Riportiamo il comunicato di Asso Cave Umbria, che rivolge al Corpo Forestale dello stato Regionale l'accusa di “azzerare le competenze degli altri organi di controllo” con gli accertamenti “a tappeto” e di fare campagne troppo mediatiche.
Di Raul Ridolfi, direttore Asso-Cave Umbria
“La Forestale a difesa del cuore verde”. Mai titolo poteva essere più emblematico per evidenziare l’attenzione “parossistica” che da alcuni mesi a questa parte sta attuando questo organo dello Stato nel territorio regionale umbro. Gli organi di stampa, radio e televisione sono stati monopolizzati dalla forestale umbra, riportando alcuni dati relativi agli accertamenti effettuati nelle cave negli ultimi tempi. Fin qui, direte, nulla di nuovo “sotto il sole”, anche se questo “battere a tappeto” il sistema cave significa azzerare le competenze degli altri organi di controllo, “in primis” le province, a ciò deputate per legge e competenti in materia di attività estrattive , ma la “chicca” della Forestale sta alla fine e riguarda la segnalazione che il cosiddetto canone di concessione sia troppo basso rispetto alle altre regioni italiane.
A parte il fatto indiscutibile che per le cave esiste un regime amministrativo che configura il pagamento di un “contributo ambientale” mentre il “canone di concessione” riguarda solo le miniere. In merito alla congruità del canone di concessione e del contributo regionale, la nostra associazione auspica e sostiene da tempo che tutti paghino il contributo o la concessione onde evitare incogruenza sui mercati e concorrenza sleale da altri imprenditori di regioni o province limitrofe con norme diverse o inesistenti come nel Lazio,Valle d’Aosta Veneto ecc.. come evidenziato tempo fa anche dalla trasmissione “Report“. Guardare il sistema cave dal buco della serratura con ottica parziale e quindi limitata, non rende giustizia agli operatori del settore che per la molteplicità dei fattori che lo riguarda è appunto molto più articolato e complesso. Solo un paio di cose, non minime ed oltretutto impegnative sotto il profilo aziendale, nel senso degli effetti riflessi che produce la norma regionale di settore :
1.La garanzia finanziaria da prestare per ottenere il rilascio dell’autorizzazione, in Umbria costa 10 (dieci), nelle regioni limitrofe costa 1 (uno). In termini numerici una cava in Umbria presta una garanzia finanziaria nell’ordine di Euro2,5/3 milioni, nelle Marche Euro 250/300 mila;
2.I tempi di rilascio dell’autorizzazione definitiva all’esercizio dell’attività estrattiva, mediamente, da noi oscillano tra i 3 ed i 4 anni, nelle Marche entro 1 anno c’è il rilascio del provvedimento definitivo.
Potremmo continuare in altre considerazioni, ultima fra tutte è che la nostra associazione vorrebbe che i blitz eseguiti non fossero definiti tali, ma più semplicemente “controlli” sicuramente più frequenti, magari con cadenze stabilite senza sovrapposizione di competenze.
Aprire così confronti diretti, non limitarsi solo ad un regime sanzionatorio che non migliora sicuramente la situazione. Peraltro le risorse delle sanzioni potrebbero essere usate per far crescere nei cavatori una cultura ambientale e destinandovi così dette risorse si produrrebbe così un risultato diverso di immagine per i cavatori , nei confronti della comunità, la quale non li definirebbe più come i “soliti banditi e devastatori”.
Teniamo a precisare che l’attività estrattiva può creare danni paesaggistici, “Recuperabili con buona volontà e buoni progetti “. Tutt’ altra cosa dei danni che possono procurare gli sversamenti in mare o nei nostri fiumi, con danni irreparabili per noi umani, la flora e la fauna.
Nel nostro settore esiste anche un’imprenditoria sana che ancora resiste a costo di notevolissimi sacrifici disponibile al dialogo ed al confronto costruttivo.
Articoli precedenti:
CIRCA UNA CAVA SU DUE IN UMBRIA RESPONSABILE DI ILLECITI. CONTROLLI A TAPPETO DELLA FORESTALE