Il convegno ha volto voluto fare il punto sui numeri, le potenzialità e le criticità di un comparto che in Italia vale oltre 12 miliardi di euro, impiega 1,2 milioni di addetti e nel 2013 ha superato i 5 miliardi di export, in crescita del 7,3% sull’anno precedente (dati Istat, Assoenologi ).
L’export del vino, accreditato tra i principali prodotti del Made in Italy, continua a far registrare dati estremamente positivi in tutti i mercati del mondo. Il 2013 – ad esempio – si è concluso con saldo positivo all’estero di oltre 5 miliardi: è avvenuto il cosiddetto “sorpasso”, cioè esportiamo più vino di quanto ne beviamo in Italia. Merito della vitalità delle nostre imprese. L’Italia del vino è il primo esportatore del mondo con una quota del 21% del mercato internazionale
In questo scenario, Vini nel mondo si conferma asset strategico per l’economia del vino. Anno dopo anno la kermesse spoletina che guarda all’estero contribuisce a posizionare a livello globale il Made in Italy, quale sinonimo di qualità ed eccellenza agroalimentare, obiettivo fondamentale anche di Expo 2015.
“Manifestazioni come questa – ha sottolineato Riccardo Monti, Presidente dell’Agenzia ICE – consentono di far conoscere il vasto panorama dei nostri vini, che permette di soddisfare le esigenze del consumatore globale in termini di unicità ed emozioni. Nel quadro generale dell’export vinicolo, lo spumante rappresenta il nostro prodotto di punta, registrando una crescita che sembra non avere ostacoli se non quelli imposti dalle superfici vitate. In tal senso occorre migliorare l’efficacia del sistema-Paese in termini di promozione, superando l’attuale frammentazione degli investimenti. L’obiettivo deve essere quello di convogliare le risorse sulle nostre piattaforme di promozione, come Vini nel mondo, che sono il punto di riferimento, nazionale e internazionale, per la promozione del comparto italiano”.
Ironico come sempre lo chef Vissani ha commentato durante il suo cooking show: “Pensavate potessi stare dietro ai fornelli e invece no, per essere chef bisogna essere leader, un po’ come in politica. Quelli della mia generazione – ha commentato Lo chef Gianfranco Vissani – avevano un sogno. I nomi in cucina erano nomi, anche a 70 anni non si era arrivati”.
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Le foto agli stand sono di Elena Thomas