Trevi, dove le radici diventano futuro: il viaggio di Sara Zafrani tra passione e rinascita - Tuttoggi.info

Trevi, dove le radici diventano futuro: il viaggio di Sara Zafrani tra passione e rinascita

Laura Caldara

Trevi, dove le radici diventano futuro: il viaggio di Sara Zafrani tra passione e rinascita

Sab, 18/10/2025 - 15:57

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In un angolo dell’Umbria, tra scorci mozzafiato e gli ulivi che abbracciano le colline, pulsa un’energia silenziosa che anima i nostri borghi. Un’energia che nutre Trevi di gesti quotidiani, sorrisi, mani che lavorano, passi che ritornano. Questa linfa ha un volto: Sara Zafrani.

Da quasi dieci anni nel ruolo di Presidente della Pro Trevi. Ma Sara è molto di più, lei è custode, narratrice in luogo dove per vent’anni, dopo un periodo trascorso all’estero, ha sentito il richiamo della sua terra. Tornare non era semplicemente un gesto, era ritornare a respirare, a ritrovare se stessa.

«Volevo sentirmi bene nel posto dove avevo scelto di vivere», racconta Sara con quella voce calma che sa di radici.

Entrare in Pro Trevi per Sara non fu una scelta dettata da un piano ma, un vero e proprio incontro. Qualcuno suggerì che la sua sensibilità potesse esser utile all’accoglienza turistica.

«Accettai quasi per curiosità e non me ne sono più andata» ammette. Da quel momento ogni giorno è stato una scoperta: dei vicoli, delle storie del borgo, delle persone. Sara osservava con curiosità chi arrivava, cercando nei loro occhi quello stupore che lei, da bambina, provava attraversando Piazza Mazzini mano nella mano con i suoi genitori.

«Quello che per noi è ordinario, per molti è meraviglia. E io ho voluto che quella meraviglia si condividesse» racconta emozionata.

Così, passo dopo passo, è cresciuta nei ruoli: consigliera, organizzatrice, e infine, Presidente ma soprattutto nel modo di osservare e valorizzare la sua amata Trevi. Ogni ruolo l’ha fatta maturare, ogni esperienza l’ha legata ancor più a quel luogo magico. Per lei, non è bastato amare questo borgo. Ha capito che occorre viverlo, prendersene cura e raccontarlo.

Un amore che per Sara non è mai stato solo ideale. Con dedizione lavora in un’azienda locale artigianale, immersa nella tradizione agricola umbra. Lì ha compreso quanto racconto e produzione siano due facce dello stesso volto. Ogni prodotto è una storia, un legame con la terra, una traccia di identità.

«Raccontare il borgo significa narrare ciò che crea, ciò che produce non è solo evento, è vita» spiega.

Così, la presidenza che ha assunto non è mai stato un incarico istituzionale ma, un ponte tra passato e avvenire, una sfida di connessioni e bellezza. Ogni manifestazione non è solo intrattenimento, ma un’esperienza. Ricongiunge generazioni, risveglia memorie, restituisce alla comunità la consapevolezza della propria identità.

«Voglio che chi viene a Trevi, anche per un solo giorno, porti con sé qualcosa di vero», dice Sara. «Che senta, come sentii io al ritorno, la pace di essere finalmente a casa».

Nel suo percorso, Sara ha potuto attingere alla saggezza di chi l’ha preceduta nella Pro Trevi: Franco Spellani, Luigi Andreani. Custodi del passato, ma anche guide delicate. «Da loro ho imparato non solo le tradizioni, ma il come raccontare il borgo» ammette. Ogni aneddoto, ogni ricordo, era un tassello di una memoria collettiva da non disperdere.

Da quando ha preso le redini, lo ha fatto in punta di cuore, ma con determinazione. E sotto la sua guida Trevi, che prima giaceva nei ritmi quieti delle stagioni, ha ripreso a vibrare. Piazze, cortili e taverne si sono animati. Le feste dei Terzieri hanno ricominciato a battere forte. La Sagra del Sedano Nero e della Salsiccia è diventata appuntamento imperdibile. Le cene medievali si trasformano in viaggi storici. Chi partecipa a questi momenti di festa ma anche di sapori tradizioni e convivialità, non si limita ad assistere: respira, vive, sente. Trevi diventa un palco a cielo aperto, dove il tempo si dilata e si fonde a profumi e immagini da ricordare.

In quei momenti, tra luci tremolanti e risate, Sara cammina discreta tra la folla. Osserva, nei volti che si illuminano, nei passi lenti, nei gesti semplici la magia di quelle immagini. È lì che riconosce il senso profondo della sua missione: un borgo rinasce se la sua comunità lo fa vivere.

Ma dietro ogni festa c’è un lavoro incessante che non si vede. Sara lo sa bene. Dietro burocrazia, scadenze, autorizzazioni, bilanci, c’è una lotta invisibile.

«Ci sono giornate in cui passo più tempo tra carte che tra le persone ma, quando il borgo si riempie, basta uno sguardo per sapere che ne è valsa la pena» confessa.

Essere alla guida di una Pro Loco oggi significa assumersi tanti ruoli insieme: presidente, manager, coordinatrice, mediatore. Senza perdere di vista l’aspetto umano. In quell’equilibrio instabile, si misura la bellezza del volontariato. Ed è con la calma che le è propria e un sorriso dolce che Sara affronta le sue sfide. La più grande? Il ricambio generazionale.

«Molti giovani non si avvicinano. Forse non sanno quanto questo impegno restituisca in termini di appartenenza e orgoglio» riflette a voce alta. Per lei, coinvolgerli non è solo garantire continuità ma, trasmettere un’eredità viva.

Trevi non è solo pietra e storia: è comunità, è mani che servono, luci che accendono, voci che ricordano.

Poi ci sono quei momenti magici come la piazza piena, i visitatori che scoprono il borgo, i volontari stanchi ma felici che le riempiono il cuore di gioia e orgoglio.

«La soddisfazione più grande è sentirsi emozionata ogni volta come la prima». L’Ottobre Trevano negli ultimi anni ha raggiunto risultati che sembravano impossibili. Profumi, musica, colori, risate che si fondono tra le mura antiche. Ma dietro quel successo, c’è anche il coraggio di rinnovare.

«Cambiare significa rompere abitudini e spesso non è così facile. Ma la risposta del pubblico ci ha confermato la rotta» spiega.

Oggi, Sara guarda Trevi con gratitudine e orgoglio. Sa che ogni sacrificio ha costruito qualcosa di duraturo. Quel borgo non è solo pietra, è anima viva, che ogni anno si riscopre nei sorrisi, nei piatti, nel tremolio delle lanterne.

I sogni hanno bisogno di radici per spiccare il volo. E quelle di Sara affondano nella terra umbra, nell’aria d’autunno che profuma di sedano nero. Il suo sogno è che Trevi viva tutto l’anno, che non sia solo festa, ma respiro continuo. Percorsi tematici, spazi sempre aperti, atmosfere medioevali da rivivere sempre e non soltanto nei giorni rituali.

Non è turismo sterile, è educazione alla memoria, legame con la comunità, valorizzazione dell’economia locale. Sara immagina una Trevi che unisca organizzazione e umanità.

«Ogni mese deve raccontare qualcosa; ci deve essere una linea che accompagni chi arriva, mese dopo mese», dice.

Il progetto è ambizioso e concreto allo stesso tempo. La vera forza è lavorare in sinergia con associazioni, amministrazione, cittadini. L’ospitalità non è servizio, è gesto d’anima: accogliere, donare un sorriso, far sentire l’altro parte di un tutto. È da lì che nasce l’economia del territorio.

Al suo fianco, una squadra. Volontari che sono una seconda famiglia. Ognuno assume un compito: logistica, cucina, costumi, allestimenti e tutti guidati dallo stesso filo invisibile, il desiderio di rendere Trevi viva. I produttori, gli artigiani, chi tramanda ricette, chi illumina un palco, ogni gesto è un pezzo del puzzle.

Il futuro che Sara sogna non è fatto di spettacoli, ma di esperienze che parlano al cuore. Vuole che chi visita Trevi non sia spettatore, ma parte della storia. Che chi arriva da lontano dica “Tornerò”, e chi ci vive dica “Ne sono fiero”.

«Non serve inventare, basta guardare con occhi nuovi ciò che già abbiamo», sorride.

Forse questa è la sua eredità più grande: vedere il volontariato non come sacrificio, ma come atto d’amore verso la propria terra. Un amore che non chiede applausi, che cresce nel silenzio, come radici di ulivo.

Quando ottobre arriva, tutto muta: l’aria si raffredda, le colline si vestono d’oro, e quell’aroma inconfondibile del sedano nero avvolge ogni vicolo, ogni pietra. Le luci si accendono, le taverne medievali aprono, e l’attesa felice conquista l’aria. È l’Ottobre Trevano: magia che si rinnova.

«Ogni volta sembra la prima» racconta emozionata. I turisti che arrivano, le famiglie che passeggiano, i bambini che si stupiscono. Tutto racconta che la fatica ha senso. Le cene medievali, le tavole illuminate, i piatti di un tempo, Le Scene di vita Medievale, gli artigiani che mostrano i mestieri. Ogni singolo gesto è memoria vivente. Le strade si trasformano, i trevani recitano la propria storia, il borgo diventa scena.

E poi la Sagra fatta di aromi, sapori, comunità. È il cuore gastronomico dell’autunno. Nel mezzo, Sara osserva, e si commuove per ogni dettaglio curato, per ogni volontario che dona il suo entusiasmo.

Quando la festa svanisce e le luci si spengono, Sara rimane un instante in più in piazza. Sedie vuote, lanterne spente, tracce di festa nell’aria che si fondono con il profumi dei sapori di quella terra. È in quel momento che sente il valore autentico, la bellezza che nasce dal fare insieme, la forza delle comunità che resistono. La tradizione non è nostalgia. È futuro che vive.

Il suo percorso, fatto di impegno, visione e umanità è lo specchio di una Trevi che non ha mai smesso di credere nella propria anima. Accoglie, sa aspettare, vive di gesti autentici. E se c’è un mantra che racchiude tutto, è quello che Sara, in silenzio, ripete al suo lavoro:

“La bellezza non si conserva, si coltiva.”

Ed è ciò che lei compie ogni giorno. Sara coltiva la bellezza di un borgo che non vuole essere museo, ma luogo vivo, dove le tradizioni respirano e diventano futuro.

Nel terzo weekend d’ottobre si tiene tradizionalente la Sagra del Sedano in concomitanza con le Scene di vita Medievale. Ma l’Ottobre Trevano ha inizio dai primi giorni del mese fino all’ultimo weekend. Un mese dove la Sagra del Sedano Nero e della Salsiccia, Le Scene di vita Medievali e tante altre esperienze faranno rivivere l’anima dell’Umbria.

Chi verrà troverà un borgo accogliente, pieno di vita, e una comunità pronta a spalancare le porte col sorriso di chi sa che ospitalità è gesto dell’anima. Che si rimanga un giorno o una settimana, Trevi lascerà un segno. Porterà via con sé il profumo dell’olio nuovo, il suono dei tamburi, la luce delle candele, il sapore della storia. E forse, tra le vie di pietra e le risate d’autunno, qualcuno scoprirà il coraggio di restare.

A Trevi, queste radici hanno un nome: passione, comunità, memoria. Un intreccio vivo che, anno dopo anno, continua a fiorire nel cuore dell’Umbria, là dove il tempo si ferma, e il cuore riparte.

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