Un Teatro Sociale che parte dai bisogni dello spettatore ma lo fa in modo non sbandierato, senza proclami, senza annunci, senza rivendicazioni oltre la scommessa artistica di essere in qualche modo un atto dovuto e necessario. A distanza di due anni da “Albe Bianche” , la piecè teatrale presentata a margine del Todi Festival 2013, il regista Giacomo Troianiello torna a lavorare con Emanuele Principi. Il testo di quest’ultimo ‘Tre once di lana nera’ , un monologo, verrà portato in scena al Ridotto del Teatro Comunale domenica 15 e lunedì 16 novembre.
“ Ho preso il testo di Emanuele – spiega il regista – un testo che ha una struttura quasi circolare e dal finale aperto, che solo alla fine rivela il suo vero, forte, contenuto drammatico, un testo di non facile fruizione che chiede molto all’attrice e agli spettatori e attraverso il corpo e la voce di Maria Chiara Tofone, attraverso l’utilizzo di suoni e luci ho provato ad immaginare un contesto che arrivasse ad integrare e trascendere il testo stesso. E’ un lavoro che esplora la solitudine di una donna e sembra, a prima vista, un soliloquio individuale e una storia privata ma, ed è questo che mi ha colpito, il contenuto privato è solo l’occasione per un discorso più essenziale sul tema della solitudine come corollario inevitabile, come prodotto necessario del nostro vivere. Ritrovarsi soli è possibile, un esito possibile. Usiamo e siamo usati, scartati, buttati via quando ritenuti non più necessari, perché così ci è stato insegnato. E’ quest’idea che siamo pronti a difendere e a nostra volta avverare e tramandare. Attraversiamo il tempo ma non lo capiamo fino in fondo. Lo crediamo reversibile: crediamo nelle seconde scelte, nei gesti riparatori, fuggiamo le conseguenze, le responsabilità, temiamo l’irreversibile e non ammettiamo l’irreparabile”.
Si tratta quindi dell’ambizione dei due giovani artisti emergenti di saper rispondere, con le suggestioni e le emozioni trasmesse, ai bisogni di chi il teatro lo ama e per questo lo fa o macina chilometri per andare a scoprirlo, nonostante le difficoltà economiche evidenti di un’ industria in senso alto, tra le più vive e vitali in Italia. Un’arte che coniuga tristemente vitalità e marginalità.
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