Fervono i preparativi per il rito che si rinnoverà anche quest'anno, nella notte tra il 30 aprile ed il 1 maggio, nella zona compresa tra Preci e Norcia, il Piantamaggio.
Diffuso, in passato, in tutta la Valnerina, oggi ne rimane traccia sono nella Valle del Campiano e in frazioni come Ancorano, Campi, Corone, Castelvecchio e nella cittadina di Preci. La cerimonia ha origini molto antiche e, quasi sicuramente, pagane. Come spiga Agostino Lucidi, ricercatore del Centro per la Documentazione e la Ricerca Antropologica in Valnerina e nella dorsale appenninica, che coordina la manifestazione, “il piantamaggio può essere fatto risalire alle feste di primavera, i cosiddetti Baccanali, che si svolgevano in onore del dio Bacco alle calende di maggio e che rappresentavano l'occasione per inserire i giovani nel mondo degli adulti, anche attraverso pratiche iniziatiche ed orgiastiche. Versione, quest'ultima, avvalorata dal fatto che, ancora oggi, nell'uso popolare, l'espressione ‘piantar maggio' ha un significato allusivo forte che è quello di consumare l'atto sessuale”.
È anche un altro, però, il significato che si attribuisce alla cerimonia, ovvero quello di una funzione propiziatoria per la fertilità e procreazione della natura. Secondo il rito, infatti, nella notte dell'ultimo giorno di aprile un albero di faggio o di pioppo, simbolo di fertilità, viene rubato nelle campagne circostanti il paese e portato nella pubblica piazza. Qui, dopo esser stato spogliato e ripulito dalle fronde e dalla corteccia, viene integrato nella parte alta con un ramo di ciliegio fiorito, proprio a simboleggiare il matrimonio tra gli alberi. Sulla cima dell'arbusto, poi, viene legata la bandiera nazionale, forse un antico ricordo degli alberi della libertà che, tra la fine del Settecento e l'inizio del secolo successivo, venivano innalzati laddove arrivavano i venti e gli entusiasmi della Rivoluzione Francese. Il momento più entusiasmante della manifestazione, è, però, quello legato all'alzata dell'albero, effettuata con l'ausilio di corde e scale, e il suo inserimento nel foro preparato al centro della piazza. Dove rimarrà fino all'anno successivo quando verrà sostituito dal nuovo. Abbattuto e tagliato, il vecchio maggio diventerà legna da ardere per preparare il braciere della cena con cui si conclude la cerimonia del piantamaggio.
Attesa, dunque, per una manifestazione a cui il Cedrav sta dedicando sempre maggiore attenzione. È questo ente, infatti, che ha coordinato l'iniziativa tra i cinque paesi che festeggeranno il piantamaggio e soprattutto valorizzato la manifestazione con la lectio magistralis del professor Giancarlo Palombini, docente di antrpologia visuale presso l'Università degli studi di Perugia, che si terrà il 30 aprile alle ore 11 presso il complesso di Sant'Eutizio. Attraverso vecchi filmati, musiche e documentazione di vario genere, il professo Palombini ripercorrerà le origini di un rito il cui valore sta nell'esser rimasto invariato nel corso dei secoli.