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Umbria, legge elettorale / D’Alimonte boccia la proposta Pd

Redazione

Umbria, legge elettorale / D’Alimonte boccia la proposta Pd

"Legge in contrasto con la Corte Costituzionale" / Monacelli (Udc) e la "credibilità delle istituzioni"
Gio, 11/12/2014 - 15:46

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Vi si era recato lo stesso consigliere Smacchi in persona, anche presidente della Commissione riforme in Consiglio regionale, lo scorso 9 dicembre per illustrare la proposta partorita dal Pd, ma qualcosa sarà andato storto. E’ spettato ad un pool di esperti nazionali, guidati dal professor D’Alimonte, profesore e scienziato politico esperto di sistemi elettorali, vagliare la proposta di legge elettorale regionale, che però ha deciso di bocciarla. Fatto immediatamente bollato come “gravissimo” dal capogruppo regionale dell’Udc, Sandra Monacelli.

GLI ASPETTI FONDAMENTALI DELLA PROPOSTA DEL PD

La Commissione speciale per le riforme statutarie e regolamentari – spiega Monacelli – è rimasta bloccata per mesi in attesa che venisse pronunciato il ‘verbo’ da parte del partito di maggioranza relativa, che alla fine ha partorito un’iniziativa legislativa estremamente lacunosa. Una proposta, per di più, fortemente sospettata di vizi di incostituzionalità, già sollevati dalla sottoscritta, pur non essendo l’unica voce in proposito, che aveva suggerito peraltro un coinvolgimento di esperti di diritto costituzionale dell’Università di Perugia”. Per Monacelli “tutto il Pd regionale, dopo una serie di lotte intestine, ha da subito accantonato l’ipotesi del doppio turno teorizzato da Renzi, probabilmente per evitare il rischio, anche solo evocato, del ripetersi della sconfitta subita con le recenti elezioni nel capoluogo umbro. Il Partito democratico si è speso su questa proposta, a partire dal segretario regionale Leonelli e dal capogruppo in Assemblea legislativa Locchi, definendola ‘una proposta inserita pienamente nel solco di quanto indicato dalla direzione regionale del Partito democratico umbro. A questo punto – continua il capogruppo dell’Udc – il dubbio che sorge è legittimo: come può il Pd non aver compreso che la sua proposta di legge era in netta antitesi con quanto disposto dalla sentenza della Corte Costituzionale che richiamava alla compatibilità con il principio di eguaglianza del voto? I casi sono due: o vi è una totale ignoranza in materia, e quindi il Pd autocertifica la propria inadeguatezza a guidare i processi di riforma di una regione come l’Umbria, oppure si è trattato di una tattica per impedire, vista la ristrettezza dei tempi, l’approvazione di una nuova legge elettorale e andare dunque al voto con quella vigente adottando qualche piccolo aggiustamento, ma largheggiando con il premio di maggioranza. Le riflessioni da fare sono diverse: a cosa serve una Commissione specifica se questa viene bypassata dalle iniziative (pure sballate) dei partiti, o meglio, di un partito? La facoltà di predisporre una propria legge elettorale da parte delle relative assemblee legislative regionali mette in evidenza la scarsa obiettività e il difetto di terzietà nella predisposizione di norme che, per evitare sgradite sorprese, corrono il rischio di essere inquinate da interessi non solo di parte, ma personali”.

La credibilità delle istituzioni – spiega Monacelli – è ora affidata ad una scommessa contro il tempo. Anche se di legge elettorale, molto probabilmente, importerà davvero poco ai cittadini, che a ragione sono più preoccupati per il lavoro che non c’è e per la crisi economica che divora lasciando spazi alla criminalità più o meno organizzata, credo che non si possa ripiegare dopo tanti proclami su una soluzione rabberciata e ‘sparagnina’ nella quale la legge elettorale è fabbricata con gli avanzi della precedente. Sarebbe – conclude – una sconfitta devastante per la politica tutta, ma ancor più clamorosa lo sarebbe per il Pd dell’Umbria, che ha pensato di guidare una macchina senza averne la patente”.

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