Tre scuole in protesta nel perugino, sindacato Gilda: non sono casi isolati - Tuttoggi.info

Tre scuole in protesta nel perugino, sindacato Gilda: non sono casi isolati

Redazione

Tre scuole in protesta nel perugino, sindacato Gilda: non sono casi isolati

Lun, 09/06/2025 - 06:28

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Tre scuole che sono in sofferenza nella nostra provincia sono state assunte in questi giorni alla ribalta dei mezzi di informazione, e purtroppo non sono casi isolati. Il 4 giugno persino in Senato la questione del Liceo Alessi di Perugia è stata oggetto di un intervento da parte del senatore Verini (PD) per chiedere che il ministro Valditara si attivi, per ripristinare una possibilità di dialogo tra corpo docente, dirigente e studenti e il ministro ha auspicato provvedimenti del direttore dell’USR.

La Gilda degli Insegnanti, nell’esprimere profondo rammarico per ciò che sta accadendo, deve purtroppo constatare che tale situazione, ora all’attenzione dell’opinione pubblica, non nasce adesso: da tempo lamentiamo un clima nocivo e conflittuale che si sta diffondendo nelle scuole umbre e di tutto il Paese, dovuto soprattutto ad una cattiva gestione da parte dei dirigenti scolastici. È una deriva burocratico-autoritaria le cui basi sono state poste nel 1999 con il Regolamento dell’autonomia scolastica, che ha trasformato la figura del preside in manager. La legge 107 del 2015 sulla «Buona scuola» di Renzi ha poi rafforzato ancora il suo ruolo, conferendogli maggiori responsabilità e maggiori poteri decisionali.

Tuttavia, a fronte di Dirigenti Scolastici che gestiscono democraticamente la scuola, c’è un’altra platea purtroppo numerosa che non riesce a valorizzare le risorse umane, si arrocca dietro cavilli burocratici, generando un malessere diffuso che in primis naturalmente investe chi lavora nella scuola, i docenti e spesso anche il personale ATA; quando in qualche caso esplode all’esterno fino a coinvolgere gli alunni, le famiglie ed il territorio, allora assurge agli onori della cronaca. Purtroppo, il disagio che colpisce gli insegnanti difficilmente fa notizia, ma raggiunge ampiamente le nostre sedi sindacali in occasione delle massive domande di trasferimento, a danno della continuità didattica tanto perseguita dal governo.

Le scuole che per definizione dovrebbero essere delle “comunità educanti” dove ognuno, dirigente, docenti e personale ATA, è chiamato a svolgere la propria funzione in collaborazione continua e costante con gli altri, nella realtà si stanno trasformando in un ambiente sempre più conflittuale dove le decisioni non vengono prese collegialmente ma per così dire “imposte dall’alto”.

Si assiste frequentemente ad organi collegiali ridotti a mera funzione di ratifica di decisioni già prese, con continui e reiterati comportamenti antidemocratici, favoriti dalla composizione troppo numerosa (che deriva dal dimensionamento con la creazione dei mega-istituti) e favoriti inoltre da tempi sempre più ristretti se non inesistenti per la discussione, per fare spazio agli adempimenti burocratici, alla formazione, al progettificio. Ugualmente spesso nelle scuole, che dovrebbero essere esempio di legalità e di trasparenza, non vengono resi noti atti pubblici come i verbali, delibere di organi collegiali, bandi, determine etc. e non è raro che un dirigente scolastico, che dovrebbe essere “primus inter pares”, anziché impegnarsi per la valorizzazione delle risorse umane, assuma atteggiamenti autoritari attuando dispetti e ripicche personali, che minano il clima lavorativo e la collaborazione.

Quanto emerso in Umbria in queste settimane (ma anche a Torino e in altre realtà locali) è solo la punta di un iceberg, per cui si è invocato a gran voce l’intervento delle istituzioni. Noi non partecipiamo al balletto dei rimbalzi delle responsabilità ma certo non possiamo credere che se, per esempio, un dirigente scolastico non va mai a scuola, questo lo possa fare nel rispetto delle regole, oppure che un altro dirigente che avvia decine e decine di provvedimenti disciplinari in un solo anno scolastico lo faccia applicando correttamente le regole: e per regole intendiamo il fine sostanziale, la tutela dell’interesse collettivo che le norme perseguono, senza limitarsi al puro aspetto formale, dietro il quale è spesso facile trincerarsi.

Certo, se questa è la situazione, ci sarà da rivedere il sistema di reclutamento dei dirigenti scolastici che si è palesemente dimostrato del tutto inadeguato ma non possiamo non affermare con forza che questo clima di deriva autoritaria che si sta diffondendo è sicuramente figlio di un mancato controllo da parte degli organi competenti, che hanno così permesso il diffondersi di una sensazione di impunità generalizzata con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. E allora, noi che viviamo la scuola tutti i giorni diciamo senza rischio di smentita che, se oggi parliamo di tre scuole, domani parleremo di altre tre e così via…


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