Con la musica di Bach si può costruire un ponte tra mondi ed epoche diverse ma conciliabili. Progetto affascinante quello condiviso da Ramin Bahrami, pianista classico famoso a livello mondiale proprio per la sua maniacale devozione alla musica del Kantor, e Danilo Rea, pianista jazz di cultura eclettica che fa dell’arte dell’improvvisatore la chiave che apre tutte le porte musicali.
Il duo torna quest’anno a Umbria Jazz (teatro Morlacchi, 9 luglio round midnight) dove ha esordito la scorsa edizione in prima mondiale. Chi era allora al teatro Morlacchi poté vedere due gran coda Fazioli uno di fronte all’altro e due pianisti che tentavano una audace incursione in terre di confine tra jazz e musica classica. Il programma ha snocciolato brani meno conosciuti, che però occupano un posto fondamentale nello sviluppo della produzione bachiana, assieme ad altri famosissimi. Nel progetto dei due pianisti lettura e improvvisazione si incrociano in modo equilibrato, con la necessaria libertà ma senza snaturare lo spirito della musica di Bach. Pochi artisti come Bahrami e Rea avrebbero potuto legittimamente varare una impresa simile. Bahrami di Bach è un grande specialista (per la Decca ha inciso soltanto dischi con composizioni di Bach ed ha addirittura scritto un libro che si intitola “Come Bach mi ha salvato la vita”), e Rea ama fare incursioni nel repertorio classico: uno dei suoi progetti più riusciti, tante volte eseguito in concerto e registrato per Egea, si intitola “Lirico” e contiene pagine, ovviamente rivisitate, di Puccini, Mascagni, Bizet. Ed ecco che la fortunata partnership musicale Barhami- Rea si rinnova per il pubblico di Umbria Jazz con un altro capitolo ma con lo stesso spirito.