Sono passati quasi due anni dalla “strage del Broletto”, nella quale Margherita Peccati e Daniela Crispolti hanno perso la vita per mano di Andrea Zampi che si uccise sparandosi alla testa subito dopo il duplice omicidio nel palazzo della Regione.
Non si è ancora entrati nel merito delle questioni processuali che riguardano l’indagine per quel porto d’armi che Zampi non avrebbe dovuto avere a causa dei suoi trascorsi clinici legati a disturbi di natura psicologica. Ma questa mattina davanti al giudice per le indagini preliminari Luca Semeraro è stata richiesta dalle parti civili (familiari delle vittime e anche dell’assassino-suicida) la citazione del responsabile civile del ministero dell’Interno. Solo la famiglia Zampi, difesa dall’avvocato Alfredo Brizioli ha chiesto invece la citazione per l’Asl.
Sul caso, che potrebbe sfociare in processo, restano le iscrizioni al registro degli indagati per le quattro persone che a vario titolo autorizzarono il porto d’armi ad uso sportivo che l’assassino utilizzò per acquistare l’arma del delitto. Indagini nei confronti delle quattro persone iscritte al registro degli indagati che sono state dichiarate concluse lo scorso gennaio.
Il 415 bis è stato quindi notificato dagli uffici del sostituto procuratore titolare delle indagini Massimo Casucci al medico che rilasciò il certificato utile a Zampi per richiedere il porto d’armi ad uso sportivo con il quale acquistò l’arma del delitto e ai tre funzionari della questura che istruirono la pratica e consegnarono il documento al futuro omicida/suicida.
Secondo il pm però quella strage forse si sarebbe potuta evitare non fosse stato per alcune presunte condotte colpose che hanno permesso a Zampi di comprare una pistola nonostante i Tso (trattamenti sanitari obbligatori) che aveva alle spalle ed una storia clinica fatta di trattamenti volti a curare disturbi del comportamento (elettroshock).
I quattro (di un quinto indagato la posizione è stata archiviata) difesi dagli avvocati Franco Libori, Rita Urbani, Francesco Falcinelli e Alessandro Stentella, sono quindi imputati a vario titolo di concorso con apporto causale indipendente all’omicidio doloso. Il medico in particolare sarebbe accusato di aver falsamente attestato l’assenza di disturbi mentali pur sapendo che lo Zampi fosse seguito per disturbi mentali e avendogli più volte lui stesso prescritto sostanze psicotrope.
Rispetto ai funzionari della questura che rilasciarono il porto d’armi i capi di imputazione farebbero riferimento ad imprudenza, negligenza e imperizia per non aver verificato e accertato nella banca dati la presenza di un decreto di divieto assoluto di possedere armi diretto dalla Prefettura allo stesso Zampi.
Si torna in aula il prossimo 18 febbraio.