Vaccini, pressioni sui sanitari, la Cgil dopo la denuncia di una dottoressa a San Marco: inaccettabile

Vaccini, pressioni sui sanitari, la Cgil dopo la denuncia di una dottoressa a San Marco: inaccettabile

Redazione

Vaccini, pressioni sui sanitari, la Cgil dopo la denuncia di una dottoressa a San Marco: inaccettabile

Gio, 19/08/2021 - 16:08

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Cgil, Fp Cgil di Perugia e Cgil Medici denunciano ingerenze sull'operato dei sanitari | D'Angelo: non era mia intenzione ridurre i tempi di anamnesi

Pressioni sui sanitari nei punti vaccinali, la Cgil dopo la denuncia di una dottoressa a San Marco: inaccettabile, la Regione intervenga.

Vaccini, le pressioni sui medici per far presto

“Gli errori, i ritardi e le conseguenze delle scelte sbagliate dei vertici della sanità umbra non possono in alcun modo essere fatti ricadere sulle spalle del personale sanitario, che con abnegazione massima, in certi casi anche in forma volontaria, presta servizio presso i punti vaccinali della nostra regione”, scrivono in una nota Cgil, Fp Cgil di Perugia e Cgil Medici. Che hanno ricevuto negli ultimi giorni molteplici segnalazioni da parte di medici impegnati nella campagna di vaccinazione che denunciano “pesanti pressioni e ingerenze sul loro operato” da parte dei vertici della sanità umbra ed in particolare del commissario all’emergenza Covid Massimo D’Angelo.

Insomma, la questione denunciata dalla dr.ssa Cicioni, medico in pensione che ha deciso di prestare servizio come volontario per aiutare la campagna di vaccinazione, non sarebbe un caso isolato.

La Cgil: inaccettabile, intervenga la Regione

“Tutto questo – prosegue la Cgil – è assolutamente inaccettabile e ci aspettiamo che la Regione e l’assessorato alla Sanità intervengano prontamente per interrompere immediatamente comportamenti del genere. Non è pensabile che ai problemi organizzativi, ad esempio quelli evidenti generati dalla scelta di concentrare solo a San Marco tutte le vaccinazioni del Perugino, si risponda aggredendo il personale medico e imponendo condizioni e tempi di lavoro non adeguati a garantire un servizio di vaccinazione attento e scrupoloso”.

Per la Cgil, dunque, non solo vanno immediatamente ripristinate relazioni adeguate con il personale sanitario, ma vanno fatte le assunzioni di personale, “sempre promesse e mai effettuate”. E vanno riviste le scelte organizzative, a partire da quella di mantenere un unico punto vaccinale per Perugia, “decisione che, oltre a creare, come si è visto, gravi disagi alla popolazione, sembra andare nella direzione di un depotenziamento del servizio”.

Il dibattito sul punto vaccinale unico di San Marco

Il punto vaccinale di San Marco, infatti, ha sostituito i quattro che erano attivi a Ponte D’oddi, Ponte San Giovanni, Torgiano e San Mariano di Corciano. Una scelta che è stata criticata dal Pd, ma che la Regione e le autorità sanitarie difendono, affermando che il personale di San Marco è in grado di effettuare fino a 2 mila vaccinazioni al giorno.

Vaccini e personale, la replica della Sanità umbra

“I risultati importanti raggiunti nel contrasto all’epidemia e nella campagna vaccinazioni antiCovid sono frutto in primis del grande contributo, umano e professionale, di tutto il personale del sistema sanitario regionale. Lo testimoniano anche i report periodici del Ministero della Salute, di Agenas e della Fondazione Gimbe che pongono costantemente l’Umbria tra le prime regioni per quanto riguarda i principali indicatori epidemiologici sul versante dei contagi, dei ricoveri e delle vaccinazioni, avvalorando quindi le scelte strategiche/organizzative assunte dalla Regione Umbria” replicano la Direzione Salute della Regione Umbria e il commissario straordinario all’emergenza coronavirus della Regione, Massimo D’Angelo.

D’Angelo: garantire flusso regolare, ma senza ridurre i tempi di anamnesi

Per quanto riguarda aspetti sollevati nella nota riferiti al personale medico dei punti vaccinali, il commissario D’Angelo tiene a precisare: “Non era mia intenzione indurre la riduzione dei tempi relativi alla fase di anamnesi dei pazienti. Il mio atteggiamento era mirato a garantire un regolare flusso di lavoro e non voleva essere una mancanza di rispetto nei confronti di professioniste e colleghe. Tenuto conto altresì – aggiunge – che l’anamnesi dei pazienti, in quanto atto medico, è un’attività assolutamente incomprimibile e che necessita degli approfondimenti che ciascun medico ritiene necessari. Tengo a ribadire il mio personale apprezzamento e la mia gratitudine verso tutti gli operatori che continuano costantemente a prestare la loro opera fondamentale per garantire la sicurezza dei cittadini”.

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