Trasporto di sangue e biopsie, "paghe da fame" per i facchini degli ospedali umbri

Trasporto di sangue e biopsie, “paghe da fame” per i facchini degli ospedali umbri

Redazione

Trasporto di sangue e biopsie, “paghe da fame” per i facchini degli ospedali umbri

Lun, 13/03/2023 - 12:15

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"Quando si aggiudicano appalti pubblici così importanti con ribassi intorno al 30% è scontato che a pagare siano sempre i lavoratori"

Si occupano del trasporto di sangue e biopsie, ma non solo, ed hanno uno stipendio “da fame”. Sono i facchini che lavorano in appalto per gli ospedali dell’Umbria, la cui situazione è finita sotto la lente della Filcams Cgil di Perugia.

Dal sindacato evidenziano come si tratta di lavoratori che operano a tutti gli effetti nella sanità pubblica della nostra regione, in appalto per Usl e aziende ospedaliere. Sono a contatto con i pazienti, proprio come i dipendenti della sanità, e ricoprono ruoli delicatissimi occupandosi, ad esempio, del trasporto di sangue, delle biopsie e anche degli stessi degenti, spesso in gravi condizioni, ma la loro situazione contrattuale è “semplicemente vergognosa”.

Non usa dunque mezzi termini la Filcams Cgil di Perugia per denunciare il caso di lavoratrici e lavoratori della cooperativa Goser, società campana (di Sarno, in provincia di Salerno) che gestisce, in consorzio con un’altra società laziale (Meridio Soc. Cop) i servizi di facchinaggio delle 4 aziende ospedaliere e sanitarie dell’Umbria. “Invitiamo i vertici della sanità regionale a prendere in mano una delle buste paga di questi lavoratori, che sono a tutti gli effetti un ingranaggio fondamentale della nostra sanità regionale – afferma Massimiliano Cofani, per la Filcams Cgil di Perugia – scopriranno che i soggetti privati a cui hanno appaltato un servizio fondamentale per la salute delle cittadine e dei cittadini umbri applicano un contratto ‘pirata’, non sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil, che prevede una paga oraria di 5,93 euro, con un lordo mensile di circa 1000 euro, per 40 ore di lavoro, e con lavoratrici e lavoratori che di ore alla settimana ne fanno anche solo 15, con conseguenti paghe letteralmente da fame”. 

D’altronde – osserva ancora il sindacalista Filcams – quando si aggiudicano appalti pubblici così importanti con ribassi intorno al 30% è scontato che a pagare siano sempre i soliti, lavoratrici e lavoratori, i cui diritti evidentemente non sono un problema per l’ente pubblico appaltante”. A fronte di questa ennesima situazione intollerabile la Filcams Cgil annuncia battaglia: “Metteremo in campo tutte le azioni possibili per sanare un’ingiustizia clamorosa”, conclude Cofani.

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