Il lago Trasimeno si conferma zona umida di “importanza internazionale”. Lo dicono i dati in possesso degli ornitologi che la settimana scorsa hanno compiuto i rilievi per il 29° censimento internazionale degli uccelli acquatici. Una decina di ornitologi, in due giornate (il 12 e il 19 gennaio) hanno monitorato in maniera capillare l’intero specchio lacustre, al fine di censire gli uccelli acquatici svernanti. Si tratta di un’iniziativa che, partita nel 1988 per poche specie e poi dal 2005 rivolta a tutte le specie presenti e svolta nell’ambito del programma Western Paleartic and West Asian Waterbird Census, in Italia è coordinata dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca sull’Ambiente) e a livello internazionale da Wetlands International, organizzazione che collabora attivamente con il Segretariato della Convenzione di Ramsar. Secondo i dati resi noti oggi, dal censimento 2016 è risultato che il Trasimeno viene scelto per lo svernamento da 30 specie di uccelli, per un totale di 23.783 individui (superiore alla soglia di 20mila che qualifica le zone umide di importanza internazionale secondo i criteri della Convenzione di Ramsar). Un numero questo, rendono noto gli ornitologi, “molto più basso dei massimi storici osservati in passato: circa 75mila individui nel 2003 e 80mila nel 2004”. La flessione è imputabile soprattutto al crollo della folaga (oltre 50mila individui nel 2003-2004, contro gli attuali 5mila circa) e delle anatre di superficie (14mila individui nel 2003-2004, a fronte degli attuali 1300). Le specie interessate dalla flessione dipendono per la loro alimentazione principalmente dalle idrofite; è possibile che il loro decremento dipenda da una diminuzione di queste piante (dato da verificare) o da una loro minore accessibilità legata all’aumento del livello del lago. Per quattro specie però (moretta tabaccata, airone bianco maggiore, airone cenerino e garzetta) i valori di quest’anno rappresentano le consistenze invernali massime mai osservate. Per tre specie (cormorano, moriglione e moretta tabaccata) inoltre sono stati registrati valori superiori alla soglia che qualifica una zona umida di importanza internazionale per queste specie. Addirittura, nel caso della moretta tabaccata, (specie minacciata) la consistenza rilevata è superiore di ben 16 volte al valore-soglia (che è di appena 25 individui). Infine per 5 specie (airone bianco maggiore, airone cenerino, garzetta, folaga e svasso maggiore) la consistenza è superiore al valore-soglia che individua i siti di importanza nazionale. I rilievi, come detto, sono stati compiuti in due tranche: martedì 12 gennaio quando sono stati effettuati i conteggi da terra, prevalentemente dai pontili e dalle “terrazze naturali” che si affacciano sul lago con l’ausilio di cannocchiali, e martedì 19 gennaio quando il conteggio è avvenuto da “lago” ovvero con l’uso di barche in modo che gli ornitologi hanno potuto rilevare in maniera esaustiva tutte le specie e gli individui presenti; a queste due giornate si sono poi aggiunti numerosi piccoli sopralluoghi mirati.
Sono stati organizzati dalla Cooperativa l’Alzavola che gestisce l’Oasi La Valle, con la partecipazione degli ornitologi Francesco Velatta (che ha poi curato l’analisi scientifica dei risultati), Luca Convito, Giuseppina Lombardi, Gianluca Bencivenga, Andrea Maria Paci, Mario Muzzatti, Marco Bonomi, Maria Maddalena Chiappini, Chiara Agnelli e Maddalena Pochini, e la collaborazione di Andrea Pagnotta, Giorgio Brusconi (entrambi dell’ARBIT) e di Andrea Sedini che hanno accompagnato gli ornitologi con le loro barche. “Considerato che nelle Zone di Protezione Speciale per l’avifauna il monitoraggio ornitologico è (ai sensi della normativa vigente) un’azione obbligatoria – dichiarano gli organizzatori – è auspicabile che negli anni a venire si possa nuovamente attivare un formale rapporto di collaborazione con le istituzioni, in continuità con il ruolo svolto fino a un recente passato dalla Provincia di Perugia”.