Cosa è cambiato nelle strategie regionali rispetto all’aeroporto internazionale di Perugia, San Francesco d’Assisi? Lo scalo regionale resta o no al centro di un progetto di sviluppo infrastrutturale dell’Umbria? Sono queste le domande che i lavoratori dell’aeroporto e le loro organizzazioni sindacali vogliono porre alle istituzioni umbre, Regione in primis, in un confronto che dovrà tenersi “quanto prima” per fare chiarezza e dissipare le nubi che nell’ultimo periodo si sono addensate sul cielo di Sant’Egidio.
Stamattina (27 aprile) Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, insieme alle categorie Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, hanno tenuto un’assemblea con i lavoratori dell’aeroporto, ascoltando le preoccupazioni e condividendo le richieste e le proposte da portare all’azienda e alle istituzioni. “Prima di tutto una richiesta di chiarezza – hanno sottolineato lavoratori e sindacati – perché vogliamo capire se dopo gli ingenti investimenti fatti e gli importanti risultati raggiunti è cambiato qualcosa nelle strategie della Regione o se alle difficoltà contingenti legate alle scelte delle compagnie aeree si intende rispondere in maniera determinata, senza rinunciare allo sviluppo di questa infrastruttura strategica”.
Nell’assemblea, i lavoratori – solo 35 quelli fissi, più alcuni stagionali, numeri che fanno escludere subito che il problema possa essere nel costo del personale – hanno rivendicato con forza il ruolo che lo scalo perugino riveste per l’economia regionale in termini di turismo e indotto. “Tornare indietro sull’aeroporto sarebbe un segnale devastante per un territorio che deve ancora uscire da una crisi profonda e diventare attrattivo per gli investimenti dall’estero – hanno sottolineato i sindacati – per questo le nostre organizzazioni faranno tutto il necessario per difenderlo e potenziarlo”.
Tra l’altro – è stato sottolineato in vari interventi – la situazione dello scalo umbro da un punto di vista di equilibrio economico, proprio in virtù dell’efficienza dei lavoratori e del loro basso costo, è “assolutamente sostenibile, soprattutto rispetto ad altre realtà vicine, con livelli di indebitamento molto elevati”.
Tra le proposte emerse nel corso del dibattito per il rilancio dell’aeroporto regionale c’è quella, peraltro non nuova, di studiare sinergie con altri scali limitrofi (Ancona, Pescara e anche Roma), di ricercare nuove compagnie, perché la sola Ryanair “non dà le necessarie garanzie”, ma anche di lavorare all’integrazione con altri vettori di trasporto, dato che “è assolutamente sbagliato – hanno sottolineato Cgil, Cisl e Uil – mettere in contrapposizione il trasporto aereo con quello ferroviario”. Sul possibile ruolo di soggetti privati i sindacati si sono detti “laici”, purché un eventuale partecipazione (comunque minoritaria) sia “finalizzata alla volontà di fare investimenti e business nel settore e non a semplici speculazioni, come purtroppo accade sempre più spesso”.
Cgil, Cisl e Uil restano dunque in attesa di una convocazione ufficiale da parte della Regione, “con la massima disponibilità a lavorare insieme per trovare soluzioni che possano garantire un futuro di crescita all’aeroporto”, ma al tempo stesse “pronte a mettere in campo tutte le azioni necessarie in caso di mancate risposte all’altezza di una sfida che è decisiva per il futuro dell’Umbria”. “Di certo – hanno avvertito i sindacati – tornare indietro sull’aeroporto non è un’opzione percorribile”.