E’ stata approvata oggi la revisione del piano di gestione delle mense scolastiche di Perugia. A portare il caso in commissione, dopo svariate vicende, il consigliere del Pd, Tommaso Bori. A Palazzo dei Priori, questa mattina, era presente anche l’avvocato Alessandra Bircolotti, in rappresentanza delle associazione e dei comitati dei genitori, per ascoltare le loro posizioni e le proposte, insieme ai dirigenti del servizio, Pierluigi Zampolini e Roberta Migliarini. Assenti invece i dirigenti e l’assessore competente, Diego Dramane Waguè.
Mense scolastiche, Waguè non si presenta / Bori, “smentite falsità” da genitori
Mense scolastiche, Calabrese “convenzioni illegali” | Pd, “offende i genitori”
Assenze definite strategiche per il consigliere Bori: “d’altro canto – ha precisato – ho ascoltato i genitori e ho trovato persone competenti che hanno dimostrato un atteggiamento responsabile, dando alla città un esempio di partecipazione attiva e di volontariato civile. I genitori – ha specificato Bori – pagano il cibo per i loro figli e selezionano dove acquistarlo. Con i risparmi di questa azione investono in attività e beni per tutti i bambini. Credo che si tratti di un’azione virtuosa che, se scomparisse, diventerebbe una vera e propria tassa per le famiglie senza un ritorno. Quest’ordine del giorno – ha concluso il consigliere – a dimostrazione che non ha colorazione politica lo presento come Vicepresidente della Commissione e non come consigliere, facendo presente che la partecipazione attiva della cittadinanza e il risparmio sono due punti su cui la maggioranza ha basato tutta la campagna elettorale”.
I costi del servizio – E’ stato il dirigente Pierluigi Zampolini a precisare un pò di numeri: la mensa infatti, complessivamente e non solo per l’acquisto delle derrate, ammonta a 4 milioni e 300 mila euro circa. I genitori pagano un contributo che è pari a 50 euro al mese, circa 1 milione e 600 mila euro totale, al lordo della morosità, che va a coprire un terzo del costo stesso. “Bisogna precisare che non tutti i servizi mensa funzionano con i comitati” ha detto Zampolini. “Abbiamo anche servizi esternalizzati che possono comprendere o meno l’approvvigionamento delle derrate”. All’avvocato Bircolotti e al consigliere Bori che sostenevano che dei 50 euro pagati dalle famiglie, 40 venivano riversate dal Comune ai comitati mensa, il dirigente ha tenuto a precisare che non c’è corresponsione tra il canone pagato e il contributo erogato. I 40 euro dati alle associazioni non sono tratte dalle rette pagate dai cittadini, ma sono una quota fissa unica, elargita dal Comune per ogni bambino iscritto al servizio, indipendentemente dal consumo del pasto. “Anche da un punto fiscale e di bilancio” – ha precisato il dirigente – “non c’è corrispondenza, dal momento che le rette dei genitori vengono inserite nel bilancio alla voce “Corrispettivi”, mentre quello che viene dato ai comitati sono “Contributi” e rientrano su altre voci di bilancio”.
Le reazioni – La consigliera M5S Rosetti ha quindi chiesto di conoscere qual è il servizio complessivo, che cosa comprende e qual è l’esatta imputazione a bilancio dei singoli costi, nonché del residuo che si ricava dalla gestione dei comitati. I dirigenti Zampolini e Migliarini hanno precisato che tutte le voci rientrano nella “Spesa corrente”. Il capogruppo del Movimento Cinque Stelle ha poi evidenziato che “con la gestione dei comitati mensa si è andati incontro ad una discriminazione all’interno delle scuole, tra bambini di serie A e bambini di serie B, una discriminazione che non è più tollerabile”. Perari, di Forza Italia, ha invece chiesto di conoscere i benefici e i costi dell’operazione, ma i tecnici hanno risposto che “ad oggi la gara è scaduta e va rifatta e semmai è possibile fare una valutazione del sistema di San Sisto ad oggi, indicativamente”.
Il consigliere Mencaroni ha però aggiunto ai calcoli del dirigente che “tra tutti questi costi ce n’è uno che è pari a zero, ovvero il ruolo dei genitori che gestiscono senza nessun costo per l’ente rispetto ad operatori ed esperti. Da un punto di vista politico sappiamo che l’esperienza dei comitati mensa ci è invidiata da molte parti, che è una risposta concreta a ciò che i cittadini direttamente chiedono, cittadini che sono anche elettori, e che non si tratta di risparmiare 200 o 400 mila euro, ma di dare un servizio di qualità. Non tutti i cittadini – ha concluso – sono disposti a risparmiare sulla qualità.” Bori ha anche aggiunto che i genitori potrebbero anche essere disposti ad aumentare le rette di 5 o 10 euro per sanare la differenza, pur di mantenere la qualità, sottolineando comunque che il risparmio di cui si parla è poca cosa nel complesso.
Il colpo di scena dell’arrivo dell’assessore ai servizi educativi Wagué, arrivato nel frattempo in commissione, ha rimescolato le carte. L’assessore ha sottolineato due aspetti: da un alto la volontà dell’amministrazione di superare la disomogeneità di situazioni ereditata che è anche alla base della discriminazione di cui ha parlato la consigliera Rosetti, dall’altra la volontà di riqualificare il lavoro svolto dai genitori nel controllo e in altri tipi di attività ma non nella spesa che non è giuridicamente possibile. “Andiamo avanti nel dialogo con i genitori sia riuniti in comitati che singolarmente, ha concluso l’assessore, ma io non posso portare in giunta una proposta di delibera che ha a monte un parere tecnico giuridico negativo, perché non faccio politica per ottenere favori elettorali, ma per gestire una città secondo la legge. Questa è la base per il confronto con i genitori”.
Il dirigente Zampolinie l’avvocato Bircoloti sono poi intervenuti in tema di gare di appalti e spending review. Un nutrito dibattito che si è prolungato con gli interventi di altri consiglieri memebri della commissione. Il consigliere Bori si è detto comunque soddisfatto della discussione che ha fatto emergere elementi importanti e ha messo in votazione l’atto con l’istituzione di un tavolo tecnico, proponendo alla commissione di farlo proprio. La proposta, tuttavia, non è stata accolta dal presidente Felicioni che, con dichiarazione di voto, ha sostenuto la posizione della maggioranza di astensione sull’odg attuale per ridiscuterlo nel suo complesso in Consiglio comunale.
Esprimiamo il nostro stupore – si legge – per come il centro-destra sta affrontando il problema delle mense scolastiche, con un atteggiamento di totale chiusura e di superficialità. Nel corso della Commissione consiliare di questa mattina, alla presenza di rappresentanti di genitori, è stato approvato il nostro Ordine del giorno in cui abbiamo proposto all’Amministrazione comunale di creare un tavolo paritetico di confronto sulla gestione delle mense scolastiche, assieme ai genitori. I Consiglieri di centro-destra, pur di non schierarsi e non prendere posizioni certe, hanno preferito astenersi, rimandando ancora una volta la discussione sul tema ad una fantomatica seduta di Consiglio comunale, alla presenza di tutta la Giunta comunale. Non hanno avuto neppure il coraggio di votare contro… Stupisce la testardaggine con la quale si sta difendendo una scelta, quella di togliere l’approvvigionamento delle derrate alimentari ai genitori, impopolare e sgradita a tutti i cittadini. Sono state messe sul tavolo anche proposte concilianti, con la disponibilità perfino ad un aumento della retta di 5 euro a bambino, ma nessuno le ha volute ascoltare. La scelta che l’Amministrazione comunale sta portando avanti inoltre, dovrebbe produrre un risparmio di 200 mila euro; cifra che, nelle pieghe di un Bilancio come quello del Comune di Perugia, di centinaia di milioni di euro, appare esigua. Peraltro i genitori hanno proposto di recuperare tali costi ricontrattando gli accordi con gli attuali fornitori di derrate, o, addirittura, incrementando la retta mensile versata al Comune. Continueremo ad impegnarci e a dimostrare la nostra vicinanza ai genitori, che, comprensibilmente, hanno tutto il diritto che le proprie istanze vengano prese in considerazione e valutate seriamente, in tempi ragionevoli. Porteremo avanti questa battaglia civica – conclude il Pd – piuttosto che politico-ideologica, perché l’attuale gestione delle mense è un esempio virtuoso di partecipazione cittadina e di collaborazione con l’Amministrazione, apprezzato anche da altri Comuni italiani”.