gasperi, ha chiesto al Consiglio tifernate di “introdurlo anche a Città di Castello, sulla scorta di altri Comuni, darne pubblicità, e recepire dentro la manovra economica le decisioni frutto delle consultazioni popolari”. Sintetizzando la storia e le funzioni di questo strumento, Gasperi lo definisce “una forma di trasparenza ma soprattutto di partecipazione diretta dei cittadini alla vita della propria città, un procedimento attraverso il quale la popolazione partecipa alla ripartizione delle risorse, facilita scelte condivise, risponde alle necessità e promuove la cultura della partecipazione, favorendo lo sviluppo di una cittadinanza attiva”.
La partecipazione non serve soltanto a bloccare i processi decisionali quando contrari all’interesse pubblico ma nei casi virtuosi li favorisce, proponendo un modello di interazione fra politica e società civile cooperativo piuttosto che competitivo. I cittadini devono poter comprendere ogni aspetto economico-patrimoniale e finanziario della gestione, nonché avere la possibilità, attraverso la pubblicazione online, di visualizzare in dettaglio le informazioni riguardanti i principali aspetti relativi ai servizi offerti e ai costi sostenuti
Il bilancio partecipativo si articola in diverse fasi: Prima tappa, individuazione della quota economica; seconda fase, insediamento di una commissione e di un campione della cittadinanza che partecipa con voto per
decidere gli investimenti. Infine delibera del consiglio per dare corso.
Il sindaco Luciano Bacchetta ha definito il bilancio partecipativo “affascinante ma complicato. Già è difficile per un ente pubblico far quadrare i conti se poi aggiungiamo altre operazioni, l’efficacia dei tempi deve essere comunque garantita. Le chiedo di parlarne in commissione insieme ai tecnici per capire se questa idea sia applicabile”.
Nicola Morini (Tiferno Insieme), ha detto: “Per una volta mi trovo d’accordo con il sindaco. Difficile capirne il rendimento programmatico. D’accordo con la commissione”. Per Gaetano Zucchini (Pd), “lo spirito è buono. Il processo decisionale è complicatissimo così da renderlo, paradossalmente, poco trasparente. Potremmo rendere più leggibile il nostro bilancio, attraverso opuscoli o il bilancio sociale, documento di rendiconto sull’impatto sociale delle politiche. Andiamo in commissione”. Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia), ha detto “meritevole l’intento che ha mosso Gasperi ma la rigidità dei bilanci è tale da rendere difficile stabilire a priori una quota di bilancio partecipativo. Dovremmo trovare forme per stimolare la partecipazione a partire dai corpi intermedi, le categorie. Localmente potremmo rilanciare consulte con cittadini non cooptati ma elezioni di secondo livello da parte del Consiglio comunale”.
Il sindaco ha spiegato che “ci sono aspetti tecnici da verificare. L’atto realisticamente più coraggioso è andare in commissione”. Gasperi ha detto di accettare la proposta del sindaco e di emendare di conseguenza il documento.